Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  luglio 14 Giovedì calendario

OBAMA APRE LA PORTA AL GIGANTE DEI TELEFONI - NEW YORK - E´

un´offerta che Barack Obama non può rifiutare: come si fa a contrastare un affare da 39 miliardi di dollari? La più grande azienda telefonica americana si mangia la quarta: la mitica AT&T, la compagnia fondata da Alexander Bell, l´uomo che rubò l´invenzione del telefono ad Antonio Meucci, ingloba T-Mobile, la giovane creatura di Deutsche Telekom.
E´ una delle più grandi acquisizioni nella storia delle telecomunicazioni. Un supernetwork che controllerà 130 milioni di abbonati: cioè più della metà dell´intera popolazione d´America. Otto contratti di cellulari su dieci. Un´operazione così imponente che proprio per questo attende l´imminente via libera dell´Antitrust. Cioè del governo Obama. Dubbi? Tanti. Perché oltre ovviamente ai poteri forti che spingono per il matrimonio, Barack è costretto a confrontarsi con gli altri due "partiti". Da una parte i consumatori che temono un aumento dei prezzi senza aumento dei servizi. E dall´altra i sindacati che confidano invece in nuovi posti di lavoro. Due categorie sociali che rappresentano due basi fondamentali del suo elettorato.
Che fare? Non è la prima volta che la sua Amministrazione dà il via libera a un grande merger. Anzi. Proprio il presidente che i conservatori accusano di socialismo ha già messo la firma sotto due matrimoni che spingono verso quello che Karl Marx riteneva l´inevitabile sviluppo del capitalismo: il monopolio. La rete internet e tv di Comcast s´è già "pappata" le tv di Nbc Universal. E United Airlines e Continental hanno dato via alla più grande compagnia aerea che abbia mai solcato i cieli del mondo. Anche in questi casi per la verità si erano sollevate le critiche dei consumatori. Che nel caso del matrimonio tra i colossi del telefono hanno però dato vita a una vera rivolta.
I timori sono i soliti: meno concorrenza vorrà dire meno offerta e meno servizi. E quindi prezzi più alti. La fusione ridurrà a tre, AT&T, Verizon e Sprint, gli operatori nazionali. La stessa Sprint - che prima del matrimonio stava essa stessa corteggiando T-Mobile - ha fatto ricorso all´Antitrust, denunciando gli eccessi della posizione dominante. Ma gli esperti prevedono che in caso, probabilissimo, di sconfitta, sarà schiacciata dal gigante che verrà: riducendo i protagonisti a due.
A rendere ancora più tesa la situazione c´è l´addio di Christine Varney, il capo dell´Antitrust, che malgrado i semafori verdi accesi ha reso più severi i lavori della commissione, guadagnandosi le antipatie della grande industria. E la delusione dei consumatori per la melina di Barack che ancora non ha sciolto le riserve su Elizabeth Warren: sarà lei, l´Erin Brockovic odiata dai big della finanza, a guidare quell´Ufficio per la Protezione del consumatore previsto dalla riforma Wall Street?
La battaglia è aperta. At&T sbandiera le migliorie da sogno che porterà a una linea telefonica per la verità zoppicante: T-Mobile era già all´avanguardia nella trasmissione 4G, la quarta generazione, che adesso verrebbe metabolizzato dal gigante. Gli investimenti sulla linea da 8 miliardi di dollari, giurano i sindacati, porteranno poi la bellezza di 100 mila posti di lavoro. Ma l´American Antitrust Institute replica: «Avete mai visto», dice al Washington Post, «una fusione che porta nuovi posti di lavoro?». E avete mai visto un presidente che si mette contro, in un colpo solo, ai padroni e ai sindacati?