Varie, 14 luglio 2011
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Diallo Nafissatou
• Tchiakoullé (Guinea) 17 gennaio 1979. Cameriera. In servizio al Sofitel di Manhattan, il 15 maggio 2011 accusò l’allora direttore generale del Fmi Dominique-Strauss-Kahn di aver tentato di violentarla costringendola infine a un rapporto orale (prima di rivelarne l’identità, le venne dato il nome in codice “Ophelia”) • «[...] ha sostenuto di essere entrata nella suite per pulirla, di aver trovato la porta aperta, di aver chiesto permesso, e di essersi trovata davanti Strauss-Kahn nudo, che dopo aver chiuso la porta ha cercato prima di violentarla nella stanza da letto e poi ha abusato di lei costringendola a sesso orale in bagno. La difesa, senza entrare nella discussione dei particolari, ha sostenuto da sempre che “le prove raccolte non presuppongono violenza”. Se sesso c´è stato, sarebbe stato consensuale. [...] L’avvocato della cameriera, Ken Thompson, ha parlato di “prove mediche e legali”, addentrandosi [...] nei particolari più cruenti. Strauss-Kahn avrebbe “afferrato il seno e cominciato a assalirla, molestando la sua vagina così forte da ferirla: le infermiere dell’ospedale hanno visto le ferite e la procura ha tutte le foto”. Quando il francese l’avrebbe spinta a terra, le avrebbe “spezzato un legamento della spalla” [...] L’avvocato descrive infine la fuga dopo la presunta violenza orale: infilata la porta, “comincia a sputare il seme di Strauss-Kahn per tutta la stanza, sulle pareti e sul pavimento”. Queste sarebbero le prove ascoltate anche da un gran giurì, che ha deciso per il processo. [...] Ofelia ha però mentito sotto giuramento [...] al gran giurì, un reato che potrebbe costarle fino a 5 anni. Ha cioè confessato, contraddicendo la versione data alla giura popolare, che prima è a pulire un’altra stanza, poi è tornata a ripulire proprio la 2608 di Strauss-Kahn, e solo a questo punto ha denunciato la presunta violenza. [...] Ophelia era stata descritta come una musulmana osservante, sempre col velo, ragazza madre di 32 anni con una figlia di 16. Numerose foto provviste dagli investigatori di SDK mostrano invece la cameriera mentre beve e fuma. E il fatto che abitasse al Bronx in una casa per malati di Hiv ha rilanciato i dubbi sulla sua condotta sessuale. Per avere asilo politico aveva inventato la storia della violenza e della persecuzione: non sa leggere né scrivere, è stato un “amico” a compilare la domande e a farle mandare a memoria la versione registrata su una cassetta. La rifugiata politica, rivela il New York Times, in realtà aveva contatti con una banda di trafficanti. Negli ultimi due anni nel suo conto corrente piovono 100mila dollari dall’Arizona, Georgia, Pennsylvania, New York. Gli investigatori sospettano riciclaggio. E ogni mese paga centinaia di dollari a diverse compagnie telefoniche. Non so nulla di quei depositi, dice lei, erano fatti dal mio fidanzato. Nel giro di 24 ore dalla denuncia Ophelia telefona a un amico in carcere per di marijuana e i due discutono sui “vantaggi” che possono saltare fuori dall’episodio. Sono gli stessi inquirenti, e non i detective privati del francese, a imbattersi nella telefonata che apre gli interrogativi più inquietanti. Eppure, malgrado la donna fosse praticamente in custodia della procura, per evitare possibili offerte a ritrattare degli uomini di Strauss-Kahn, l’allarme scatta dall’intercettazione non del suo telefono, dice il Nouvel Obs, ma di quello del trafficante. [...]è una bugiarda provata. Ha mentito nella richiesta d’asilo dalla Guinea agli Usa. Ha mentito raccontando di essere stata picchiata dai soldati di quel regime. Ha mentito sostenendo che suo marito morì lì di stenti e violenze in prigione. Ha mentito sullo stupro di gruppo che avrebbe subito in Africa da una gang. Ha mentito perfino denunciando un figlio in più per avere detrazioni fiscali negli Usa. E ha mentito al gran giurì ricostruendo i suoi movimenti dopo lo stupro presunto al Sofitel. [...]» (Angelo Aquaro, “la Repubblica” 2/7/2011).