Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 14/7/2011, 14 luglio 2011
RECORD DELL’ORO: VOLA FINO A 1.587 DOLLARI
All’ottava seduta consecutiva di rialzi, una galoppata che non si verificava dall’ottobre 2006, era quasi scontato che l’oro – già salito più volte al record in euro e in sterline nei giorni scorsi – finisse con l’aggiornare il primato storico anche in dollari. L’ha fatto alla grande, superando di oltre 10 dollari il picco precedente, raggiunto in marzo, e arrivando a toccare 1.587,46 $/oncia sul mercato spot londinese.
Le performance fiacche degli ultimi mesi, che avevano indotto molti investitori a scommettere su altri asset, sono ormai dimenticate. L’allarme sul debito sovrano – non solo nella vecchia Europa, ma anche negli Stati Uniti – è sempre più pressante e spinge alla ricerca di beni rifugio. Ma a dare la spinta decisiva all’oro, ieri come in passato, ha contribuito la Federal Reserve. Le minute dell’ultima riunione del Federal Open Market Committee hanno confermato il sospetto che gli Stati Uniti stiano seriamente considerando una nuova tornata di quantitive easing, a pochi giorni dalla conclusione del secondo – e apparentemente ultimo – round. L’audizione al Congresso del presidente della Fed Ben Bernanke, che non ha escluso un nuovo ricorso a politiche monetarie espansive in caso di difficoltà per l’economia Usa – sembra aver tolto ogni dubbio residuo agli investitori, rilanciando con ulteriore forza gli acquisti sull’oro: unica "moneta" di cui non si può aumentare l’offerta.
Mentre il dollaro cedeva terreno, l’assalto al lingotto da Londra si è spostato anche a New York, al Comex, dove ha coinvolto anche i futures sull’argento, su del 7%, oltre 38 $/oncia. E non sono stati risparmiati neppure gli Etf. Il più grande, l’Spdr Gold Fund, ha visto nuovi investimenti per 20 tonnellate di oro.