Andrea Fabozzi, il manifesto 14/7/2011, 14 luglio 2011
Soldati a nolo, sulle navi ora si può - AAA affittasi militari italiani per impiego in acque pericolose
Soldati a nolo, sulle navi ora si può - AAA affittasi militari italiani per impiego in acque pericolose. Nel decreto di rifinanziamento delle missioni all’estero, firmato martedì da Napolitano, c’è un’assoluta novità: la possibilità per un imprenditore privato di prendere a noleggio uomini (o donne) delle Forze armate. In particolare gli armatori italiani potranno affittare un team di militari da impiegare a protezione delle proprie navi che incrociano nel Golfo di Aden o in altre zone dove si ripetono gli attacchi dei pirati. Non un piccolo problema visto che in questo momento sono ben due le navi che battono bandiera tricolore tenute sotto sequestro in Somalia, con undici marittimi italiani (quasi tutti campani) in situazione di pericolo. L’articolo cinque del decreto che rifinanzia le missioni militari all’estero - che comincia l’iter di conversione in senato - si occupa di recepire una richiesta venuta dagli armatori italiani. Diventata a fine giugno anche un atto di indirizzo della commissione difesa del senato che, d’accordo maggioranza e opposizione, aveva chiesto al governo di prevedere la possibilità di far imbarcare uomini armati sulle navi italiane. Nonostante la massima autorità del settore, la Imo (International maritime organization), sconsigli da sempre la presenza di soggetti armati a bordo, considerati un potenziale rischio per l’incolumità dei marittimi. Perché dai tempi di Barbanera i pirati puntano al carico o alla nave, non alla ciurma. Ma da anni la Francia equipaggia le sue navi con truppe regolari, la Spagna invece preferisce guardie private. L’Italia ha scelto entrambe le possibilità: militari o contractors, come preferiscono gli armatori. Armatori che da anni stanno già registrando le navi in Francia per consentire di imbarcare soldati francesi, oppure - come nel caso della nave da crociera Msc Melody - battono bandiera panamense per farsi difendere da contractors israeliani. La decisione del ministero della difesa - che dovrà stipulare una convenzione con l’associazione degli armatori - si spiega anche con l’intenzione di trattenere in patria gli imprenditori nazionali. Ai quali saranno offerti dieci team ognuno di sei componenti, selezionati e addestrati dalla Marina militare, a spese cioè del contribuente italiano. Ma dieci team sono pochi perché la domanda di protezione è in crescita: il 75% del traffico container passa dal canale di Suez e dunque al largo della Somalia (e i pirati adesso colpiscono anche nell’oceano indiano). E allora spazio alle altre Forze armate, prevedibilmente carabinieri e guardia di finanza, e soprattutto ai contractors. L’impiego delle guardie private a bordo va regolamentato dal principio così il decreto legge promulgato martedì rimanda a un prossimo decreto a cura del ministro dell’interno Maroni. Per il personale delle Forze armate invece la questione è chiara: anche se imbarcati i militari restano inquadrati nella gerarchia della difesa. Il che pone nuovi problemi, ad esempio chi comanda a bordo? In assoluto l’autorità del comandante è indiscutibile, ma adesso si prevede un’eccezione nel caso di attacco dei pirati. Non solo, come ha fatto notare nel corso delle audizioni in commissione la professoressa di diritto internazionale Angela Del Vecchio, nel caso di intervento di truppe regolari la responsabilità finale sarà sempre dello stato italiano (anche se si tratta di militari assoldati dall’armatore). Vale a dire che in caso di eccessivo uso della forza, lesioni, vittime o danneggiamenti sarà lo stato italiano a essere chiamato in giudizio penale o civile. Non così nel caso dei contractors. Occhio alle spese, dunque. Secondo il decreto il prezzo del noleggio dei militari dovrebbe essere versato dagli armatori alle casse dello stato e da lì trasferito esclusivamente a beneficio dell’amministrazione della difesa. «È una norma chiara, le spese sono tutte a carico degli armatori» dice la senatrice del Pd Roberta Pinotti che condivide la novità - anzi spiega che da principio avrebbe preferito che la scorta alle navi fosse stata affidata solo ai militari piuttosto che ai contractors. Ma il rischio è che a carico dei contribuenti finiscano gli oneri nascosti, come quelli dell’addestramento e del mancato impiego del personale militare. O peggio quelli della creazione di una base logistica della Marina dedicata esclusivamente al servizio «scorte nautiche», la sede è già stata individuata a nord della Somalia nello stato di Gibuti. «Gli oneri finanziari a carico delle armatorie - ha precisato infatti l’ammiraglio Branciforte, capo di stato maggiore della Marina - sarebbero limitati ai costi aggiuntivi derivanti dall’impiego dei nuclei a bordo e nelle basi di supporto». E così ieri sera i grandi armatori festeggiavano la novità. Anche se, come ha fatto notare il rappresentante della Federpesca ai senatori, i problemi non mancheranno. È capitato ai pescherecci francesi di dover rinunciare a grandi catture di tonni perché costretti a tornare improvvisamente in porto. Per il cambio della guardia armata.