Raffaello Masci, La Stampa 14/7/2011, 14 luglio 2011
«LE NOTIZIE LE CERCO DA ME»: CRESCE INTERNET, INCALO I TG
Non mi fido dell’informazione ufficiale, le notizie me le cerco da me (con tutti i rischi del caso, beninteso). Sembra essere questo l’approccio ai mass media maturato dagli italiani, specie under 30, negli ultimi anni. Siamo a quelli che il Censis chiama - nel suo nono «Rapporto sulla comunicazione» - «palinsesti individuali», cioè un fai da te dell’informazione che sa tanto di democrazia ma che ha anche una sua intrinseca fragilità, in quanto affidarsi a Internet e ai blog può voler dire prendere per oro colato ogni notizia. Salvo poi attenderne la smentita, ma solo dopo che ha fatto il suo corso.
Comunque - rileva il Censis - «cresce l’utenza Internet, che nel 2011 sfonda la soglia del 50% della popolazione» (53,1%, +6,1% sul 2009) e che si impone come nuovo grande soggetto mediatico. Sono soprattutto i giovani a farlo progredire, ma cresce la quota anziani.
Per contro gli italiani non ne possono più dei loro Tg e dei loro talkshow percepiti come troppo contigui al potere. I giornalisti, in tutto questo, ne escono malissimo: non tanto per carenza di professionalità (sono apprezzati nell’80,9% dei casi) o di competenza (71%), quanto perché vogliono essere loro la notizia, sono cioè dei narcisi (76,3%) e parte di un sistema di potere rispetto al quale dovrebbero essere terzi. Da qui discende il fatto che «in una scala che va da 1 (minimo) a 10 (massimo), televisione e carta stampata non raggiungono il punteggio della sufficienza in termini di reputazione, secondo l’opinione degli italiani: 5,74 è il voto medio di credibilità della televisione e 5,95 è il voto dato ai giornali. Maggiormente credibili radio (6,28) e Internet (6,55), percepito come un mezzo più libero e disinteressato».
La signora tv Ciò non toglie che 97 italiani su 100 accendono ancora la tv almeno una volta al giorno, anche se poi il 35,2% preferisce quella satellitare e un 17,8% sceglie addirittura quella via web. Si va, dunque, dal mezzo generalista verso quello di nicchia. Analogo il discorso per i Tg: sono ancora il mezzo più frequentato (80,9% degli italiani) ma in caduta libera, tant’è che tra i giovani il dato scende al 69,2%, avvicinandosi molto al 65,7% raggiunto dai motori di ricerca su Internet e al 61,5% di Facebook.
Radio e smartphone Se la Tv scende, la Radio non sale, ma tiene le posizioni e il prestigio: la sentono otto italiani su 10, sempre di più in auto (65,2%) e perfino via Internet (8,4%). In tempi di crisi, invece, il cellulare tradizionale (telefonate e sms) batte la fiacca: -5,5% in due anni, mentre c’è «una migrazione dell’utenza dagli apparecchi basic agli smartphone (+3,3%)».
Carta non canta I giornali stentano. Complessivamente i lettori sono diminuiti del 7% in due anni e la quota di italiani che si informa attraverso questi mezzi è scesa sotto la metà (47,8%), sia pur con molte differenze tra testata e testata, a indicare una forte dinamica di rinnovamento. Non vanno neppure i giornali gratis (+1,8% dell’utenza) mentre i settimanali (soprattutto quelli femminili) resistono a fatica a quota 28,5% di utenza. Ma quello che preoccupa è il trend: mentre un 54,4% della popolazione usa più mezzi di informazione, Internet compreso, il restante 45,6% (due anni fa era il 39%) non si accosta più a nulla di cartaceo. «Siattenua il digital divide - dice il Censis - ma aumenta il press divide. I giovani vivono abitualmente in rete (l’84,6%) e sono proprio loro, con una quota del 53,3%, ad abbandonare maggiormente la lettura di testi a stampa» (nel 2009 quest’ultima percentuale si fermava al 35,8% della popolazione giovanile). Con una eccezione: il libro, che ha raggiunto il 56,2% dell’utenza, anche se in questo universo ci sono gli italiani da un libro l’anno e quelli oltre i 20.