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 2011  luglio 13 Mercoledì calendario

TITOLI PUBBLICI E BOND, VACILLA IL MITO DEL RISPARMIO SICURO

Quasi a voler calmare i mercati ancora aperti, il presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, Andrea Beltratti, dosa le parole e cerca di essere positivo nel presentare l’ «Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2011» , elaborata dal Centro di ricerca Luigi Einaudi in collaborazione con la banca che rappresenta: «C’è una volatilità piuttosto elevata perché sono in atto meccanismi legati all’emotività, ci sono fattori di freno alla crescita dell’economia ma i fondamentali macroeconomici dell’economia italiana sono a volte migliori di quelli di altri Paesi» . Tuttavia ammette che «i dati del Rapporto preoccupano e segnalano il rischio di smarrimento dell’opinione pubblica di fronte a questa crisi» . Le ultime turbolenze dei mercati si sovrappongono a una situazione già fragile, come emerso dalle interviste della Doxa condotte nel febbraio e marzo scorsi: 4 italiani su 5 hanno dovuto ridurre il proprio tenore di vita e solo il 47%risparmia, dato ai minimi dal 1984. Tra gli «elementi positivi» per Beltratti c’è «la maggiore consapevolezza del rischio dei mercati azionari e obbligazionari e la maturità nei confronti del risparmio gestito, considerato soprattutto come occasione per investire diversificando» . Infatti, se nel 2001 il 16%dei risparmiatori riteneva che le obbligazioni fossero uno strumento rischioso, a dieci anni di distanza la percentuale è salita al 30,9. In mezzo ci sono stati i tango bonds, i crac Cirio e Parmalat e il default di Lehman Brothers, che hanno contribuito a sviluppare una maggiore consapevolezza. Lo studio evidenzia però che i bond restano lo strumento di risparmio più diffuso: il 24,6%del campione possiede o ha posseduto obbligazioni negli ultimi cinque anni e il 23,7%ritiene che siano un impiego sicuro. Del resto l’esito dell’asta di ieri di Bot a un anno, con una domanda che ha superato di oltre una volta e mezza l’offerta, dimostra che i risparmiatori italiani guardano ancora ai titoli di Stato nonostante tutto. A conferma della disaffezione, invece, per l’investimento azionario che quest’anno ha registrato un minimo storico: se nel 2003 aveva operato in Borsa nei cinque anni precedenti il 31,8%del campione intervistato, nel 2011 la quota è scesa al 12,5%. Si è abbassata anche la percentuale dei possessori di obbligazioni. Nel 2006 erano il 29%, dunque sono diminuiti di cinque punti. Ma la contrazione non va attribuita prevalentemente a timori di rischio. «Il 5%ha dovuto vendere i propri investimenti — spiega lo studio — probabilmente per far fronte alla crisi» : il 52,8%del campione dichiara di non riuscire a risparmiare, nel Sud è il 67,6. Comunque, citando statistiche della Banca d’Italia, Beltratti ricorda che il patrimonio finanziario netto delle famiglie italiane è pari a 2.570 miliardi di euro, pari al 180%del prodotto, ben al di sopra del valore del debito pubblico. Ma la situazione è tale per cui «il 63%delle famiglie non possiede alcuno strumento finanziario oltre al rapporto di conto corrente» . La fuga nella liquidità, spiega lo studio, è un comportamento coerente con l’incertezza. Il 70,4%degli intervistati ha un orizzonte degli investimenti limitato a 3 anni o meno e la «sicurezza» è il principale obiettivo degli impieghi del risparmio. Un focus è stato dedicato ai giovani: il 47,4%si dichiara indipendente finanziariamente ma quasi la metà non sa cosa siano le obbligazioni e l’ 83,6%non conosce né i fondi né le altre forme di risparmio gestito. Il futuro resta incerto.