LUCA FORNOVO, La Stampa 13/7/2011, 13 luglio 2011
Meno di un italiano su due riesce a risparmiare - L’ attacco della speculazione all’Italia dal 3 giugno a ieri ha prodotto un minor valore, una perdita potenziale, di circa 18 miliardi di euro ai risparmiatori italiani che hanno in portafoglio i Btp (con durata media di 7 anni) direttamente o indirettamente con i fondi
Meno di un italiano su due riesce a risparmiare - L’ attacco della speculazione all’Italia dal 3 giugno a ieri ha prodotto un minor valore, una perdita potenziale, di circa 18 miliardi di euro ai risparmiatori italiani che hanno in portafoglio i Btp (con durata media di 7 anni) direttamente o indirettamente con i fondi. A fare i conti è Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo che ieri a Torino ha commentato i dati sul «Risparmio e le scelte finanziarie degli italiani», uno studio del centro di ricerca Einaudi e di Intesa e curato da Giuseppe Russo. Una stima, quella dei 18 miliardi, a cui De Felice arriva calcolando un calo del 7% dei prezzi a fronte di un portafoglio titoli in mano alle famiglie italiane di 260 miliardi. Ma il dato preoccupante che emerge dalla ricerca, secondo Andrea Beltratti, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, è che solo il 47%, meno di un italiano su due, riesce a risparmiare, ai minimi dal 1984, con una propensione al risparmio del 9%. Commentando la ricerca, Beltratti ha sottolineato poi che la riduzione del tenore di vita è sceso: 4 italiani su 5 hanno dovuto cambiarlo. Che c’è ancora pessimismo: a marzo solo il 13% degli italiani pensava che la crisi fosse finita e che c’è scarso interesse per tematiche economiche e finanziarie. E riguardo la previdenza complementare, osserva Giuseppe Russo, solo il 12,6% degli intervistati dichiara di avere un fondo pensione e si scende al 2% tra i 20enni e al 14% tra i 30enni. In quest’ondata di pessimismo che ha colpito l’Italia, Beltratti ha voluto poi evidenziare «un quadro più ottimistico» guardando a dati più confortanti. Come per esempio il basso aumento del debito-Pil nel periodo 2000-2010 che vede l’Italia al terzo posto dopo Belgio, e Spagna, con un aumento del 9%, con Francia (+47%), Gran Bretagna (+89%) e Usa (+67%) Germania (+34%), molto distanti. Quanto all’avanzo primario, cioè alla capacità di generare surplus, l’Italia segna un +1,68% medio annuo (nei dieci anni considerati) seconda soltanto al Belgio (+3%) e a fronte di un disavanzo dell’1,3% della Francia del 2% della Gran Bretagna e del 3,14 degli Usa. Quanto al disavanzo con l’estero l’Italia (-1,71% rispetto al Pil), segue la Germania (+3,91%) il Belgio (+2,1%) la Francia (-0,20%), ma resta davanti a Gran Bretagna (-2,23%) e Usa (-4,5%). Infine Beltratti ha ricordato che il patrimonio finanziario netto delle famiglie italiane è di 2.570 miliardi, circa il 180% del prodotto, ben sopra il valore del debito e superiore a Francia (2010 miliardi), Germania (1980), non distante da Gran Bretagna (2910) e soprattutto dagli Usa (2930). *** Rendimenti al 3,6% I Bot people tornano alla carica Le tensioni sul nostro debito pubblico hanno creato una ghiotta opportunità per i risparmiatori italiani e le loro tasche: i rendimenti lordi dei Bot annuali sono saliti al 3,67, il massimo dal settembre 2008. E così ieri sono tornati alla carica i Bot-people. L’asta dei Buoni ordinari del Tesoro da 6,75 miliardi di euro si è chiusa con un buon successo: la domanda di Bot ha superato una volta e mezza l’offerta. Un commento positivo sull’asta di ieri è arrivato da Federico Ghizzoni, amministratore delegato della banca Unicredit. «La giornata - ha ricordato Ghizzoni - è stata abbastanza positiva, l’asta è andata bene e non ci sono stati problemi. Le Borse hanno di conseguenza rimbalzato ed è anche importante che la manovra economica del governo sia approvata in tempi rapidi». Secondo fonti finanziarie, sono stati in maggioranza le banche italiane e i piccoli risparmiatori gli acquirenti dei Bot annuali. L’Assiom, l’associazione degli operatori sui mercati, ha già fatto i conti sui rendimenti dei Bot collocati ieri. Tolta la ritenuta fiscale del 12,50% e la commissione bancaria massima di 30 centesimi, il rendimento semplice risulta pari al 2,887%. Molto più alto dell’1,53% (2,14% lordo) offerto dai Bot annuali, emessi lo scorso maggio. Non solo i Bot di ieri tornano a battere l’inflazione. A giugno l’inflazione è stata del 2,7%, quindi il rendimento reale netto è tornato positivo e pari allo 0,187%, proteggendo dunque il potere d’acquisto del capitale investito. Mentre per i Bot emessi a maggio se al tasso netto dell’1,5% si toglieva anche l’inflazione annuale al 2,6%, l’investimento in Bot offriva un rendimento reale negativo pari a -1,1%. Inoltre sugli investimenti in Bot è svanito lo spettro dell’aumento del bollo sul deposito titoli. L’aumento riguarderà il deposito titoli su azioni, obbligazioni e fondi comuni ma non i titoli di Stato: i Bot, saranno quindi al riparo da nuove tasse. Ora però i riflettori degli operatori sono puntati sul prossimo test dei nostri titoli di Stato, atteso giovedì quando si tasterà il polso dei grandi investitori esteri nell’asta dei Btp a 5 e 15 anni. Anche in questo caso gli operatori si attendono un buon andamento dell’asta, visti i rendimenti che sono in crescita. Guardando ai Btp a 10 anni ieri mattina i rendimenti erano arrivati a superare il 6% per la prima volta dal 1997, mentre nel tardo pomeriggio si sono attestati al 5,60 per cento.