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 2011  luglio 13 Mercoledì calendario

LA STATUA DI CALIGOLA SALVATA. ERA IN PEZZI NASCOSTA IN UN TIR

L’antico territorio del Lazio continua a regalare scoperte archeologiche ma anche motivi di allarme per gli scavi illegali che alimentano il mercato internazionale clandestino di beni culturali italiani. Stavolta è il turno di una monumentale statua dell’Imperatore Caligola, ovvero quel controverso Gaio Cesare Germanico che regnò dal 37 al 41 dopo Cristo. Tutto risale al gennaio scorso (l’anticipazione giornalistica del ritrovamento venne data sul Corriere della Sera da Sergio Rizzo) quando la guardia di Finanza sequestrò a Ostia Antica due giganteschi pezzi di marmo appartenenti alla stessa statua e collocati su un tir, nascosta in mezzo ai calcinacci. Era pronta per essere sistemata su un container per raggiungere il mercato clandestino mondiale, quasi certamente facendo tappa in Svizzera via terra, per approdare chissà dove: Russia, Cina, l’area del Medio Oriente, chissà, sicuramente verso le nuove, grandi ricchezze del pianeta. Grazie alle indagini della Finanza, si risalì all’origine dello scavo clandestino: un’area agricola a Nemi, mai apparsa come zona archeologica. Il Tribunale di Velletri ordinò il sequestro del terreno e così l’ 11 aprile cominciò un regolare scavo d’urgenza da parte della Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio. Proprio grazie a quel sequestro (una volta tanto un pezzo scavato clandestinamente ha prodotto un effetto positivo) l’area ha restituito le tracce di un grande complesso termale, forse parte del ninfeo di una villa: Nemi era luogo di villeggiatura della gens Iulio-Claudia. Durante gli scavi sono stati ritrovati più di 250 oggetti di interesse storico e archeologico ed è stata rintracciata la testa della statua, rotolata già secoli fa nell’impluvium, la vasca di raccolta delle acque (anche se a molti, ieri durante la presentazione, il pezzo sembrava fuori scala rispetto al gigantesco complesso). La statua è in pregiato marmo greco e ritrae (unico esemplare, per Caligola) l’Imperatore nelle vesti di Zeus, come avveniva tradizionalmente nei primi anni di impero di ogni Principe romano. Il piede sinistro della statua è scolpito con la Caliga, la famosa calzatura dei legionari che Gaio Cesare Germanico usò fin da bambino e che gli regalò il soprannome di Caligola. Ora il Caligola recuperato verrà affidato all’Istituto centrale del restauro. E dopo un attento ripristino (probabilmente ci sarà un tentativo di ricostruzione dell’originale basandosi su altre statue di imperatori ritratti come Zeus) verrà collocata, con gli altri reperti, nel museo delle navi romane a Nemi, proprio accanto alla immensa villa che Caligola si fece costruire vicino al lago. Molto soddisfatto il sottosegretario Francesco Giro che ha però lanciato un allarme: «Dovremo affrontare il gravissimo problema del personale, che è ancora più preoccupante di quello delle risorse economiche. Da qui a tre anni il ministero rischia tecnicamente di chiudere. I funzionari e soprintendenti che vanno in pensione non vengono sostituiti e il loro know-how non viene trasmesso alle nuove generazioni a causa di vari motivi, primo fra tutti il blocco del turn-over che ha reso tutto più difficile».

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QUEL CAVALLO PROMOSSO A SENATORE -
C aligola assunse il ruolo di Princeps (il termine «imperatore» è per quell’epoca un po’ approssimativo) nel 37 d. C., alla morte di Tiberio, e regnò fino al 41 d. C. allorché fu ucciso. Egli inaugura dunque la serie degli imperatori romani assassinati per reazione contro il loro potere: perché il loro potere diveniva esorbitante e urtante rispetto alle prerogative dell’organo principale della costruzione politica romana: il Senato. Nell’ambito della famiglia di Augusto, Caligola apparteneva ad un ramo che Augusto non aveva particolarmente amato. All’inizio del suo breve regno Caligola volle dare un’impressione di tolleranza sul piano della libertà della cultura in contrasto con l’accentuarsi della morsa censoria nell’ultimo tempo di Tiberio. Tiberio aveva fatto bruciare l’opera storica di un senatore, Cremuzio Cordo, perché troppo repubblicana. Caligola la fece rimettere in circolazione. Poteva sembrare una simbolica concessione alla parte senatoria, ma forse era soltanto un volersi differenziare dal predecessore. Ben presto comunque il rapporto ostile col Senato raggiunse il parossismo: fino al celebre episodio della promozione a senatore del suo amato cavallo. Uno sberleffo ma anche una imitazione maldestra della regalità ellenistica.