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 2011  luglio 13 Mercoledì calendario

GHEDINI STA POCO IN CAMERA

Tanto è bravo come avvocato quanto è distratto e assente come deputato. Niccolò Ghedini trascorre buona parte del suo tempo studiando gli atti processuali legati al suo cliente principale, Silvio Berlusconi. Tra leggi e cavilli, faldoni e sentenze, l’attività parlamentare ne risente.
È un problema per chi, come lui, ha un doppio incarico e deve svolgere due lavori allo stesso tempo: deputato e legale.
Il sito Openparlamento che si occupa del monitoraggio degli eletti, registra per Ghedini i dati peggiori della maggioranza, quasi fosse l’ultimo della classe.
L’indice di produttività, che valuta il lavoro parlamentare degli atti legislativi e non solo, lo classifica 624esimo su 630. In pratica, solo sei colleghi fanno peggio di lui.
Il registro dei voti elettronici raccoglie una percentuale altissima di assenze: il 76.52%. Su 8755 votazioni alla Camera, dopo tre anni di legislatura, l’avvocato ha premuto il pulsante solo 2,056 volte, cioè il 23.48%.

RE DEGLI ASSENTEISITI.
Il titolo di principe del foro decade quindi nel palazzo di Montecitorio, dove gli interventi dell’influente legale brillano poco rispetto ai colleghi.
Al contrario, il suo vicino di banco, Aldo Brancher è uno sgobbone sempre presente in Aula e con un dignitosissimo tasso di assenza dell’11%.
Per Ghedini, invece, le ripetitive assenze parlamentari si contrappongono alla presenza necessaria e costante nelle aule dei tribunali per difendere il suo assistito. Ultimo esempio è la sentenza di condanna a Finivest, per cui ancora una volta è stato chiamato in causa.
Sarà per questo che nelle ultime settimane non ha votato in due occasioni chiave: per la soppressione delle Province e per l’introduzione delle quote rosa nei consigli di amministrazione delle società controllate.
A parziale discolpa, va detto che il suo contributo non avrebbe di certo cambiato il risultato. Del resto la sua presenza è richiesta altrove, lontano dai numeri della Camera.
L’uomo di fiducia del premier non ha mai detto che la politica fosse la sua principale occupazione. Eppure, sono ormai 10 anni che merita uno scranno a Montecitorio. Nel 2001, è stato eletto per la prima volta nelle file di Forza Italia nel collegio uninominale di Este. Poi è stato rieletto sia nel 2006 sia nel 2008. Il potentissimo avvocato non ha mai voluto rinunciare alla carica politica nonostante sembri l’ultima delle sue preoccupazioni.

OSPITE DA PICCOLO SCHERMO.
Fino a pochi mesi fa, invece, il legale veneto aveva preso gusto nelle ospitate televisive. C’è stato un periodo in cui i salotti del piccolo schermo lo accoglievano più di Montecitorio.
Poi, sarà stato quel «Ma va là» sbracato urlato da Annozero o qualche altro intervento sgradito al premier, ed è sparito. In favore dell’ottocentesco contegno di un altro azzeccagarbugli berlusconiano: Maurizio Paniz.

IL COMPAGNO DEL PREMIER.
Eppure, Ghedini preferisce i pesanti faldoni giudiziari del premier a qualsiasi altra discussione politica. Addirittura la seconda moglie del Cavaliere, Veronica Lario, si lasciò andare a uno sfogo nell’estate 2010 in cui lo definiva il «nuovo compagno del presidente del Consiglio» perché i due, secondo la signora, «si capiscono, hanno un legame profondo, fatto dagli stessi scopi e chi meglio di loro potrebbe incarnare una complice e felice coppia da sballo?».
A giudizio dell’ex moglie divorzianda, «lui sì che sa tenerlo d’occhio, il premier». E così, l’avvocato 52enne aveva ricevuto la benedizione per quel rapporto professionale così complesso che lo costringe a ore e ore di studio forsennato.

L’INCOMPATIBILITA’ DI RUOLO.
Chissà come ha preso la proposta di legge dell’Italia dei valori soprannominata ’anti-Ghedini’ che stabilisce l’incompatibilità tra il ruolo di parlamentare e chi svolge attività «il cui esercizio è condizionato all’iscrizione a un albo professionale». La legge, se approvata, lo costringerebbe alle dimissioni.
Il coniatore della definizione di «utilizzatore finale» per il Cavaliere è fuori pericolo: può continuare a far sentire la sua assenza ai colleghi parlamentari.