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 2011  luglio 13 Mercoledì calendario

SI È APERTA LA CORSA AL CARBONE

La corsa delle grandi economie emergenti alle materie prime si arricchisce di nuovi protagonisti.
Adesso è la volta dei grandi gruppi siderurgici: il boom dei prezzi delle materie di prime registrato negli ultimi tempi rappresenta un grosso rischio per i margini delle industrie del settore, che hanno così cominciato a comprarsi i giacimenti, di ferro e ora anche di carbone.
In prima linea c’è l’India, dove la produzione industriale viaggia ormai intorno a un +8,5%.
New Delhi vanta il 10% delle riserve mondiali di carbone, ma i suoi consumi, vicini a 135 milioni di tonnellate annue, sono soddisfatti solo per l’80% dalle miniere locali.
Così il gruppo indiano ArcelorMittal, primo produttore mondiale di acciaio, ha annunciato di aver lanciato un’offerta da 3,5 miliardi di euro per assicurarsi il controllo del gruppo minerario australiano MacArthur, che l’anno scorso ha prodotto 5,3 milioni di tonnellate di carbone. Alleata di ArcelorMittal in questa impresa è l’americana Peabody Energy, primo attore nel settore del carbone.
La fame di materie prime non è nuova per ArcelorMittal: il gruppo guidato da Lakshmi Mittal negli ultimi mesi ha già profuso grandi somme di denaro per assicurarsi il minerale di ferro e garantirsi l’autosufficienza, come dimostra l’acquisto per 420 milioni di euro della società mineraria canadese Baffinland o l’investimento da 1,5 miliardi di euro destinato ad accrescere le proprie capacità in Québec.
Se ArcelorMittal è stato un pioniere in questa strategia di integrazione, altri gruppi ne condividono il punto di vista.
Come il coreano Posco, numero tre mondiale, che conta di aumentare i propri investimenti per raggiungere un tasso di autosufficienza del 50% entro il 2014. Mentre il gruppo giapponese Nippon steel conta numerose partecipazioni minerarie accanto a giganti come Rio Tinto e Vale.
Fino all’inizio dell’anno gli investimenti dei grandi gruppi erano focalizzati sul minerale di ferro. Ma dopo le catastrofiche inondazioni che a gennaio hanno colpito il Queensland australiano, il prezzo del carbone coke è volato fino al +52%, rendendo questa materia prima sempre più interessante agli occhi dei gruppi siderurgici.
Recentemente un altro gruppo indiano, la Jindal Steel & Power, ha raggiunto un’intesa con il governo del Mozambico per lo sfruttamento di un giacimento nella provincia nord-orientale di Tete. Sulla base dell’accordo, la Jindal Steel & Power investirà oltre 130 milioni di euro per sviluppare un’area di 21 mila ettari. Nella provincia di Tete, attraversata dal fiume Zambesi, sono concentrati alcuni dei giacimenti di carbone più ricchi d’Africa.