
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Anche se non può ancora essere dichiarato ufficialmente, è purtroppo altamente probabile che i nove stranieri rapiti nello Yemen siano stati uccisi dai loro sequestratori. La versione più attendibile è al momento questa: i cadaveri sono stati trovati a Noshur, dodici chilometri da Saada (il posto dove è avvenuto il sequestro), dal figlio di un dignitario tribale, il quale ha avvertito le autorità. Esiste un comunicato di un funzionario della polizia criminale. Da Berlino però non confermano: «Ci stiamo impegnando al massimo con l’ambasciata a Sana’a. Conosciamo anche noi queste informazioni, ma il riscontro definitivo non c’è», ha detto ai giornalisti il cancelliere Angela Merkel. Dei nove sequestrati, sette erano tedeschi, uno inglese, una sudcoreana. Il tabloid Bild dice che gli ostaggi non sono stati uccisi, ma le tre donne mutilate. Lo Yemen Post, che cita fonti di Saada, scrive che i cadaveri sono tre. Altre fonti parlano di sette morti, altre ancora dicono che i tre bambini del gruppo sono salvi. L’ipotesi più probabile, anche secondo il nostro ambasciatore a Sana’a Mario Boffo (che tuttavia invita ad aspettare) è tuttavia la peggiore.
• Erano turisti?
No, è gente che sta in Yemen da 35 anni e lavora all’ospedale di Al Umhuri, a Saada. I tedeschi erano un ingegnere, con la moglie e i tre figli, e due infermiere. Ingegnere anche il sequestrato inglese. La sudcoreana è una professoressa. I rapitori hanno agito venerdì scorso. Il sequestro è strano, perché gli yemeniti sono rapitori alla buona, che in genere prendono in ostaggio dei turisti e li lasciano liberi dopo pochi giorni, in cambio di denaro. L’Afp ha calcolato che, negli ultimi 15 anni, di rapimenti a questo modo ne sono stati fatti circa duecento. Qualche volta i sequestratori chiedono la liberazione di qualche parente o sodale. Nel caso di cinque italiani che furono rapiti nel dicembre 2005, il sequestro era l’ultimo atto di una faida tribale che era cominciata parecchi anni prima in seguito alla vendita tra sceicchi di una macchina usata. La moglie di uno dei rapiti di quella volta, la padovana Laura Tonetto, ieri era molto meravigliata per i bambini. «Lo Yemen è un Paese in cui si ha un rispetto enorme per i piccoli». Gli italiani furono liberati con un’azione militare: l’esercito assediò il villaggio dove erano tenuti prigionieri e prese la popolazione per fame. Sono proprio questi blitz, tuttavia, a poter essere pericolosi: i pochi morti da sequestro in Yemen sono stati spesso causati dalle incursioni delle forze dell’ordine.
• In questo caso?
In questo caso potrebbe essere, e questo spiegherebbe in parte la confusione sulle notizie. Dico: una qualche azione della polizia locale che fatto finire tutto in tragedia e che adesso le autorità non sanno come raccontare. Ma è vero anche che il Paese è cambiato.
• In che senso?
Intanto, gli yemeniti sono entrati nel business della pirateria somala, che si svolge proprio di fronte a casa loro. Quindi la loro malavita si sta internazionalizzando ed estremizzando. Al Qaeda è presente nel Paese e del resto il padre di Osama Bin Laden era yemenita, e Osama ha sempre detto di voler ritornare prima o poi nella sua patria d’origine.
• Se è vivo.
Se è vivo, sì. L’assassinio dei nove poveretti potrebbe anche essere un nuovo atto della strategia fondamentalista contro le ong occidentali.
• Cioè?
E’ quello che è successo in Sudan. Quando il tribunale internazionale dell’Aja ebbe l’idea di incriminare il presidente di quel Paese, Omar al-Bashir, subito furono sequestrati tre operatori di Medici senza frontiere (tra questi, c’era anche un italiano). Tornati liberi gli ostaggi, Bashir decretò l’espulsione di tredici Ong occidentali, con lo scopo di sostituirle con organizzazioni no-profit politicamente e religiosamente più affidabili. In pratica, si permetteva al fondamentalismo islamico di estendersi ancora un po’. possibile che la tragedia yemenita, consumata in un ospedale, debba essere inquadrata in questo contesto. Ma è presto per dirlo. A proposito, l’Astoi, l’Associazione che riunisce i tour operator italiani, fa sapere che non risultano nostri turisti in Yemen in questo momento. Per fortuna. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/6/2009]
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