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 2009  giugno 16 Martedì calendario

Il genio Valentino La leggenda su una ruota sola - Valentino vede cose che noi umani (compresi i suoi colleghi) non possiamo neanche immaginare

Il genio Valentino La leggenda su una ruota sola - Valentino vede cose che noi umani (compresi i suoi colleghi) non possiamo neanche immaginare. la genialità visionaria di Philp K. Dick applicata alle corse. Estro, coraggio, furore agonistico, talento, velocità, simpatia: "In Italian we say mamma mia" è l’urlo del fenomeno al mondo dopo l’incredibile sorpasso sul compagno di scuderia Jorge Lorenzo all’ultima curva dell’ultimo giro di Montmelò, a Barcellona, casa dello spagnolo. Degna conclusione di una battaglia maestosa, scandita da un ritmo infernale dove i due galletti del pollaio Yamaha, separati da un muro ai box, si sono sorpassati sette volte nelle ultime tre tornate. Una sfida dura e corretta di 118 chilometri e 175 metri. Una delle gare più belle nella storia del motomondiale. la vittoria numero 99, ma a guardare la gioia e l’emozione sul volto Rossi, potrebbe anche essere la prima. Quella di Brno nel lontano 1996 in 125cc, quando il ragazzo di Tavullia comprese il suo immenso potenziale: «Il primo trionfo è importantissimo, perché dentro ti cambia qualcosa e pensi, ecco, adesso posso vincere». Già. Ma qual è il segreto della longevità di Valentino VIII, che dalle prime gare con le minimoto in Romagna, dove correva con una tartaruga di pelouche in testa (versione regionale dei teatrini in mondovisione), è diventato in tredici anni una leggenda. Uno degli sportivi più divertenti, completi e sensazionali del pianeta. Non è esagerato considerarlo il più forte nella storia del motociclismo. Ma Rossi è molto di più: un Maradona senza gli eccessi, un Tiger Woods con la fantasia. Un Roger Federer carismatico, un Michael Schumacher con l’incredibile dono della comunicazione. Un appeal trasversale, una capacità innata e impareggiabile di saper rimanere in sella alle moto come alla fanfara mediatica che accompagni numeri mai raggiunti da uno sportivo italiano: otto Mondiali vinti con cinque prototipi (125, 250, 500, 1000, 800) molto diversi tra loro. Trionfa con o senza elettronica, con le Michelin e con le Bridgestone. 99 gare vinte di cui 73 in Moto Gp, 156 podi. Statistiche impressionanti, che almeno in apparenza non hanno cambiato l’uomo. Sempre capace di flirtare con le telecamere, pronto a regalare i suoi sorrisi, le sue scemenze, i commenti che diventano titoli sui giornali di tutto il mondo. Anche se poi il vero Rossi è quello della pista (e quello privato che conoscono solo parenti e i veri amici).Un cannibale. Cattivo e spietato. La lista dei suoi avversari finiti dalla psicologo si allunga stagione dopo stagione. «Tutti devono sapere che se ci sono io dietro, posso sorpassare in qualsiasi punto e momento» ha detto dopo Barcellona. La memoria torna a Welkon (sverniciata e vittoria su Biaggi alla prima uscita con la Yamaha), a Jerez nel 2005 (spallata a Gibernau all’ultima curva. Sete finisce sulla ghiaia e non vincerà mai più una gara), all’entrata quasi off-limits al cavatappi di Laguna Seca. Una manovra "decisiva" che stroncò le certezze di Casey Stoner nel 2008. «Io credo che questa gara come emozioni e tasso di spettacolarità, sia difficile da replicare in qualunque sport. Entrare lì a 200 orari, a duecento metri dall’arrivo, in un buco di 30 centimetri è stato il capolavoro che mi serviva per battere questo Lorenzo. Quando ho capito che ce l’avevo fatta mi sono sentito come Maradona nei Mondiali del ”86 quando si scartò mezza Inghilterra e fece gol». «Sapevo che Vale avrebbe provato a superarmi all’ultimo giro" dirà Jorge, "io ho chiuso tutti i varchi e intanto mi chiedevo dopo quale curva sarebbe spuntato fuori. Invece niente fino alla 13, mai avrei pensato che ci avrebbe provato lì. Anche questa è una lezione. Lui è come Zorro, una volpe, il più forte del mondo». Valentino ha la capacità di colpire i rivali dove brucia di più, che mixata con il suo senso dello show nelle vene, creano un cocktail unico ed esplosivo. Su tutti i duelli più memorabili dell’ultimo decennio, c’è il suo marchio. Rossi non vince quasi mai per distacco, è un amante dei corpo a corpo, delle sfide robuste e senza esclusione di colpi. sicuramente un eroe moderno ma non è perfetto. C’è chi lo accusa di tralasciare temi sociali e politici, di essere stato spocchioso e arrogante con i rivali nei tempi del dominio Honda. Molti colleghi lamentano che a lui tutto è permesso, in pista e fuori, che quando chiede ottiene. E sicuramente, l’affare con il fisco ha rischiato di offuscare l’immagine del ragazzo solare e vincente. Il pesarese è maturato molto negli ultimi anni. rientrato in’Italia, ha pagato tasse e multe, ha mollato un entourage di squali e approfittatori. Rispetta e teme i suoi avversari. Se poi all’interno dell’universo motomondiale ha un trattamento di riguardo, la cosa è del tutto comprensibile. Doctor Rossi muove le masse, i media, quindi gli sponsor, e ci sono televisioni che hanno clausole di rinnovo legate alla permanenza di Valentino nello sport. Rossi ha trent’anni, i suoi rivali poco più di venti, ma il pesarese, che a Montmelò si è rifatto del Mugello con gli interessi, continua a portare gli standard dell’eccellenza su livelli sempre nuovi. La sensazione è che Valentino VIII, voglia chiudere la carriera con 10 Mondiali e superare le 123 vittorie di Giacomo Agostini. D’altronde per Rossi la parola impossibile ha un significato relativo.