Mario Porqueddu, Corriere della sera 16/06/2009, 16 giugno 2009
I PENDOLARI DEL VENEZIA-BASSANO VIAGGIANO PIU’ LENTI CHE NEL 1933
I disagi in Veneto. In mattinata 30 treni tardano nell’ora di punta
BASSANO DEL GRAPPA (Vicenza) – Settantasei anni fa il treno A824 partiva da Venezia alle 17.55 e arrivava a Bassano alle 19.11. Un’ora e sedici minuti per percorrere 60 chilometri. Era il 1933, la locomotiva andava a vapore, gli scambi li azionavano a mano e la pagina dell’orario ferroviario dell’epoca fotografa un’altra Italia: in basso a sinistra, la reclame del «Caffè-bar Juventus» di Bolzano – «locale di primo ordine, elegante, centrale» – più che di calcio sembra parlare dell’arrivo del fascismo in Alto Adige.
Molte cose sono cambiate, ma quel treno esiste ancora: oggi parte alle 18.23 e incredibilmente arriva alle 19.50. Nel 2009 per coprire quegli stessi 60 chilometri si impiegano 11 minuti in più: un’ora e 27, anche se si viaggia a bordo di un moderno convoglio Taf, «Treno ad alta frequentazione ». Com’è possibile? La linea tra Venezia e Bassano è a binario unico e il traffico dal ”33 è molto aumentato. Ma Alessandro Badini, bassanese, 55 anni, pendolare da quando ne aveva 19 e si iscrisse a Economia aziendale a Ca’ Foscari, è convinto che basterebbe calibrare meglio gli orari per abbassare i tempi di percorrenza. «Abbiamo proposto il nostro progetto – racconta ”, siamo in trattativa». Non sta scherzando. Del resto, è grazie all’insistenza di Badini e del suo amico Alberto Baccega se il paese di Carpanè Valstagna è collegato a Bassano con un treno. Sono stati loro due, nel ”74, a convincere le Ferrovie che quel convoglio era indispensabile. «Fu una grande vittoria – ricorda Badini ”. Alla prima corsa la littorina portò 134 passeggeri». Come molti altri pendolari di Bassano, anche lui continua a viaggiare in treno: «Perché è più sicuro, perché si socializza, perché muoversi in macchina da qui è uguale a infilarsi in un imbuto». Riuniti in comitato da decenni, provano a immaginare servizi migliori. Insomma, questi non sono cittadini che strepitano per l’ennesimo ritardo. Anzi, sarebbero i testimonial ideali per un’azienda ferroviaria: innamorati (fedeli) del trasporto su rotaia. Chiedono risposte, però, e forse se le meriterebbero.
La novità è che da un po’ di tempo i bassanesi non sono soli. Negli ultimi anni, fra Conegliano e Portogruaro, il Veneto ha visto nascere vari comitati di pendolari. In tutta la regione ci sono 110 mila persone che usano i treni per andare a lavorare. E adesso alcune di loro hanno iniziato a denunciare disservizi, convogli soppressi, rallentamenti. «Da gennaio a oggi abbiamo ricevuto 500 lettere di protesta» racconta Walter Rigobon, responsabile di Adiconsum. Dopo quello che è successo ieri mattina potrebbero essere aumentate.
Giornata sfortunata: un’anomalia al sistema di gestione della circolazione di Mestre, fra le 7.10 e le 8.40 provoca ritardi compresi tra i 15 e i 50 minuti per una trentina di treni regionali. Il Treviso-Venezia delle 7.14 parte quasi mezz’ora dopo l’orario previsto. A bordo, dopo Mogliano, restano quasi solo posti in piedi. C’è Andrea Bordin, stuccatore, che di solito attacca a lavorare a Venezia alle 8; ma ieri il locomotore alle 8 e 2 minuti era appena entrato alla stazione di Mestre. E chissà se Michela, insegnante al conservatorio di Rovigo, è riuscita ad arrivare in tempo: «Ho gli esami, non posso tardare, ora chiedo al capotreno se a Mestre mi aspettano. Altro che fare il Ponte sullo Stretto, noi qui abbiamo bisogno di una metropolitana leggera» dice un attimo prima di scomparire nella pancia del treno.
Sono proteste civili. E in effetti qualche problema in Veneto c’è. Almeno su questo sono tutti d’accordo. Poi ognuno la vede a modo suo. «Qui Trenitalia ha 1.360 dipendenti: nel 2005 erano il 30% in più. Personale scarso, a fronte di 600.000 passeggeri al giorno – attacca Flavio Pavan, segretario regionale di Fit Cisl ”. I treni hanno un’età media di 24 anni. E le soppressioni, per mancanza di personale o guasti, sono 4 al giorno». Responsabilità? Sul trasporto locale, in Veneto come in tutta Italia, un ruolo importante lo giocano le Regioni. «I problemi sono vari. Gli utenti hanno ragione – ammette Renato Chisso, assessore alla Mobilità ”. I cambi di orari ogni 6 mesi, dettati dalle esigenze nazionali dei treni a lunga percorrenza, si ripercuotono sui passeggeri locali stravolgendogli la vita. E poi, Trenitalia si era impegnata a rafforzare la flotta con una ventina di nuovi Minuetto in 2 anni, ma dopo i dieci che abbiamo ottenuto nel 2007 non se ne sono visti più». L’assessore spiega che «dal punto di vista ferroviario il nostro territorio è diviso in due ’lotti’. Per la parte centrale, fra Padova, Venezia e Treviso, il contratto di servizio è scaduto 18 mesi fa. A Vicenza, Belluno, Rovigo e Verona, invece, siamo andati a fare una gara internazionale nel 2004, e si è presentato un solo interlocutore: Trenitalia, alla quale siamo legati da un contratto. Quest’anno abbiamo applicato all’azienda multe per circa 3 milioni e 800 mila euro per i ritardi e i disservizi, come pulizia e informazione all’utenza». L’azienda contrattacca: «I ricavi del trasporto locale in Italia sono bassi. Sommando i soldi che pagano le Regioni a quelli provenienti da biglietti e abbonamenti, si raggiunge una cifra di 11,8 centesimi per ogni chilometro percorso da un singolo passeggero. In Francia o Germania il ricavo unitario è intorno ai 19 centesimi. E quello dei pullman in Italia supera i 15 cents. Per dare servizi migliori servono soldi, per comperare treni nuovi, perché è vero che i nostri sono vecchi. come viaggiare su un’automobile che ha 25 anni. Anche se l’hai tenuta bene non funziona al meglio. Ma ricordiamoci che la nostra azienda due anni fa era sul punto di portare i libri in tribunale. Da allora abbiamo preparato un nuovo ’listino’, aggiornando i prezzi e abbassandoli del 9%. Con quelli stiamo firmando nuovi contratti con le Regioni. Così, forse, le banche ci concederanno un mutuo…».