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 2009  giugno 16 Martedì calendario

SI RIDUCE L’APPETITO PER I TITOLI DI STATO USA


LA FRENATA - In aprile resta positivo ma scende da 55 a 42 miliardi il saldo tra investimenti finanziari in entrata e in uscita

Cala l’appetito per i titoli di stato americani. In aprile, secondo i dati comunicati ieri dal dipartimento del Tesoro, Cina, Russia e Giappone hanno ridotto, sia pur di poco, l’ammontare di Treasury nei loro portafogli. La Cina, primo detentore di bond Usa dal settembre scorso (quando ha superato il Giappone), ha diminuito di 4,4 miliardi i propri titoli, passati da 767,9 a 763,5 miliardi di dollari. la prima retromarcia dal maggio 2008. In calo anche la quota in mano alla Russia (da 138,4 a 137 miliardi) e al Giappone (da 686,7 a 685,9).
La notizia arriva in un periodo delicato per il debito americano, alle prese con le extra-spese di bilancio varate dal Congresso per uscire dalla recessione. Secondo le ultime stime del Congressional Budget Office, quest’anno il deficit arriverà alla stratosferica cifra di 1.850 miliardi di dollari (il 13,1% del Pil) dai 459 miliardi del 2008. Per finanziarlo, il Tesoro ha in programma un massiccio piano di emissione di titoli che solleva dubbi sulla capacità della domanda di tenere testa all’offerta.
A questo si aggiungono segnali di minor fiducia nei confronti degli Usa e del dollaro da parte dei grandi paesi emergenti. Lo scorso marzo, il premier cinese Wen Jiabao ha chiesto a Washington di «garantire la sicurezza dei titoli in mano ai cinesi». E all’inizio di giugno, il presidente russo Dmitrji Medvedev, parlando del dollaro, ha detto che «non è certo in una situazione spettacolare e che le sue prospettive sono oggetto di numerosi interrogativi», (ieri il ministro delle Finanze Aleksej Kudrin ha smorzato i toni, affermando che non vede alternative al dollaro). La banca centrale russa inoltre ha intenzione di vendere Treasury per comprare i bond che verranno emessi dal Fondo monetario internazionale.
I dati di ieri sono solo un piccolo segnale di allarme. Nel suo complesso, infatti, gli acquisti di titoli Usa a lungo termine (azioni e obbligazioni) sono aumentati in aprile di 41,9 miliardi di dollari, contro l’incremento di 55,3 miliardi registrato in aprile. Una frenata in un contesto di crescita, quindi. Se si includono i titoli con scadenza a breve, il saldo è negativo per 2,6 miliardi di dollari. «Le voci - ha detto all’agenzia Bloomberg Chris Rupkey, economista di Bank of Tokyo-Mitsubishi Ufj - secondo cui le banche centrali diversificheranno i propri portafogli dal dollaro e dai Treasury per ora sono solo voci. I Treasury sono un porto sicuro in questa crisi finanziaria».
Resta il fatto che da marzo i rendimenti dei titoli di stato decennali sono saliti di oltre un punto. Ieri i tassi erano al 3,77% dopo aver toccato il 4% giovedì scorso. Un aumento che viene spiegato in due modi: c’è chi lo collega alla rinnovata propensione al rischio degli investitori e chi alla minore attrattività dei bond americani in una fase così delicata per i conti pubblici del paese. Per Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, prevale la prima ragione, ma pesano anche i timori per il debito.
G.Me.