Varie, 16 giugno 2009
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Bowe Riddick
• Brooklyn (Stati Uniti) 10 agosto 1967. Ex pugile. Fu campione del mondo dei massimi • «Agli inizi della sua carriera, era osannato addirittura come il nuovo Alì, quantomeno per il talento di usare con la stessa maestria entrambi i pugni, che gli guadagnò 28 vittorie su 31 incontri e soprattutto il successo nel memorabile match del ’92 contro uno dei grandi di sempre, Evander Holyfield. Bowe vinse ai punti: la decima ripresa - 3 minuti di scambi violentissimi e ininterrotti - è ricordata come uno dei momenti epici dello sport, meritevole di ascendere all’epopea Alì-Frazer. Bowe e Holyfield tornarono a scontrarsi altre due volte, mai però con la virulenza del primo incontro che lasciò segni indelebili nel fisico di entrambi e divenne per gli abolizionisti - con l’immagine dell’ostinazione dei due a non andare al tappeto malgrado i colpi - il match exemplum della necessità di proibire il pugilato. Altre profonde tracce lasciò su Bowe anche il doppio scontro col polacco Andrew Golota, uno dei più significativi pugili espressi dalla categoria negli ultimi anni: nel ’96, Golota sconfisse nettamente in una prima occasione l’americano ma fu squalificato per colpi sotto la cintura. Nel rematch, l’irruento polacco travolse di nuovo Bowe con centinaia di colpi alla testa per finire beffato ancora dalla squalifica. [...] 17 mesi passati in carcere a scontare una condanna per violenza domestica e sottrazione della prole alla ex-moglie Jude, che lo aveva lasciato portandosi nel Nord Carolina i loro 5 figli. Due mesi dopo il secondo match con Golota, Bowe si arruolò nei marines per fuggire da un matrimonio in frantumi: resistette solo 11 giorni. Tempo dopo raggiunse i figli e li caricò su un furgone. Accadeva nel ’98. Processo e condanna. [...]» (Marco Perisse, “il manifesto” 7/10/2004) • «[...] con Holyfield [...] aveva combattuto 3 volte e vinto 2 in una mitica trilogia. Era diventato campione a 25 anni schiantando Evander alla 2ª ri presa. Aveva perduto il secondo incontro ai punti, [...] la sua unica sconfitta: un celebre match interrotto dall’atterraggio sul ring del Cesar Palace di un paracadutista mitomane. Poi, con un altro k.o., si era definitivamente ripreso la corona da Holyfield, che successivamente avrebbe dominato Tyson. Come Mike, veniva dallo stesso malfamato quartiere di Brooklyn: Brownsville, una decina di isolati di distanza. Ma Bowe, al contrario, era simpatico, gioviale e con la fama del bravo ragazzo. Come tanti altri giovani di ghetto era stato colto dall’improvviso successo con la guardia abbassata: così aveva mollato gli allenamenti e nei due match successivi con il polacco Andrew Golota, pur vincendo per squalifica, le aveva prese di santa ragione. A 29 anni si era ritirato per arruolarsi nei Marines, anche se quattro giorni dopo era stato congedato per scarso rendimento. Dopo quell’idea bizzarra, purtroppo, ne aveva avuta un’altra altrettanto pazzesca: aveva rapito moglie e figli che lo avevano ab bandonato e se li era riportati a casa. Come Tyson era finito in carcere: lui per 18 mesi. Nel 2004, povero e grasso, aveva rimesso i guantoni in cerca della gloria andata, nonostante una tac gli consigliasse al massimo buone letture su una sedia a dondolo. Ma testardo era tornato sul ring tre volte: una vittoria nel 2004, una nel 2005 e una a dicembre 2008 in Germania per 30 mila dollari. [...]» (Massimo Lopes Pegna, “La Gazzetta dello Sport” 16/6/2009).