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 2009  giugno 16 Martedì calendario

LA CROCIERA DEL BRITANNIA FRA AFFARI E SOSPETTI


Che cosa accadde realmente il 2 giugno 1992 a bordo del Britannia, il panfilo della Corona d’Inghilterra, dove manager ed economisti italiani discussero con i banchieri britannici della prospettiva delle privatizzazioni in Italia? Una minicrociera di mezza giornata al largo di Civitavecchia attorno alla quale si è sviluppata la leggenda di un complotto per svendere l’industria pubblica italiana alla finanza anglosassone. Quali esponenti italiani vi parteciparono? Che effetti ebbe quella riunione?
Giuseppe Zaro
giuseppezaro@yahoo.it

Caro Zaro,
Posso dirle anzitutto quello che accadde nei giorni seguenti. Vi furo­no indignate prese di posizio­ne della stampa nazionalista. Vi furono preoccupate inter­rogazioni parlamentari di esponenti del Msi. E vi fu un coro di voci allarmate che de­nunciarono la «regia occulta» dell’incontro, le strategie dei «poteri forti», la «svendita dell’industria italiana». L’uso del panfilo della Regina Elisa­betta sembrò dimostrare che la crociera del Britannia era stata decisa e programmata dal governo di Sua Maestà. E il fatto che l’evento fosse sta­to organizzato da una società chiamata «British Invisibles» provocò una valanga di sorri­si, ammiccamenti e battute ironiche.

Cominciamo dal nome de­gli organizzatori. «Invisibili», nel linguaggio economico-fi­nanziario, sono le transazioni di beni immateriali, come per l’appunto la vendita di servizi finanziari. Negli anni in cui fu governata dalla signora Thatcher, la Gran Bretagna privatizzò molte imprese, ri­lanciò la City, sviluppò la componente finanziaria della sua economia e acquisì in tal modo uno straordinario capi­tale di competenze nel setto­re delle acquisizioni e delle fu­sioni. Fu deciso che quel capi­tale sarebbe stato utile ad al­tri Paesi e che le imprese fi­nanziarie britanniche avreb­bero potuto svolgere un ruo­lo utile al loro Paese. «British Invisibles» nacque da un co­mitato della Banca Centrale del Regno Unito e divenne una sorta di Confindustria delle imprese finanziarie. Og­gi si chiama International Fi­nancial Services e raggruppa circa 150 aziende del settore. Nel 1992 questa organizzazio­ne capì che anche l’Italia avrebbe finalmente aperto il capitolo delle privatizzazioni e decise di illustrare al nostro settore pubblico i servizi che le sue imprese erano in grado di fornire. Come luogo dell’in­contro fu scelto il Britannia per tre ragioni. Sarebbe stato nel Mediterraneo in occasio­ne di un viaggio della regina Elisabetta a Malta. Era invalsa da tempo l’abitudine di affit­tarlo per ridurre i costi del suo mantenimento. E, infine, la promozione degli affari bri­tannici nel mondo è sempre stata una delle maggiori occu­pazioni del governo del Re­gno Unito.

Fra gli italiani che salirono a bordo del panfilo vi furono banchieri pubblici e privati, manager dell’Iri e dell’Efim, rappresentanti di Confindu­stria. Vi fu anche Mario Dra­ghi, allora direttore generale del Tesoro nel governo di Giu­liano Amato. Ma Draghi si li­mitò a introdurre i lavori del seminario con una relazione sulle intenzioni del governo italiano e scese a terra prima che la nave salpasse per l’Ar­gentario. La crociera fu breve e pittoresca, con una orche­strina della Royal Navy che suonava canzoni nostalgiche degli anni Trenta e un lancio di paracadutisti da aerei bri­tannici che si staccarono in volo da un incrociatore e sce­sero come stelle filanti intor­no al panfilo di Sua Maestà. Fu anche utile? difficile fare i conti. Ma non c’è privatizza­zione italiana degli anni se­guenti in cui la finanza an­glo- americana non abbia svolto un ruolo importante.