Enrico Franceschini, la Repubblica 16/6/2009, 16 giugno 2009
L´Inghilterra scopre la "poverghesia" va in archivio l´età dell´apparenza - La recessione più brutta in quasi un secolo, la prima crisi economica "globale", ha portato con sé lacrime e sangue, sacrifici e paure, ma anche una nuova classe sociale: la pover-ghesia
L´Inghilterra scopre la "poverghesia" va in archivio l´età dell´apparenza - La recessione più brutta in quasi un secolo, la prima crisi economica "globale", ha portato con sé lacrime e sangue, sacrifici e paure, ma anche una nuova classe sociale: la pover-ghesia. In inglese, "poorgeoisie", fusione di due parole: "poor" (povera) e "bourgeoisie" (borghesia). Insomma una borghesia povera, non per sorte e nemmeno come patrimonio, ma come immagine e scelta di vita: borghesi, benestanti, diciamo pure ricchi, decisi a non sembrare tali, ad apparire più poveri di quel che sono. Non per nascondersi al fisco, o almeno non solo per questo. Non per evitare che orde di lavoratori licenziati vengano a spaccare a pietrate le finestre della loro villa, o almeno non solo per questo, come è capitato a Fred Goodwin, detto "il Tagliatore", il superbanchiere inglese specializzato in tagli al bilancio, tagli del personale, tagli di tutto tranne che del proprio salario, e che ha portato la Royal Bank of Scotland alla rovina. E allora perché lo fanno? Per non dare un proverbiale "schiaffo alla miseria" in tempi di grande depressione, e questa potrebbe essere una motivazione etica, morale, spirituale. Ma soprattutto perché convinti che l´era del "conspicuous consumption", del consumo manifesto, sbattuto sotto gli occhi del prossimo, irrefrenabile e in fondo burino, sia giunta al tramonto, sostituita da una nuova epoca più sobria, in cui la qualità conta più della quantità (cosa farsene, dopotutto, di due Bentley, come quelle che Cristiano Ronaldo aveva nel suo garage di Manchester) e il buon gusto ha più valore del "firmato" (abito, accessorio, divano, orologio). Ad annunciare l´arrivo della pover-ghesia è il quotidiano Guardian di Londra, incalzato dal Financial Times. Ma è una moda, anzi una classe sociale, che viene da lontano: dagli Stati Uniti, per la precisione dalla costa del Pacifico, San Francisco, Portland e Seattle, ossia dalla terra dei nuovi ricchi dell´economia digitale, l´angolo del pianeta in cui nascono tante idee, trend e prodotti destinati a conquistare il mondo. Come vivono i pover-ghesi? Non guidano 4x4 e Ferrari, preferendo la Prius ibrida e la Fiat 500. Non vanno al lavoro in giacca e cravatta o tailleur, bensì in jeans e scarpe da tennis, anche perché non fanno lavori che richiedono l´uniforme, bensì mestieri creativi, nell´arte, nel fashion, nel marketing. Non banchettano – orrore – a caviale e champagne, bensì con slow food, almeno in parte prodotto dall´orticello di casa. Non sono sicuri se dirsi di destra o di sinistra, ma si proclamano ambientalisti, riconoscendosi più in Richard Branson (e Marchionne) che in Abramovich (o Berlusconi). Hanno un solo incubo: essere scambiati per veri poveri. Non dare nell´occhio, okay; ma passare inosservati, no grazie.