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 2009  giugno 16 Martedì calendario

Anche se non può ancora essere dichiarato ufficialmente, è pur­troppo altamente probabile che i nove stranieri rapiti nello Ye­men siano stati uccisi dai loro sequestratori

Anche se non può ancora essere dichiarato ufficialmente, è pur­troppo altamente probabile che i nove stranieri rapiti nello Ye­men siano stati uccisi dai loro sequestratori. La versione più attendibile è al momento que­sta: i cadaveri sono stati trovati a Noshur, dodici chilometri da Saada (il posto dove è avvenuto il sequestro), dal figlio di un di­gnitario tribale, il quale ha av­vertito le autorità. Esiste un co­municato di un funzionario del­la polizia criminale. Da Berlino però non confermano: «Ci stia­mo impegnando al massimo con l’ambasciata a Sana’a. Co­nosciamo anche noi queste in­formazioni, ma il riscontro defi­nitivo non c’è», ha detto ai gior­nalisti il cancelliere Angela Me­rkel. Dei nove sequestrati, sette erano tedeschi, uno inglese, una sudcoreana. Il tabloid Bild dice che gli ostaggi non sono sta­ti uccisi, ma le tre donne mutila­te. Lo Yemen Post, che cita fon­ti di Saada, scrive che i cadaveri sono tre. Altre fonti parlano di sette morti, altre ancora dicono che i tre bambini del gruppo so­no salvi. L’ipotesi più probabi­le, anche secondo il nostro am­basciatore a Sana’a Mario Bof­fo (che tuttavia invita ad aspet­tare) è tuttavia la peggiore.

Erano turisti?
No, è gente che sta in Yemen da 35 anni e lavora all’ospeda­le di Al Umhuri, a Saada. I te­deschi erano un ingegnere, con la moglie e i tre figli, e due infermiere. Ingegnere anche il sequestrato inglese. La sudco­reana è una professoressa. I ra­pitori hanno agito venerdì scorso. Il sequestro è strano, perché gli yemeniti sono rapi­tori alla buona, che in genere prendono in ostaggio dei turi­sti e li lasciano liberi dopo po­chi giorni, in cambio di dena­ro. L’Afp ha calcolato che, ne­gli ultimi 15 anni, di rapimenti a questo modo ne sono stati fatti circa duecento. Qualche volta i sequestratori chiedono la liberazione di qualche pa­rente o sodale. Nel caso di cin­que italiani che furono rapiti nel dicembre 2005, il seque­stro era l’ultimo atto di una fai­da tribale che era cominciata parecchi anni prima in seguito alla vendita tra sceicchi di una macchina usata. La moglie di uno dei rapiti di quella volta, la padovana Laura Tonetto, ie­ri era molto meravigliata per i bambini. «Lo Yemen è un Pae­se in cui si ha un rispetto enor­me per i piccoli». Gli italiani fu­rono liberati con un’azione mi­litare: l’esercito assediò il vil­laggio dove erano tenuti pri­gionieri e prese la popolazio­ne per fame. Sono proprio que­sti blitz, tuttavia, a poter esse­re pericolosi: i pochi morti da sequestro in Yemen sono stati spesso causati dalle incursioni delle forze dell’ordine.

In questo caso?
In questo caso potrebbe esse­re, e questo spiegherebbe in parte la confusione sulle noti­zie. Dico: una qualche azione della polizia locale che fatto fi­nire tutto in tragedia e che adesso le autorità non sanno come raccontare. Ma è vero an­che che il Paese è cambiato.

In che senso?
Intanto, gli yemeniti sono en­trati nel business della pirate­ria somala, che si svolge pro­prio di fronte a casa loro. Quin­di la loro malavita si sta inter­nazionalizzando ed estremiz­zando. Al Qaeda è presente nel Paese e del resto il padre di Osama Bin Laden era yemeni­ta, e Osama ha sempre detto di voler ritornare prima o poi nella sua patria d’origine.

Se è vivo.
Se è vivo, sì. L’assassinio dei nove poveretti potrebbe an­che essere un nuovo atto della strategia fondamentalista con­tro le ong occidentali.

Cioè?
E’ quello che è successo in Su­dan. Quando il tribunale inter­nazionale dell’Aja ebbe l’idea di incriminare il presidente di quel Paese, Omar al-Bashir, su­bito furono sequestrati tre ope­ratori di Medici senza frontiere (tra questi, c’era anche un ita­liano). Tornati liberi gli ostag­gi, Bashir decretò l’espulsione di tredici Ong occidentali, con lo scopo di sostituirle con orga­nizzazioni no-profit politica­mente e religiosamente più af­fidabili. In pratica, si permette­va al fondamentalismo islami­co di estendersi ancora un po’. possibile che la tragedia ye­menita, consumata in un ospe­dale, debba essere inquadrata in questo contesto. Ma è pre­sto per dirlo. A proposito, l’Astoi, l’Associazione che riu­nisce i tour operator italiani, fa sapere che non risultano no­stri turisti in Yemen in questo momento. Per fortuna. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/6/2009]