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 2009  giugno 16 Martedì calendario

SONO UNA DONNA NON SONO UNA MAMMA


«Bambini? No grazie». L’ultima ondata femminista non è firmata da una filosofa come Luce Irigaray o da una romanziera come Erica Jong. E’ firmata da un’attrice. Cameron Diaz, 37 anni in agosto, collezionista di bouquet di nozze e uomini bellissimi, fortunato incrocio genetico (padre cubano-americano, madre tedesca-inglese-pellerossa, e ha preso il meglio di tutti i cromosomi), ammette che forse non sarà mai madre e neanche gliene importa. In un’intervista a «Cosmopolitan» rompe il tabù: «Le donne hanno paura di dire che non vogliono figli. Ma io penso che le cose, adesso, stiano cambiando. Ho più amiche che non hanno bambini, rispetto a quelle che li hanno. Onestamente, non abbiamo bisogno di più bambini. Abbiamo un sacco di persone su questo pianeta». E aggiunge: «Qualcuno penserà che le mie parole siano delle stupidaggini e che io muoia invece dalla voglia di diventare mamma. Ma la mia risposta è: "No"! Sono ancora giovane. Ho una vita incredibile. In un certo senso, ho questo tipo di vita proprio perché non ho figli».
Non lo sa, ma sta parafrasando la psicanalista Corinne Maier, che nel suo dissacrante «No kid» ha colpito al cuore il mito della maternità: «Con i soldi che ho guadagnato scrivendo libri potrei fare il giro del mondo, invece sono agli arresti domiciliari, costretta ad alzarmi tutti i giorni alle sette per servire a tavola e fare ripetere stupidissimi compiti». Il guaio è, ha ragione Cameron Diaz, che nello star system è impopolare dichiararsi libere dal desiderio di avere figli e dall’obbligo di metter su famiglia. La sacra immagine di Brangelina vince su quella della ragazza spensierata e un po’ scapigliata, più donna che mamma. Perciò nelle interviste, le giovani attrici cercano di non prendere posizione sul tema bambini, domanda che quasi sempre detestano. «E troppo presto, più avanti, forse» (Giovanna Mezzogiorno). «Non faccio programmi». (Violante Placido). Anche Valeria Golino è sembrata arcistufa: «Vent’anni fa c’era l’emancipazione dal ruolo esclusivamente materno delle donne, adesso mi sembra che stia accadendo il contrario. Avere almeno un figlio è quasi un obbligo, un desiderio indotto dal nuovo conformismo. E questo mentre finisce l’epoca delle grandi certezze, della famiglia com’era, della coppia com’era».
Così ha la sua rilevanza che l’ex velina Elisabetta Canalis dichiari senza mezzi termini di essere una single felice. E’ inutile che le chiedano quando e se farà un figlio «perché, a differenza di quanto ogni ragazza della mia età potrebbe pensare, io non ne ho bisogno». E non è un caso che escano, proprio adesso due libri molto diversi sul tema. In «Mamma, non mamma», (Feltrinelli), Elena Stancanelli e Carola Susani si scambiano lettere di riflessione, accusa, affetto, prima e dopo la nascita di Mina, secondogenita di Carola. All’amica panciuta e felice, Elena esprime stupore per uno stato d’animo che non comprende. Nasce un serrato dibattito sulla femminilità e sulla maternità: per Carola un binomio felice, per Elena una fonte di mediocrità, infelicità, regressione.
Invece «Perché non abbiamo avuto figli», di Paola Leonardi e Ferdinanda Vigliani (tra un paio di settimane da Franco Angeli) è già un manifesto, dove tredici donne un po’ speciali si raccontano. Piera degli Esposti: «Sono tra quelle che hanno avuto gravidanze e hanno scelto di non portarle avanti. Non sono pentita. Ma la società ti fa sentire fuori posto, come una volta le zitelle. E un termine che non si sente più, però la donna senza figli è mancante. C’è una discriminazione». Natalia Aspesi: «Se avessi avuto figli probabilmente sarei stata contenta, ma non averne non è un problema. Anzi, dirò di più: pensare che, data la mia età, potrei avere un figlio di oltre cinquant’anni, mi fa orrore». Rossana Rossanda: «Non ho avuto figli e non mi sono data da fare per averne. Non ero assillata dal "perché non concepisco?". Ho firmato l’appello che diceva: "Ho abortito anch’io, ma non era vero, perché non mi sono mai trovata incinta. Penso che la libertà di una donna non dipenda dall’avere o no figli». Qualcuna concorderà con l’acido Michel Houellebecq che «il bambino è una specie di nano vizioso, dalla crudeltà innata»? Forse no. Ma Corinne Maier è tostina: «Se proprio ci tenete a mantenere un parassita, prendetevi un gigolò, è più piacevole».
Ha sentito di Cameron Diaz? Dice che non vuole figli e non è la sola, ma altre donne non hanno il coraggio di ammetterlo.
«Bravissima! Non osa nessuno. Se dici che non vuoi bambini ti guardano come se fossi un mostro».
Paola Leonardi, sociologa, psicoterapeuta, fondatrice del Centro Autostima di Milano, oggi trasferito in Liguria, ha meditato per dieci anni sul libro «Perché non abbiamo avuto figli» e lo ha trasformato in un progetto perfettamente allineato al Movimento Childfree. «L’identità femminile non può essere definita soltanto dalla maternità».
Allora perché molte donne si sentono in colpa, incomplete?
«Perché la maternità è un dono prezioso, potente. Ti dicono che lo stai sprecando. Ma io credo che le donne debbano soprattutto chiedersi che cosa desiderano, non che cosa desidera da loro il sistema al quale appartengono».
A che punto siamo in Italia?
«Siamo, credo, a una svolta. Si torna a discutere. Non succedeva dagli Anni Settanta. Credo sia arrivato, per le donne, il momento di scegliere la vita che vogliono».
Childfree senza ansia, quindi?
«Sarebbe bello, ma è un po’ complicato. Gli uomini, che hanno sempre invidiato il potere della maternità, tendono a confinare le donne nel recinto del legame con i figli. I figli diventano un limite, una punizione».
Però alcune hanno le idee chiare. Lei non ha mai avuto rimpianti?
«Nessuno. Non ho mai avvertito il desiderio di diventare madre. Anzi, ho provato un senso di liberazione per non esserlo diventata: meno male che non mi è mai capitato, non so come avrei potuto, per fortuna me la sono scampata, mi ripeto spesso. Forse non rientro nella tipizzazione di madre!».
Un motivo per rinunciare?
«In questo mondo devastato ed eccessivamente popolato, perché mettere al mondo altri bambini?».