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 2009  giugno 16 Martedì calendario

AIR INDIA IN CRISI NON PAGA GLI STIPENDI


SITUAZIONE CRITICA - Secondo gli analisti, alle difficoltà congiunturali si stanno sommando nodi strutturali: oltre 30mila dipendenti sono troppi

NUOVA DELHI
I 31mila dipendenti di Air India, la compagnia di bandiera indiana, si sono visti versare l’ultimo stipendio quindici giorni fa. Ma dovranno aspettare un altro mese prima di incassare il prossimo. Nelle casse della società nata dalla fusione con Indian Airlines (anch’essa statale, ma specializzata in tratte domestiche) non c’è quasi nulla. Certamento poco in confronto agli 800 milioni di dollari di passivo stimati nell’anno fiscale concluso lo scorso 31 marzo.
La colpa è di un’integrazione rimasta pura teoria e di una crisi che sta squassando uno dei più promettenti mercati aerei mondiali, costringendo le principali compagnie private a tagliare tratte e personale e il colosso pubblico a percorre lo strettissimo sentiero che s’insinua tra i precipizi dell’economia di mercato e i sicuri appigli dell’industria di Stato. Gli stessi che pochi mesi fa hanno spinto il management di Air India a chiedere un bail out da 833 milioni di dollari a un governo che ogni giorno si misura con il compito di portare al di sopra della soglia di povertà (1,25 dollari al giorno) 456 milioni di cittadini.
«La compagnia di bandiera – spiega Kapil Kaul, responsabile per l’India del Centre for Asia Pacific Aviation (Capa) – sta attraversando la crisi più difficile della sua storia. Manca di un piano industriale credibile e non ne avrà mai uno fino a che avrà più di 30mila dipendenti».
Una situazione cronicamente grave su cui la brusca contrazione del traffico aereo indiano (-11% tra gennaio e maggio rispetto a un anno fa) e la guerra delle tariffe lanciata dai competitor privati si sono abbattute con conseguenze prevedibili, ma non per questo meno preoccupanti.
La difficile situazione attraversata da Air India non è però un caso isolato. Tra le compagnie più colpite dalla frenata del mercato ci sono anche quei player privati come Jet Airways e Kingfisher Airlines che, incuranti dell’accumularsi dei debiti, negli ultimi anni hanno puntato tutto sull’allargamento della propria offerta. Anche a costo di incidere pesantemente sul proprio load factor. Lo scorso anno il risultato sono state perdite pari al 17% di quelle stimate a livello mondiale dall’International Air Transport Association. Un dato preoccupante, soprattutto a fronte di un traffico passeggeri che equivale a un modesto 2% di quello globale. Un quadro che potrebbe preludere a una nuova fase di consolidamento, oppure all’ingresso nella proprietà delle società in difficoltà di quelle compagnie straniere che per il momento restano escluse per legge dal mercato indiano, ma che in futuro potrebbero volersi affacciare su una delle maggiori piazze asiatiche.