FABIO VITTA, IL RIFORMISTA 16/6/2009, 16 giugno 2009
Perché la musica è la Cenerentola dell’istruzione - A questo ministro Mariastella Gelmini, criticata, insultata e accusata di varie nefandezze, va pur riconosciuto qualche merito
Perché la musica è la Cenerentola dell’istruzione - A questo ministro Mariastella Gelmini, criticata, insultata e accusata di varie nefandezze, va pur riconosciuto qualche merito. Intanto un giro di vite allo stato di abbandono in cui versava l’applicazione della disciplina nella scuola italiana e adesso anche un’impennata nel numero delle bocciature a giugno, segno che una diversa attenzione alla preparazione degli studenti effettivamente c’è stata. In questi giorni poi si parla finalmente di un liceo musicale che (incredibile) già dal prossimo anno farà il suo ingresso nel panorama didattico della scuola superiore. Di una iniziativa del genere non si può che pensare tutto il bene possibile e quindi avanti così e bravi, era ora. Si parla di una quarantina di nuovi istituti con due diversi indirizzi: musicale e coreutico. Materie fondamentali, oltre naturalmente alla musica nelle sue varie applicazioni (storia della danza e della musica, teoria della composizione e dell’interpretazione etc.), l’italiano, la matematica, la storia dell’arte, la filosofia, una lingua straniera, le scienze. Un vero liceo a tutti gli effetti. Che dovrebbe appoggiarsi, per quanto riguarda il personale docente, ai vari conservatori, al fine di garantire un elevato livello professionale, requisito imprescindibile alla riuscita dell’operazione. Le premesse dunque sono ottime. Ma al liceo si arriva da adolescenti quando la nostra personalità è già bell’e formata. Cosa succede prima? Come arrivare a questa meta? Vediamo. Vale la pena fare un paio di riflessioni che, ora più che mai, sembrano attuali. Intanto che cos’è il liceo? Una scuola superiore dove si approfondiscono le cognizioni di base acquisite negli otto anni (cinque di scuola elementare e tre di media) della scuola dell’obbligo. E perciò abbiamo un liceo classico, uno scientifico, uno artistico, più vari istituti tecnici dai differenti indirizzi, dove i giovani trovano applicazione alle proprie attitudini e le sviluppano. Anche a questo scopo è preposto il corpo docente, capire e valutare secondo le capacità di ognuno, i sentieri più idonei da percorrere affinché l’adulto in embrione dentro ogni ragazzo trovi la sua realizzazione. Ecco allora che si ripropone l’annoso problema: quali cognizioni musicali si acquisiscono durante la scuola dell’obbligo? Poche o nessuna. Con l’eccezione di casi sporadici dovuti alle iniziative di docenti particolarmente sensibili e/o dotati, l’insegnamento dell’educazione musicale rimane marginale se addirittura in certi istituti esso è facoltativo o extracurricolare. Ed invece è proprio nei primi, fondamentali anni di apprendimento che "l’individuo musicale" va formato. Solo allora questo grande mistero può farsi strada nelle nostre coscienze ancora pulite e vergini. Perché di questo si tratta, di un mistero, di qualcosa che rimane comunque inconoscibile. «L’essenza della musica - scrive Alberto Savinio nel suo Scatola Sonora, edito da Einaudi - sfugge talmente a qualunque possibilità di conoscenza che l’uomo tenta di spiegarsela mediante spiegazioni immaginarie… La non conoscibilità della musica è la ragione della sua forza, il segreto del suo fascino». Vero, verissimo. Ma è anche la ragione per cui la musica è ancora considerata la cenerentola tra le arti. Essa infatti è trattata alla stregua di un optional dalla cultura ufficiale. L’esempio che rende chiaro questo concetto è rappresentato da una frase tipica che tutti noi abbiamo ascoltato o pronunciato: «No, scusa, ma io di musica non ne capisco niente». Non si tratta di capire ma di ascoltare. Ascoltare la musica d’arte è compiere un atto di civiltà. Significa entrare nella mente e nell’animo di un’altra persona (il compositore) e rimanendo in silenzio dargli la nostra attenzione, accoglierlo. forse questo oggi l’insegnamento più importante da trasmettere ai bambini, saper ascoltare, saper mettere noi stessi in una posizione di sorridente e silenziosa attenzione. Solo portando la musica dentro la scuola elementare e media si può arrivare alla formazione di individui capaci di ascoltare, non solo la musica ma l’altro, il diverso. Questo è il passo successivo che mi permetto di consigliare alla signora Gelmini, con tanti auguri.