
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il piano casa è saltato un’altra volta…
• Ma se ha fatto progetti sul capanno degli attrezzi vedrà che alla fine li realizzerà. Il piano casa non è mica stato cancellato. stato solo rinviato. Come mai?
Berlusconi aveva preparato due bozze diverse. Ha affidato la prima, in sette articoli, al ministro Fitto, quello che si occupa dei rapporti con le Regioni. In questa bozza, il governo andava giù duro: si sarebbe proceduto con decreto legge, le cubature si sarebbero potute ampliare fino al 35 e in certi casi al 40%, nessuna distinzione tra condomìni e villette al mare, deroghe alle normative regionali come se piovesse, i mille permessi oggi necessari sostituiti dal famoso perito, un ingegnere o un architetto, eccetera. Insomma, una bomba normativa contro la quale si sono mobilitati non solo il Partito democratico che, da quando il piano è uscito, ha pronunciato a ogni ora del giorno e della notte le parole «incostituzionalità» e «cementificazione», ma anche le Regioni e alla fine lo stesso presidente della Repubblica.
• La storia della lettera a cui ha accennato ieri è vera?
E’ vera. Napolitano ha scritto a Berlusconi una lettera con la dicitura «Riservata Personale», delicatezza che avrebbe impedito a Berlusconi di irritarsi come capitò con l’altra lettera, quella spedita il giorno del decreto su Eluana. In quest’ultima missiva, Napolitano, con molto tatto, diceva a Berlusconi d’esser pronto a firmare anche un decreto- legge, ma consigliava molto caldamente di portargli un testo condiviso con le Regioni. La Costituzione – articolo 117 – stabilisce che le norme relative all’edilizia devono essere «concorrenti», cioè il governo e le Regioni devono legiferare insieme. Una normativa calata dall’alto sugli enti locali avrebbe provocato una miriade di ricorsi alla Corte costituzionale, tutti probabilmente vincenti. E si sarebbe bloccato tutto. Sul treno dove l’altro giorno ha indossato il berretto da ferroviere, c’erano pure Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni e governatore dell’Emilia Romagna, e Roberto Formigoni, presidente della Lombardia. Tutti e due hanno fatto presente al premier le difficoltà che la bozza circolata fino a quel momento avrebbe creato. Detto fatto, sbarcato a Roma, Berlusconi ha tirato fuori la bozza numero 2 e dichiarato che lui col testo circolato fino a quel momento (e adoperato per stanare gli avversari) non aveva niente a che fare, che lui aveva pensato a un progetto riservato solo alle case mono o al massimo bifamiliari. E che comunque si sarebbe mosso in accordo con le Regioni.
• E perché adesso il rinvio?
Ieri il governo, nella persona del ministro Fitto, ha incontrato Errani e Leonardo Domenici, presidente dell’Anci, l’Associazione che riunisce i Comuni. Incontro ufficiale, per discutere tutta la materia. S’è stabilito che Comuni e Regioni entrino nel merito delle proposte governative e studino una soluzione condivisa da presentare in una conferenza stampa congiunta martedì prossimo. Berlusconi ha fatto il duro a metà giornata, insistendo che la materia sarebbe stata regolata per decreto venerdì prossimo e che non ci sarebbe stata alcuna marcia indietro. Nel pomeriggio, poi, dopo aver incontrato i reali di Svezia, le agenzie hanno battuto questa sua dichiarazione: «L’urgenza resta, ma non è detto che il decreto legge sia lo strumento più efficace». Probabilmente si procederà con una legge quadro, all’interno della quale le Regioni potranno poi legiferare a loro volta. Berlusconi l’altra sera aveva visionato dei sondaggi dai quali risultava che gli stessi italiani entusiasti del piano casa rabbrividiscono all’idea di quello che il vicino può combinare se lo si lascia libero di agire. Di qui la svolta del Cavaliere, con l’esclusione dei condomìni: la legge avrà valore solo per le ville o villette mono o bifamiliari, strutture edilizie comunque in grado di muovere una sessantina di miliardi, se ci si mette mano. Ieri sera Fitto e Berlusconi hanno messo l’accento sull’altro piano casa, quello che prevede interventi a favore delle giovani coppie in difficoltà che non possono permettersi né l’acquisto né l’affitto dell’abitazione.
• E’ vero che vogliono vendere agli inquilini le case popolari?
Agli inquilini o a chi le occupa, a prezzi stracciati e senza andar troppo per le lunghe. Calderoli sta anche preparando una cedolare secca sugli affitti: si paga il 20% e non si calcolano nel-l’Irpef. Un vantaggio per i proprietari, purché smettano di locare in nero. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 26/3/2009]
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