Andrea Fiano, MilanoFinanza 26/3/2009, 26 marzo 2009
WALL STREET REAGISCE ALL’ASTA T-BOND
La domanda inferiore alle attese per le emissioni a cinque anni spinge al rialzo i rendimenti. Il Dow Jones perde subito 100 punti ma poi si riprende e chiude in rialzo dell’1,2%. Mibtel +2,8%
Una deludente asta di titoli di stato americani ha frenato ieri la corsa di Wall Street, ma solo per qualche ora a metà seduta. Mentre l’azionario volava sereno sulla scorta dei dati economici della mattinata, l’asta per 34 miliardi di dollari in titoli del Tesoro a cinque anni ha registrato una domanda indiretta di solo il 30% da parte delle istituzioni americane ed estere, comprese le banche centrali, rispetto al 48,9% del mese precedente e alla media di 30,1% per le ultime 10 aste. La domanda deludente per i titoli del Tesoro, che seguiva un risultato analogo di quella del Tesoro inglese, ha spinto i rendimenti obbligazionari al rialzo, al punto che sul decennale si è passati da un rendimento di 2,65% a uno di 3,07%, ovvero si è tornati ai livelli precedenti l’annuncio recente della Fed sull’acquisto di titoli di stato, mentre sul bond cinque anni il rendimento è balzato in pochi minuti da 1,798% a 1,849%. Il risultato ha sorpreso, dato che martedì scorso l’asta di 40 miliardi di dollari in emissioni a due anni aveva registrato una buona domanda. Wall Street, che ha visto gli indici scendere in rosso e perdere oltre 100 punti in pochi minuti proprio sui risultati dell’asta di titoli di stato per poi tornare in positivo nell’ultima mezz’ora di contrattazioni (Dow Jones +1,17% a 7.749 punti, Nasdaq +0,82% a 1.528), ha confermato che anche i primi segnali modesti di ottimismo vanno guardati con cautela. Ieri le vendite di nuove abitazioni hanno registrato un incremento (+4,7%) in febbraio per la prima volta in sette mesi, mentre i prezzi medi delle case continuano a calare. In parallelo anche il dato sugli ordini di beni durevoli ha registrato il primo aumento da settembre (+3,4%), che segue una revisione al ribasso del dato di gennaio. Il dato sulle vendite di nuove abitazioni ha spinto economisti come Ian Shepherdson di High Frequency Economics ha sostenere che «le vendite restano deboli, ma alla luce dei dati esistenti, siamo pronti ad azzardare l’ipotesi che il crollo del dopo-Lehman è finito e che il mercato si sta stabilizzando. Questo non equivale a una ripresa, ma è certo preferibile a un continuo calo delle vendite». Su questo fronte il totale di case invendute resta alto, pari a 12,2 mesi di vendite rispetto ai 12,9 registrati in gennaio. Il dato sui beni durevoli, invece, pone un altro problema: è risultato in crescita, rispetto alle attese di un calo del 2%, e al netto del settore dei trasporti registra un aumento del 3,9% anche qui ribaltando le attese di un calo, ma il dato di gennaio è stato invece rivisto al ribasso da -4,5% a -7,3% e da -3% a -5,9% se si esclude la voce dei trasporti. Da qui il dubbio che si tratti di un dato troppo volatile per segnalare un vero trend, e che almeno metà del rialzo percentuale sia frutto della domanda nel settore della difesa. Secondo gli economisti di Nomura «l’aumento degli ordini potrebbe indicare che le scorte disponibili stanno diventando troppo ridotte per far fronte alla domanda corrente» e «mentre sembra improbabile che l’aumento registrato in febbraio segnali l’inizio di una netta inversione della domanda, può almeno indicare che la stessa stia cominciando a stabilizzarsi». Tony Crescenzi, economista di Miller Tabak, segnala tre fattori che hanno contribuito all’aumento: vendite al dettaglio superiori alle attese in gennaio e febbraio, scorte commerciali diminuite più delle vendite in gennaio per la prima volta dal giugno 2008, In precedenza le borse europee avevano chiuso la loro seduta con guadagni relativamente contenuti, a eccezione del +2,82% del Mibtel e di un secco +594% dell’indice azionario ungherese dopo che il paese ha ricevuto l’ok del Fondo Monetario per gli aiuti finanziari. Domani il presidente Obama incontrerà a Washington i ceo di una dozzina delle maggiori banche americane per presentare e discutere i recenti programmi dell’amministrazione per il rilancio del sistema finanziario. L’incontro è insolito perché tradizionalmente i banchieri incontrano rappresentanti di Fed e Tesoro.