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 2009  marzo 26 Giovedì calendario

IL SUPERCHEF ASSUMERA’ RACZ «ANCH’IO IN CELLA PER UN ERRORE»


«L’ho visto in tv e ho pensato: ha subito un torto, è stato in carcere da innocente, sarei felice di assumerlo ». Dall’idea all’azione: ieri mattina Filippo La Mantia ha inviato un sms a qualcuno dell’entourage di Gianni Alemanno e in serata, al ritorno da Napoli, ci ha parlato per telefono. Nel frattempo ha informato la first lady della capitale, la moglie del sindaco Isabella Rauti. Adesso aspetta: «Ho lanciato un sasso – dice – vediamo che succede, io sono qui in albergo 12 ore su 24».
Lo chef più amato nei salotti della Roma che conta, il cuoco che piace alla politica di destra e di sinistra, vuole assumere Karol Racz, 36 anni, il romeno accusato degli stupri della Caffarella e di Primavalle e scarcerato dal Tribunale della libertà. Se il contratto sarà siglato, sui compiti da affidare al romeno La Mantia non ha preclusioni: «Può fare il pane, se vuole». E sennò, aggiunge, «gli insegnerò a fare cassate e cannoli, non sarebbe la prima volta, ho già avuto tanti allievi ». Anche l’ostacolo che Racz non conosca l’italiano non turba lo chef: «Imparerà, ho sempre lavorato con gente di tutto il mondo, la cucina è internazionale ». L’assunzione di Racz non sarà a scatola chiusa: «Deve essere a posto con la legge e ho bisogno di incontrarlo: devo capire i suoi desideri, se ha voglia di lavorare, se gli piace, se è in grado di reggere lo stress». Anche il Comune, sembra, vuole essere sicuro che l’ex «faccia da pugile » non abbia avuto guai giudiziari nel suo Paese: la polizia romena, martedì, ha comunicato che Racz sarebbe stato condannato per furto a tre anni, ma è una circostanza mai emersa durante l’inchiesta sugli stupri che gli erano stati attribuiti.
Il passato: è stata questa la «molla» scattata nello chef palermitano, 49 anni, quando ha visto Racz «impaurito» (così gli è apparso) sugli schermi televisivi. Perché anche La Mantia è stato vittima di un errore giudiziario: sette mesi trascorsi all’Ucciardone, nel 1986, con l’accusa di aver affittato l’appartamento da cui i killer di Totò Riina spararono al vicequestore Ninni Cassarà. Erano gli anni in cui i Corleonesi insanguinavano Palermo: ci volle Giovanni Falcone per capire che l’allora fotoreporter con l’omicidio non c’entrava nulla. In cella La Mantia imparò a cucinare e iniziò la sua carriera, ma è una storia di cui non vuole parlare più: «Anche un solo giorno in carcere da innocente – dice – è terribile. Tanto più se, come è successo a Racz, si è accusati di un reato infamante come lo stupro».
Il miracolo che forse cambierà la vita del romeno è dipeso dalla sua apparizione a Porta a Porta: dopo l’appello lanciato da Bruno Vespa, anche una cooperativa romana che si occupa di manutenzione del verde e un’azienda agricola abruzzese hanno offerto lavoro al romeno. «Ma Karol non può fare il giardiniere o il bracciante – sostiene il suo avvocato, Lorenzo La Marca – non ha il fisico adatto». L’offerta di La Mantia, invece, «l’ha reso felice, è disposto anche a lavare i piatti, speriamo che non lo deluda». E lo chef si dichiara «felice» di offrire un’opportunità a Racz: «Noi siciliani siamo così – riflette – ci innamoriamo delle situazioni».