Carmine Sarno, MilanoFinanza 26/3/2009, 26 marzo 2009
E A ROMA UNA NORMA AD HOC POTREBBE SALVARE ALEMANNO
Il piano casa al quale sta lavorando il governo potrebbe togliere qualche castagna dal fuoco al sindaco di Roma. Dopo che il Tar del Lazio ha bocciato il nuovo piano regolatore (Prg) firmato dall’allora primo cittadino Walter Veltroni, nelle mani di Gianni Alemanno è finita una vera e propria bomba ad orologeria pronta a esplodere da un momento all’altro. Da quando il Prg è stato approvato, infatti, sono state concesse numerose licenze edilizie e in diversi casi i lavori sono già iniziati. Ora però tutto è fermo, e chi continua a costruire lo fa a suo rischio e pericolo, perché le aree rese edificabili dal Prg ora non lo sono più. «Questa sentenza impatta molto sulle opere che sono appena cominciate o stanno per iniziare» ha spiegato a MF-Milano Finanza l’avvocato Guido Inzaghi, partner dello studio Dla Piper. Le strade percorribili da Alemanno sono due: ricominciare tutto daccapo e riscrivere il piano, oppure portare in consiglio comunale il vecchio testo e correggere i passaggi contestati. La prima ipotesi richiederebbe anni di lavoro e non risolverebbe la questione delle concessioni nel breve periodo; la seconda invece sarebbe di più facile attuazione ma necessiterebbe di una sanatoria ad hoc. Di fatto lo stesso sindaco di Roma al momento della sentenza del Tar aveva spiegato che «il nostro obiettivo è sanare le irregolarità nella procedura di applicazione» del Prg. «La sanatoria ordinaria però non si applicherebbe a questo caso, perché manca la conformità edilizia al momento della costruzione dell’edifico in quanto il Prg è stato annullato», spiega Inzaghi. «Ci vorrebbe una mano dal governo per cambiare la sanatoria e rendere sanabili le opere di cui stiamo parlando, magari con un provvedimento contenuto nel piano casa», sottolinea l’avvocato. Per adesso il Comune ha annunciato il ricorso al Consiglio di Stato per chiedere di sospendere la delibera del Tar. «Se i giudici di Palazzo Spada sospendono l’esecutività della sentenza tutto si sblocca, per quanto con il rischio che la sentenza finale blocchi di nuovo tutto, ma in modo definitivo questa volta. Mentre, se il Consiglio di Stato dovesse negare la sospensiva della sentenza resterebbe tutto fermo come è adesso», spiega Inzaghi. Intanto il consiglio comunale si dovrà rimettere al lavoro e approvare le modifiche apportate al Prg dalla Conferenza di coopianificazione, «un lavoro di questo genere si può fare benissimo in sei mesi», afferma l’avvocato. In questo caso la giustizia amministrativa si bloccherebbe e il ricorso in consiglio di stato non andrebbe più avanti «perché il provvedimento contestato sarebbe stato sostituito».
Ma le grane per il Campidoglio non finiscono qui. Venendo meno il vecchio piano regolatore e i vecchi premessi per costruire, le società edilizie potrebbero chiedere i danni al comune di Roma. «Si tratta di un’ipotesi teorica, ma non mi sento di escludere che le società edilizie titolari di licenze potrebbero chiedere ad un giudice di accertare il comportamento colposo del comune», ha affermato Inzaghi. l’amministrazione locale «che ha approvato un piano con un procedimento sbagliato, e gli imprenditori in perfetta buona fede hanno chiesto ed ottenuto il permesso, annullato dal Tar non per colpa loro ma per colpa del Comune». Il privato avrebbe quindi subito un danno, «e la giustizia amministrativa può obbligare il Comune a risarcire le parti che si sentano danneggiate economicamente», conclude il legale.