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 2009  marzo 26 Giovedì calendario

CHIUDETE GUZZETTA NELLA CASA DEL «GF»


Le università alle famiglie dei professori, gli appalti agli amici dell’assessore, la politica nelle mani di sei persone. Chi dice che in Italia le privatizzazioni non funzionano?
Berlusconi, Fini, Bossi, Casini, Di Pietro e Franceschini (ad interim): il Parlamento italiano è cosa loro. Non a caso è stato proposto di far votare solo i capigruppo: tanto, cosa cambia? L’attuale legge elettorale con liste bloccate, per cui i leader nominano gli eletti, non soltanto piace: è fonte di eccitazione erotica (per questo Calderoli l’ha chiamata «porcata»?).
Premiare i fedeli! Punire i rompiscatole! Promuovere i meritevoli! Mantenere la disciplina! Fare un regalo a un’amica! Cos’altro può volere un uomo politico? Norme che cambiassero questo bengodi sarebbero sgradite. Ecco perché il 7 giugno voteremo per le elezioni europee e amministrative, ma non per il referendum: rischierebbe d’ottenere il quorum. Non sia mai.
Election Day, lo chiamano. Un’altra prova che, quando usano l’inglese, vogliono fregarci. Lo sdoppiamento elettorale costa 400 milioni? Qual è il problema? Tanto pagano i cittadini, che si sono già accollati i pasticci di Alitalia e gli azzardi di alcuni banchieri-giocolieri.
Ma questo lo sappiamo; o almeno dovremmo saperlo. Fossimo totalmente rassegnati – a destra come a sinistra, al sud e al nord, giovani e meno giovani – non compreremmo i libri contro la Casta, non seguiremmo le (poche) trasmissioni televisive che ancora la criticano. Come si spiega questo rapporto sadomaso con la politica?
Ho una teoria: siamo pigri. Siamo sadici, ma solo se non costa sforzo. Leggere un libro e parlarne a cena; ascoltare le denunce di Erinni Gabanelli e gridare alla moglie in cucina « una vergogna!» (poi: «Mi porti una birretta, già che sei lì?»). Questo lo sappiamo fare. Ma informarsi, protestare, partecipare? Troppa fatica. Il sadocittadino lascia al posto al masoelettore. Eletti, fate di me quello che volete! E loro lo fanno, con gusto.
Certo, non tutti si rassegnano. Scrive un lettore, Alberto Confetti ( exxlo@tin.it): dobbiamo convincere il governo ad anticipare il referendum al 7 giugno, risparmiando 400 milioni! Poi chiede: cosa possiamo fare?
Bella domanda. Se non interviene il presidente della Repubblica, resta solo la pressione dell’opinione pubblica. Credo che nove elettori su dieci siano d’accordo: votare per tre domeniche consecutive è assurdo (7 giugno europee e primo turno amministrative, 14 giugno referendum, 21 giugno ballottaggi amministrative). Ma come raggiungerli, questi elettori, e convincerli a farsi sentire? La tv non parla volentieri della faccenda, giornali e Internet non bastano, comizi e cortei sono velleitari, appelli e petizioni appaiono ridicoli.