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 2009  marzo 26 Giovedì calendario

I BANCHIERI SI LIMANO LO STIPENDIO


Gli istituti che chiederanno i bond di Stato si impegneranno a ridurre remunerazioni e stock option. Saranno pubbliche le liquidazioni. Ok ai prefetti in chiave soft, 6,6 mld alle imprese

Le banche che vorranno ottenere dallo Stato i Tremonti-bond per rafforzare il proprio capitale dovranno impegnarsi con il Tesoro a porre un freno agli stipendi dei loro manager. questo l’accordo raggiunto a fatica tra il governo e i banchieri e messo nero su bianco nella convenzione quadro firmata ieri dal ministro dell’Economia e dal presidente dell’Abi. Non si tratta di un vero taglia-stipendi ma di un chiaro recepimento da parte dell’esecutivo della direttiva del governatore della Banca d’Italia che entrerà in vigore a giugno. Un atto formale che fa pensare a un’adozione di una linea comune sul nodo super bonus da parte di Via XX Settembre e Via Nazionale e quindi anche a una momentanea tregua tra i due contendenti, Giulio Tremonti e Mario Draghi.

Stipendi e prefetti. Alla sesta pagina del documento che pone anche fine al lungo braccio di ferro sul ruolo dei prefetti nel monitoraggio del flusso del credito alle imprese (Tremonti ha difeso la misura ma ha ribadito che faranno da semplici «osservatori», segnalando le situazioni di disagio effettivo e individuando «specifiche soluzioni»), si legge che le banche che otterranno lo speciale supporto dallo Stato per l’emissione delle loro obbligazioni salva-patrimonializzazione dovranno contestualmente «impegnarsi» con il governo su tre punti specifici. Eccoli di seguito. A) Le remunerazioni dei vertici aziendali, degli operatori di mercato e dei trader, secondo quanto già fissato proprio da Bankitalia (vedi MF del 18 marzo 2009) dovranno essere ispirate a «criteri di eticità e trasparenza». B) I cda delle banche dovranno dunque informare i soci su componente fissa e variabile dei compensi «collegate alla performance aziendale e parametrate al rischio assunto dalla banca», evitando anche ogni conflitto di interesse. Le politiche di remunerazione dovranno essere coerenti con i principi di «prudente gestione del rischio delle banca», prosegue il testo Tremonti-Faissola, verificando «l’opportunità di una moderazione del livello e della dinamica della remunerazione dei vertici». Le banche dovranno anche dotarsi di uno specifico Comitato per la remunerazione. C) Gli istituti di credito dovranno infine assicurarsi che le eventuali buonuscite dei manager «siano ragionevoli e opportunamente rese pubbliche».

Credito alle imprese. Le banche, una volta emessi i Tremonti-bond (l’ammontare richiesto al Tesoro è arrivato a quota 10 miliardi), si impegneranno anche a mettere a disposizione delle imprese nel triennio 2009-2011 «risorse finanziarie non in decremento rispetto a quanto registrato nell’ultimo triennio» e a fornire il loro contributo economico per il rafforzamento del fondo di garanzia per le pmi, pari all’1,5% dell’importo complessivo delle obbligazioni sottoscritte dal Tesoro. In tutto l’accordo dà il via libera a 6,6 miliardi di crediti verso le imprese (5 garantiti dalla Cdp e altri 1,6 dal fondo di garanzia). Sintetico il commento finale del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «Ora le banche non hanno più alibi».