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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Ieri le banche hanno recuperato qualche punto, in una giornata generalmente bene intonata, e forse avrebbero potuto guadagnare anche di più se la Merkel non avesse fatto il viso delle armi alle idee italiane su bail-in e quant’altro.

Ho già capito che è una giornata difficile.
«Bail-in», gliel’ho già spiegato, ma so bene che è stato tempo perso. Mettiamo che una banca fallisca. Chi deve pagare lo scotto di questo fallimento? Lo Stato garantisce i depositi fino a centomila euro. Ma il resto? Dal 1° gennaio è stabilita una regola nuova, che noi abbiamo approvato (salvo pentircene), e secondo questa regola devono pagare il conto delle perdite prima di tutto quelli che detengono le azioni delle banche e quelli che l’hanno finanziata comprandone le obbligazioni, le cosiddette obbligazioni secondarie. Forse se le faccio il nome di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara (o Carife) si ricorda.  

Ah, certo le famose quattro banche. Quelli che avevano comprato le obbligazioni hanno perso tutto. E certo. E perché adoperano il solito ostrogoto con questo «bail in»?
È il solito inglese, senza il quale ci sentiamo tanto provinciali. «Bail in» sarebbe «salvataggio interno» opposto al «bail out» salvataggio esterno, cioè interviene lo Stato e i cattivi amministratori la fanno franca ancora più di quanto non continuino a farla franca adesso. Il «bail out» cioè non si può fare più, e di questo la politica soffre, perché quando lo Stato poteva intervenire non si perdevano voti e non si veniva messi in croce come con le quattro banche. Quindi Renzi sta cercando di strappare qualcosa all’Europa per aiutare le nostre banche, che continuano ad avere problermi. Questo «qualcosa» consiste in vari marchingegni, che non mi affanno a spiegarle, il cui senso di fondo è sempre lo stesso: fateci prendere i soldi dei contribuenti, che tanto non se ne accorgono, e con i soldi dei contribuenti fateci aiutare le banche. La Merkel ieri gli ha detto chiaro che non si può fare. Si tratta poi di vedere se è una frase a uso interno, per tenere buoni i suoi (i tedeschi su queste faccende ci detestano e sono sicuri che gli vogliamo sfilare il portafoglio), oppure è fumo e sotto sotto ci darà più di quel che sembra.  

Che cosa ha detto?
Ha detto, in sostanza: non è che si possono riscrivere le regole ogni due anni. Abbiamo stabilito il bail-in e bail-in sia. Molto tedesco.  

Non so che cosa potremmo replicare.
Abbiamo replicato che il referendum inglese con relativa uscita della Gran Bretagna dalla Ue rappresenta un rischio sistemico e di fronte a un rischio sistemico anche la Ue ammette procedure eccezionali. Per esempio furono ammesse procedure eccezionali al tempo del fallimento di Lehman Brothers. Rischio sistemico significa: salta una banca e saltando ne fa saltare una seconda che ne fa saltare una terza e così via. Alla fine salta il sistema. Piuttosto che far saltare il sistema è meglio l’aiuto di stato o bail-out.
• Qual è il problema delle nostre banche?
Le nostre banche hanno prestato dei soldi in passato a gente che non ha restituito o ha restituito poco o non vuole restituire, insomma cattivi debitori. Si tratta dei cosiddetti «crediti deteriorati» e non addentriamoci nelle varie terminologie e distinzioni (esistono). Questi crediti deteriorati ammonterebbero, al lordo, a 340 miliardi. Una cifra enorme. Però il governatore Visco ha avvertito di non mettere tutto insieme: in questi 340 miliardi, dice, c’è una quota già spesata con gli accantonamenti, altri pezzi di credito sono coperti da una qualche garanzia, altri ancora sono in capo a banche che possono persino permettersi di perderli. Eccetera. Stringi stringi, dai 340 miliardi spaventosi si scende a 80 miliardi. Neanche 80 miliardi, però, sono tranquillizzanti. Quindi si deve far qualcosa. Per salvare Veneto Banca e Banca di Vicenza è stato messo in piedi un Fondo, detto Fondo Atlante, con i soldi messi da altre banche, cioè soldi privati, quindi la Ue non ha potuto dir niente. Ora si vorrebbe mettere in piedi un Fondo Atlante 2, che avrebbe il compito di acquistare in tutto o in parte questi crediti deteriorati, a valori non troppo lontani da quelli messi in bilancio dalle stesse banche. Qui scatterebbero i marchingegni (Cassa Depositi o chi sa che altro) contro cui la Merkel ha lanciato questo brontolio d’avvertimento. C’è però anche un’altra considerazione da fare: il Fondo Atlante è stato costituito con i soldi delle altre banche italiane, significa che il nostro sistema, per salvare Veneto e Vicenza, s’è un pochino indebolito. Se si spalmano anche gli 80 miliardi su tutto il sistema, non si provoca proprio il rischio sistemico che si voleva evitare? Ci vorrebbe qualche banca straniera. Ma a parte che neanche le banche straniere stanno benissimo (aspettiamo una parola della Merkel su Deutsche), nessuno verrà a comprare crediti deteriorati ai prezzi pretesi dalle banche italiane. Alla fine la soluzione regina è sempre la stessa: i padroni delle banche tirino fuori i soldi dalle loro tasche e li mettano nei capitali, che è meglio. (leggi)

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