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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

Intervista a Bobo Vieri, tifoso azzurro scatenato

Alle 23 di lunedì scorso, Bobo Vieri ha fatto irruzione negli studi parigini di BeIN Sports Francia con la bandiera dell’Italia. Uno dei più grandi centravanti di sempre (9 gol in altrettante gare ai Mondiali 1998 e 2002) è infatti oggi opinionista di punta (non poteva essere altrimenti) della rete globale di canali sportivi con sede in Qatar, e sta seguendo direttamente sul campo l’Europeo degli azzurri. L’altra sera, allo Stade de France, «sono letteralmente saltato per aria al gol del 2-0, esaltato da una Nazionale piena di valori. Non c’è niente di più bello che battersi per la maglia azzurra e i nostri ragazzi hanno risvegliato l’interesse di un Paese intero».
Bobo Vieri, sembra passata un’era vera e propria rispetto al disastroso Mondiale del 2014.
«Come il giorno e la notte, sotto tutti i punti di vista».
A cosa si riferisce in particolare?
«Sono tornato a guardare l’Italia con passione, vedo ragazzi pieni di entusiasmo, innamorati della maglia azzurra e di tutti quei valori che io ho sempre portato in Nazionale. È questo che la gente pretende giustamente dai suoi calciatori, e non a caso la passione in Italia è alle stelle. Me ne accorgo anche attraverso i miei social, respiro tanto orgoglio da parte dei tifosi, percepisco eccitazione per un gruppo che in campo non si risparmia, dà tutto, fino all’ultima goccia di sudore. E quando ti comporti così, il risultato passa anche in secondo ordine, perché a volte vincere o perdere è questione di semplici episodi, di buona o cattiva sorte, e il successo più importante è conquistare il cuore della tua gente, in quel momento hai già vinto».
Beh, il cuore di Vieri sembra davvero conquistato...
«Sicuro, e infatti ci sarò anche a Bordeaux per sostenere i ragazzi. Andiamo tutti a Bordeaux!».
Quanto c’è di Conte in questa Italia?
«È tutto lui di fatto. Ha carisma, personalità, sa ciò che vuole e riesce a ottenere il massimo dai suoi giocatori. Tatticamente, poi, è un fenomeno, preparatissimo, sempre a caccia di nuove soluzioni. Insomma, è uno coi coglioni (dice proprio così, n.d.r.), ha sempre in mano la squadra, chi non corre o non gioca per la maglia va direttamente a casa. È ciò che ci vuole, giusto così. La gente è orgogliosa di questa Italia, io per primo sono orgoglioso di 23 campioni e di un allenatore eccezionale, sono orgoglioso per ciò che danno sul campo».
Vieri, ci indica il podio dei centravanti italiani più forti di sempre?
«Primo Gigi Riva, al secondo posto Roberto Boninsegna, quindi Paolino Pulici».
E lei?
«Non mi giudico».
Vabbè, allora la promuoviamo noi fra i grandissimi di sempre. E in quanto Professore delle aree di rigore giudichi ora l’allievo Graziano Pellè.
«Pellè è stato eccezionale contro la Spagna. Ha giocato per la squadra, veramente. A volte chi capisce pochino di pallone definisce generosi degli attaccanti che in verità fanno al massimo 2-3 cose buone per la squadra. Pellè, invece, l’altra sera si è messo totalmente a disposizione della causa. Grazie soprattutto a lui hanno giocato bene tutti i reparti. Fantastico il lavoro spalle alla porta: col petto, di testa e proteggendo palla a terra ha fatto respirare in più occasioni difesa e centrocampo. Di sponda e con le spizzate di testa ha favorito gli inserimenti dei centrocampisti e l’azione dello stesso Eder che andava immediatamente a buttarsi negli spazi: 7 palle alte su 8 erano di Pellè, e poi lo trovavi sempre accanto al compagno in difficoltà. Quando in squadra hai uno così la tua difesa non è mai in affanno, e la palla da dietro esce anche più velocemente perché là davanti hai sempre un punto di riferimento pronto a ricevere o a creare spazi e dettare linee di passaggio per gli inserimenti degli altri compagni, i vari Giaccherini, Parolo, Candreva o Florenzi per intenderci».
E in più ha già fatto due gol.
«Sì, due centri praticamente uguali. Sa finalizzare, è grosso, è coraggioso, non ha paura di nessuno, e di questi tempi incontri difensori che sono vere bestie, quindi devi essere bravo a farti rispettare. E Pellè, da solo, ha tenuto a bada Sergio Ramos e Piquè, due grandissimi. Insomma, sfrutta al massimo le sue qualità: non è un contropiedista, va utilizzato così come sta facendo Conte, e sia chiaro che non tutti i grandi centravanti sanno giocare spalle alla porta».
Si aspettava una crescita tanto importante da parte di un giocatore di 31 anni?
«A uno così, predisposto a imparare, puoi chiedere sempre di più, anche fino a 35 anni. E ve lo dico io che all’inizio ero guardato con diffidenza per le mie doti tecniche grezze: fino a fine carriera ho sempre chiesto a me stesso di andare oltre ciò che già sapevo fare. Si migliora a ogni età, chi si ferma alla lunga non va da nessuna parte».
La Francia televisiva è pazza di lei e del suo modo di raccontare calcio: cosa pensano i nostri cugini della banda Conte?
«Hanno grande rispetto. In giro per il mondo pesano eccome i nostri 4 titoli mondiali. Siamo sempre lì, questi sono i nostri palcoscenici naturali, siamo abituati a gestire la pressione e difendere molto bene: così si vincono questo tipo di tornei. Deschamps lo sa meglio di tutti, perché ha giocato nella Juve, proprio con Conte fra l’altro. In Italia si resta per ore sul campo a fare tattica, a preparare le partite. Il nostro calcio resta vincente, toglie gli spazi, mette pressione. Detto questo, la Francia è super quest’anno, una delle grandi favorite, guidata appunto da un tecnico di fatto di scuola italiana. Mi piacerebbe vederla un po’ più cattiva nei momenti determinanti, ma in generale parliamo di giocatori fenomenali. Oggi si vince soprattutto con la corsa, la forza fisica, l’organizzazione e la concentrazione massima: il Tiqui-Taca è roba per tre squadre al mondo, ovvero Barcellona, Bayern e Spagna, le altre devono correre, picchiare e fare legna».
Insomma, siamo partiti timidi, ma lei ora ci sta dicendo che iniziano a rispettarci sul serio in giro per il mondo?
«Adesso ci temono tutti. D’altronde quando hai un matto in porta e la miglior difesa del mondo sono cazzi per gli altri. Ragazzi, farci gol è difficilissimo, anzi è già durissima arrivare a tirare verso la nostra porta. Barzagli, Bonucci e Chiellini sono gli ultimi veri specialisti della difesa in campo internazionale: così cattivi, intensi e duri non ce ne sono più in giro. Gli altri non hanno idea di cosa significhi difendere in Italia: da noi giocano d’anticipo, mordono le caviglie in ogni zona del campo e sono sportellate continue».
Ci parla del «matto»?
«Nell’ottobre del 1997 giochiamo in Russia, gara d’andata dello spareggio per Francia 98. Ci sono 16 gradi sotto zero, nevica e piove allo steso tempo, si muore dal freddo insomma. A un certo punto si fa male Pagliuca, mi giro verso la panchina e vedo uno sbarbato di 19 anni pronto a entrare, in maniche corte! Appunto, un matto! Ma un matto fenomeno, l’Einstein della porta, uno che potrebbe parare fino a 50 anni. Il più grande».
Abbiamo chiuso noi il ciclo della grande Spagna?
«Può darsi, è anche normale che dopo 8 anni di successi e di calcio spettacolare arrivi il momento di un cambio generazionale. La Spagna ha tritato tutti dal 2008 in poi, e un po’ di fame viene meno alla lunga. In ogni modo, dietro ci sono già giovani fortissimi che spingono. Non avranno problemi a risalire».
Dove può arrivare questa Italia?
«C’è la Germania, la più forte del mondo in questo momento, squadra senza punti deboli secondo me. Dunque, non sarà semplice, ma di una cosa sono certo: i nostri ragazzi sputeranno sangue, non si risparmieranno e ci renderanno comunque orgogliosi. Abbiamo fame vera, loro magari qualcosina l’hanno lasciata per strada dopo il Mondiale in Brasile. Mi aspetto qualche altro stratagemma di Conte, secondo me non sono tanto tranquilli in Germania, anche perché sono loro ad aver tutto da perdere».
Ha visto un nuovo Vieri in questo Europeo?
«No, Vieri è inimitabile (ride, ndr)».
Chi le è piaciuto di più? Chi l’ha sorpresa positivamente?
«Payet della Francia».
Vieri, lo prende o no questo patentino da allenatore?
«Con calma faccio tutto».
Si vede in futuro c.t. della Nazionale?
«Sono stato per 10 anni il bomber della Nazionale, mi basta così».
È vero che qualche ex compagno le ha offerto di collaborare con lui a livello tecnico?
«Sì, è vero, chi mi conosce bene sa che tipo sono e ciò che posso dare al calcio. Vediamo, sono ancora giovane...».
Nomi?
«No, non ne faccio».
Vabbè, chiudiamo col gossip: si sposa?
«Prima o poi sì».