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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

Si tornerà a votare sull’Italicum in Parlamento

Un sasso nello stagno. Tecnicamente una mozione parlamentare con la quale Sinistra italiana – il partito dei vendoliani e dei fuoriusciti dem Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre – chiede di rimettere mano alla legge elettorale prima che sia la Corte costituzionale a farlo il 4 ottobre. La Sinistra chiede e ottiene, a sorpresa, di parlarne in aula alla Camera, a settembre. La partita sull’Italicum quindi si riapre. Anche se da Palazzo Chigi la ministra Maria Elena Boschi raffredda gli animi e ridimensiona: non si tratta di cambiare nulla e non c’è nulla da cambiare, la mozione non è ancora in calendario e poi non entra nelle questioni di merito. E a sera nella diretta Facebook #matteorisponde, Renzi dà l’alt: «L’Italicum non si cambia».
L’iniziativa della Sinistra infatti mira a dimostrare che ci sono molti punti incostituzionali nell’Italicum. Arturo Scotto, capogruppo di Si, elenca: c’è sproporzione tra voti e seggi, no ai capilista bloccati, l’Italicum ha gli stessi vizi del Porcellum, la legge elettorale in vigore fino a luglio. Ma la lancia è spezzata e innesca la valanga di no all’Italicum, da parte della destra ma anche degli stessi alfaniani alleati di governo, della sinistra dem e persino dei 5Stelle, nonostante potrebbero esserne avvantaggiati. Lunedì, nella direzione del Pd, la minoranza dem non esclude di presentare un documento per dire di nuovo: “Cambiamo l’Italicum”. Non si troverebbe isolata, dal momento che anche il ministro Dario Franceschini e la sua corrente avrebbero dubbi su alcuni punti critici, primo fra tutti quello del premio di maggioranza: da dare non alla lista bensì alla coalizione oppure stabilire la possibilità di apparentamento al 2°turno.
“NIENTE SPIFFERI E MOZIONI”
I renziani non aprono a modifiche ma non giocano a catenaccio. Andrea Marcucci, senatore, supporter di Renzi della prima ora, ironizza: «Per cambiare l’Italicum non servono mozioni o spifferi raccolti nei corridoi, ma maggioranze parlamentari». Tuttavia ammette che cambiare si può «in qualsiasi momento», a patto appunto di avere una solida maggioranza e di non finire impantanati. Netto il capogruppo dem alla Camera, Ettore Rosato: «La mozione di Si è uno stimolo politico che comprendiamo ma non possiamo accogliere, oltretutto non serve a nulla e non è la strada per un confronto».
TUTTI I RIFLETTORI SUL REFERENDUM
In parte a Bruxelles, in parte con la e-news settimanale, Renzi sposta l’attenzione sul referendum costituzionale: «Se perdo vado via, come accade in tutta Europa. Non divento un pollo di batteria che fa finta di niente, come loro». Intanto annuncia i 10 mila comitati per il Sì entro settembre. Certo la partita è a forte rischio e racconta che, facendo un paragone tra il referendum costituzionale e quello per la Brexit, molti amici gli consigliano di non rischiare, di prendere tempo e lui risponde: «Non scherziamo, chi ha paura dei rischi non può fare politica». Si difende anche dalle accusa di troppa personalizzazione: «Vero, in tanti stanno cercando di non parlare del merito del referendum, sono loro che parlano di me». E ancora: «Con lo stop al Senato si risparmiano 100 milioni di euro». Minimizza sulla mozione sull’Italicum: «Ce ne sono tante di mozioni, niente di preoccupante».
D’ALEMA E LE BUGIE
Renzi contrattacca: «D’Alema ha detto un sacco di cose false. Io non sono un usurpatore, avrebbero potuto mettere l’energia che ora hanno contro di me per fare la legge sul conflitto d’interessi». Pino Pisicchio (Misto) ha presentato una legge per un lifting all’Italicum: il tripolarismo della politica italiana -Pd-destra-5Stelle – cambia le carte in tavola. Oggi confronto organizzato dai Radicali sulle ragioni del Sì, del No e lo spacchettamento del referendum.