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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

SPECCHIO PER SETTE


Secondo un’indagine statistica di Gfk in ventidue Paesi, gli italiani sono i più vanitosi del mondo: passano davanti allo specchio 5, 6 ore a settimana. Seguono argentini e americani (alla pari con 5,3 ore), poi i francesi (5,2). In fondo alla classifica i cinesi (2,9). La fonte riporta anche le motivazioni per cui ci si ferma per così tanto tempo allo specchio. Quella che va per la maggiore: «Sentirsi bene con se stessi», prevalentemente sostenuta dalle donne. Altra spiegazione data per giustificare le ore trascorse davanti allo specchio, che riguarda il 30% degli intervistati: «Dare il proprio esempio ai propri figli» (Zecchi, Il Giornale; Truenumbers.it).

Nel 1921, il pittore surrealista francese Philippe Soupault espose un quadro dal titolo Ritratto di un imbecille. Si trattava di uno specchio incorniciato.


Gli specchi in uso in Egitto, nella Grecia antica, e nella Roma repubblicana erano lastre di metallo, spesso argento, rame o bronzo, leggermente curve e lucidate alla perfezione per renderle riflettenti.

Secondo Svetonio, il poeta Orazio avrebbe fatto costruire, come tanti altri amanti di questa pratica, uno speculatum cubiculum, cioé una stanza tappezzata di specchi per i suoi giochi erotici.


In Cina comparvero nel 600 a.C.: in bronzo e leghe di rame, erano di forma rotonda, quadrata o a fior di loto. Più sofisticati di quelli egizi, greci e romani, gli specchi cinesi riflettevano l’immagine nitidamente. Per il cerimoniale nuziale erano decorati con fenici, pavoni, anatre o gazze con una corda nel becco (simbolo del legame matrimoniale). Utilizzati anche nei rituali magici, venivano posti nelle tombe dei defunti: si credeva che i demoni, alla vista della propria immagine riflessa, fuggissero spaventati.

I primi in vetro comparvero in epoca cristiana, decorati sul retro della superficie. Nel Medioevo riflettevano un’immagine deformata e confusa, e solo nel Cinquecento, a Venezia, vennero perfezionati con una lastra di vetro ricoperta da stagno e mercurio.

Nella tecnica veneziana si prendeva una lastra di cristallo che veniva resa perfettamente piana e lucidata. Questa lastra, unita a fogli di stagno usando il mercurio come fissante, creava specchi di straordinaria qualità. Il processo era costoso e complesso e rendeva lo specchio un bene di lusso.

Uno specchio realizzato a Venezia con una cornice d’argento valeva 8.000 lire, un dipinto di Raffaello era stimato 3.000 lire.


Nel Medioevo si credeva che la donna mestruata, guardandosi allo specchio, lo appannasse (secondo questa credenza l’occhio, raccogliendo il flusso mestruale, alterava l’aria trapassata dallo sguardo e gli oggetti in traiettoria).

Per Aristotele la donna durante il mestruo intorbida lo specchio in cui si rimira.

Nel 1835 il chimico Justus von Liebig creò lo specchio moderno, ricoprendo d’argento metallico una superficie di vetro. Da allora, lo specchio non ha subito grandi rivoluzioni.



Oggi gli specchi sono composti da lastra di vetro su cui è deposto un sottile strato di argento o alluminio, fissato al vetro per elettrolisi. Lo strato metallico è deposto sul lato opposto a quello riflettente ed è ricoperto da una vernice a scopo protettivo. In questo modo il delicato rivestimento è protetto dal vetro stesso. Questa scelta, però, causa una minore capacità riflettente allo specchio, che, in genere, riflette circa l’80% della luce che lo colpisce.



Specchio: «Lastra piana di vetro a cui, su una faccia, è applicato uno strato metallico che riflette la luce e dà un’immagine riflessa dell’oggetto o della persona posta di fronte; di solito è racchiusa da una cornice e ha dimensioni variabili a seconda dell’uso; come oggetto di arredamento appeso alla parete in ambienti signorili e in locali pubblici come elemento per creare effetti decorativi con la riflessione multipla (gioco di specchi)». Definizione numero 12: «Persona irreprensibile e dotata di insigni virtù, che è oggetto di ammirazione o è un modello di comportamento; maestro di vita, di moralità. Esempio: "La femina giovane e vergine dèe vivere ad assempro de la Vergine Madonna Santa Maria, che fu la prima e somma vergine de la verginità e fu reina e specchio di tutte l’altre vergini» (Paolo da Certaldo). (Salvatore Battaglia, "Grande Dizionario della Lingua Italiana)



Spettrofobia (dal latino “spectrum”, immagine): la paura degli specchi e della propria immagine riflessa.

Per non vedersi invecchiare Eleonora Duse tolse via di casa tutti gli specchi e ordinava che così si facesse anche nelle camere d’albergo.

Negli ultimi anni di vita la contessa di Castiglione, fra le donne più affascinanti dell’Ottocento, coprì gli specchi di casa per non vedersi invecchiare e decise di uscire solo di notte, per non mostrare le rughe alla luce del giorno.

Carmelo Bene, negli ultimi giorni della sua malattia fece sistemare una pagina di giornale sullo specchio in camera da letto «per non vedere più riflessa un’immagine agonizzante».

Un’attrice al tramonto disse un giorno all’abate Mugnier: «Quando passo davanti allo specchio esclamo: son bella! E’ un peccato?». Sua replica: «No, no, è soltanto un errore».


Adriaen Pauw, ricchissimo borgomastro di Amsterdam vissuto nella prima metà del Seicento, aveva piantato nelle sue aiuole di Heemstede degli specchi che davano di lontano l’impressione, con poche decine di tulipani rari, di una moltitudine di fiori preziosi.

Arnauld du Fort, guerriero e terrore dei protestanti francesi della Rochelle, che fece costruire una fortezza e allestì una stanza rivestendola di specchi per studiare le proprie movenze e dotarle di maggiore grazia.


Marlene Dietrich si era fatta posizionare uno specchio gigante sul set de L’Angelo Azzurro di modo che dalla coda dell’occhio potesse vedersi così come appariva nella macchina da presa di Joseph von Sternberg.

A bordo del Christina, nella stanza di Aristotele Aristotele e Tina Livanos, con letto monumentale, le pareti verde spuma di mare erano adorne di specchi veneziani racchiusi in cornici d’avorio lavorate con decorazioni a forma di conchiglia.


Lo specchio, per Leonardo da Vinci il "maestro de’ pittori".

Il grande letto di Salvador Dalì nell’atelier del suo rifugio a Port Lligat: ogni mattina uno specchio vi rifletteva sopra i primi raggi del sole, perché voleva essere il primo spagnolo a ricevere la luce.

Nel giorno del suo trentacinquesimo compleanno, il 24 agosto del 1934, Jorge Luis Borges tentò di suicidarsi. Comprò: una pistola in un’armeria di Buenos Aires, un romanzo di Ellary Queen, un biglietto ferroviario sola andata per Adroguè, in campagna, dove prese una camera all’Hotel ”Las Delicias”. In piedi, davanti allo specchio, si puntò l’arma alla tempia, fissando l’immagine riflessa dell’indice sul grilletto. Fu distolto dalla sua stessa immagine di ”suicidando” e ci ripensò.


Rompere uno specchio porterebbe male per questa ragione: nell’antichità gli specchi erano giudicati sacri perché riflettevano la figura e anche perché, se interrogati, permettevano di conoscere il passato e il futuro. Romperlo significava distruggere un pezzo della persona.

Da ragazza Loretta Goggi fu soprannominata ”la vergine di ferro”: «Avevo più o meno 20 anni, ed ero sul set di non ricordo quale produzione quando si ruppe uno specchio. I superstiziosi iniziarono a dire che, per evitare 7 anni di sciagure, una vergine avrebbe dovuto farci pipì sopra. E i macchinisti guardarono me. Io ovviamente mi rifiutai. E per un po’ mi chiamarono così».


Il 50 per cento delle donne tra i 20 e i 60 anni non è soddisfatto di sé quando si specchia. Lo dice uno studio svolto su un campione di 200 donne dagli specialisti del dipartimento di chirurgia plastica ed estetica dell’università di Ankara. Le insoddisfazioni cambiano a seconda dell’età: a 25 anni non piace il naso, a 35 si inizia a criticare la propria pelle, a 55 anni il problema è la linea della mandibola che scende.

Strehler, faccia bellissima, non era alto «e questo era un suo cruccio. Certe domeniche, a casa, passava il tempo a guardarsi allo specchio e a recriminare a voce alta: “Ma perché non sono alto come Gassman!”».

Gli “smart mirror”, specchi intelligenti. La tecnologia apparve nel 2012, quando Microsoft presentò a Las Vegas, al Consumer Electronics Show, il primo specchio elettronico. Un tecnico si specchiava davanti al monitor, uno schermo a cristalli liquidi da 50 pollici dotato di videocamera che lo riprendeva, riproducendo così la sua immagine. Muovendo le braccia sceglieva una giacca e una cravatta, visualizzate ai bordi dello schermo: le spostava davanti a sé e gli calzavano addosso. Bastava un altro gesto del braccio per cambiare modello o colore. Il monitor non era solo un maxi tablet: un rilevatore di movimento Kinect recepiva i comandi gestuali e i chip sovrapponevano l’immagine digitale dei vestiti a quella ripresa dalla videocamera. Questo dispositivo rimase prototipo.

L’anno scorso MemoMi Labs, una startup di Palo Alto, California, ha messo in commercio il “Memory mirror”: uno specchio di 55-70 pollici con display Oled (diodi organici che emettono luce) capace di offrire una simulazione realistica di una prova d’abito. Basta avvicinarsi al monitor con un capo di abbigliamento, dotato di etichetta elettronica, e subito appare l’immagine digitale sullo schermo, su cui campeggia il cliente (ripreso da una videocamera esterna): basta un gesto per “indossare” virtualmente il vestito, vedendo come sta in diversi colori e modelli. Lo specchio memorizza le foto delle prove, e mostra come appare il vestito da ogni punto di vista possibile, a 360°. Registrandosi col cellulare, i clienti possono ricevere e condividere le foto in posa con l’abito. Lo specchio, del quale i creatori non svelano il prezzo, è stato installato nelle catene di abbigliamento di lusso Neiman Marcus e Rebecca Minkoff negli Usa.

Un ricercatore di 33 anni del Mit, Ming-Zher Poh, ha creato un algoritmo capace di dedurre il battito cardiaco analizzando la luminosità del viso. Infatti, quanto più sangue è pompato nelle vene, tanto meno il viso riflette la luce: per misurare il battito cardiaco, quindi, basta analizzare le variazioni di luminosità del volto con una videocamera. Così Poh ha lanciato il progetto “Medical mirror”: uno schermo Lcd con videocamera integrata. Basta starci davanti per 15 secondi e appare la misura del battito cardiaco. Il sistema, ancora in fase di test, è promettente: il margine di errore è di soli 3 battiti al minuto.

In Italia sta nascendo il “Wize mirror”, uno specchio capace di tenere sotto controllo il rischio di malattie cardio-metaboliche: infarto e obesità. Grazie a vari sensori, studiando il volto di chi vi si pone di fronte, lo specchio può fare, in un paio di minuti, un check-up che rivela il battito cardiaco, l’eccesso di colesterolo o di zuccheri, lo stress.

Altro prototipo, “Future mirror” di Panasonic: il suo monitor, dotato di videocamere ad alta risoluzione, evidenzia le imperfezioni della pelle (pori, rughe, brufoli) e consiglia il trattamento più indicato, mostrando il risultato virtuale di un cambio di trucco o di acconciatura.

«Un giovane marito, tutto nudo, si contempla con ammirazione nello specchio della camera d’albergo. "Con due centimetri in più - dice fieramente - sarei un re". "Sì - ribatte la moglie - e con due centimetri di meno saresti una regina"» (Groucho Marx).


Barzelletta su Totti. «Francesco, ma perché è tutta la mattina che ti specchi?". Totti: "Ordine der dottore, mister. M’ha detto: stai male, per un giorno intero te devi ”riguardà”».



«Guardandosi allo specchio, nel giorno del suo settantacinquesimo compleanno, Edmond Rostand commentò: "Eh, gli specchi non sono più quelli di una volta!» (Avner Ziv).

«Gli specchi e la copula sono abominevoli, poiché moltiplicano il numero degli uomini» (Uqbar, esiarca, citato da Borges).

«Gli specchi dovrebbero riflettere un momentino prima di riflettere le immagini» (Jean Cocteau).

«Sono talmente solo che lo specchio non mi riflette più» (Leo Longanesi).