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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

BORIS E I SUOI FRATELLI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

La sorella contro il fratello. I nipoti contro lo zio. I figli che piangono e il nonno che fa da paciere.
È una nuova puntata di Un medico in famiglia? No, è il ritratto di una famiglia britannica all’indomani del voto per la Brexit. E che famiglia! Parliamo dei Johnson, una specie di stravagante tribù di eccentrici e genialoidi, quella a cui appartiene Boris, l’ex sindaco di Londra e ora leader del fronte Leave con vista su Westminster (Nigel Farage e l’Ukip non entrano neppure dalla porta di servizio).
Lo spassoso racconto di cosa è successo ai Johnson nell’ultima settimana è scritto da Rachel, la sorella giornalista, ed è apparso sul Mail on Sunday. Intanto chiariamo che i Johnson sono quattro fratelli: Boris 51, Rachel 50, Leo 48 e Jo 44. Tutti biondissimi, tutti super intelligenti, tutti super carriere e super educazioni.
Il più scemo, insomma, è andato a Oxford. La più normale è la madre, Charlotte, che ha mollato il padre per le troppe corna, pittrice e malata di Parkinson. Le cronache dicono che sia l’unica in grado di frenare le intemperanze di Boris. Rachel inizia il suo racconto dall’ultimo weekend prima del fatidico voto, quando il padre Stanley (75, ex influente politico conservatore, poi trasferito a Bruxelles per lavorare alla Commissione europea) “faceva campagna per il Remain in Hyde Park” mentre mio fratello Boris “faceva campagna per il Leave a Billinsgate”.
Poi sono andati tutti al compleanno di Boris, a casa dell’altro fratello Jo a Camden, quartiere fighetto di Londra Nord. Per la cronaca, anche Jo è parlamentare conservatore, ma è il meno esibizionista della famiglia, mentre Leo è un conduttore televisivo. Ognuno ha portato qualcosa. “Jo ha fatto carne al chili, mia madre ha portato il formaggio, io l’insalata”. Ci sono stati tanti brindisi e tante chiacchiere di Boris, poi una bella torta di cioccolato e tutti si sono salutati convinti che il Remain avrebbe vinto, se pur di poco.
Rachel era per il Remain, era sulla barca di Bob Geldof durante la guerriglia con i pescatori sul Tamigi. Ma suo marito Ivo ha voluto la prova del voto. “Lo so che voterai per tuo fratello. Voi Johnson siete un clan”. Così Rachel ha dovuto provare la fedeltà all’Ue con una foto della scheda.
Poi la tragedia, venerdì mattina. Lei racconta di aver pianto all’alba sulla spiaggia di Cannes, mentre il padre faceva il giro degli studi tv britannici, con indosso una maglietta con la scritta “Votate IN” e diceva a tutti quanto sarebbe stato bravo suo figlio Boris come primo ministro dopo la vittoria del Leave. Rachel era subissata di messaggini e telefonate. La figlia: “Non posso credere che sia successo. Ho tremato tutta la mattina, ho pianto”.
Il figlio minore ha chiamato e ha detto a tutti su Facebook che era furibondo: “Tutti stanno dicendo che Boris ci ha rubato il futuro”. Poi minacce, telefonate, altri sms. Frederic, un amico francese che lavora a Londra con tre figli: “Ti prego, dimmi una cosa per rassicurare i bambini. Piangevano stamattina”. Appena atterrata ad Heathrow, Rachel ha telefonato al marito: “Presto morirò, quindi non mi preoccupo per me. Sono preoccupata per i miei figli e i miei nipoti”.
E pensare che Boris le aveva chiesto: “Per favore non scrivere un altro dei tuoi soliti pezzi”.
di Caterina Soffici, il Fatto Quotidiano 30/6/2016