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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

GLI AZZARDI DEL SULTANO TRA NEMICI E ALLEANZE

La politica estera e interna turca è stata immessa in un vicolo cieco dal presidente Erdogan a causa della sua smania di strappare la leadership del mondo islamico sunnita all’Arabia Saudita, attraverso il sostegno ai jihadisti che combattono contro il presidente filo iraniano sciita Assad, in Siria; di controllare in patria i tre poteri dello Stato e schiacciarne il quarto, la stampa; di sacrificare la tregua con i curdi.
Per quanto riguarda la politica interna, il “sultano” ha portato la macchina turca a imboccare una strada senza via d’uscita quando, dopo le elezioni del 7 giugno 2015, ha fatto enormi pressioni sul suo partito, che non era riuscito a ottenere per l’ennesima volta la maggioranza assoluta ma solo quella relativa – grazie all’entrata del partito di sinistra filo curdo Hdp in Parlamento – per evitare la formazione di una coalizione di governo e andare a nuove elezioni. Le consultazioni dell’1 novembre scorso sono andate poi come desiderava Erdogan ma intanto la Turchia era entrata nella morsa del terrorismo. L’attentato dell’Isis a Suruc del luglio scorso dove 32 ragazzi, tra i quali anche molti turchi dell’Hdp, filo curdi furono fatti saltare in aria da un kamikaze turco affiliato allo Stato Islamico, ha portato alla rottura della tregua con i guerriglieri del partito dei lavoratori curdo; la guerra tra esercito turco e il Pkk è tornata ai livelli degli anni Novanta con migliaia di morti tra i civili della zona. A peggiorare la situazione l’ingresso dei falchi del Tak, un gruppo di giovani curdi staccatosi dal Pkk perché lo ritengono troppo morbido. Sotto il profilo internazionale, dopo che Erdogan ha dato ordine ai suoi top gun di bombardare le postazioni dell’Isis in Siria, anche il Califfo Al-Baghdadi ha iniziato a non considerarlo più un alleato affidabile.
Da tempo gli Usa sapevano del doppio gioco di Erdogan nei confronti della Nato e della coalizione internazionale contro l’Isis. Ma è stato nel novembre scorso che Erdogan si è guadagnato un altro nemico: il presidente russo Putin. Un jet di Mosca fu abbattuto dalla contraerea turca con il pretesto di aver violato lo spazio aereo nazionale. Sullo sfondo rimaneva la rottura con Israele avvenuta nel 2010 per la vicenda della Flottilla in rotta verso Gaza e quella con l’Egitto di Al-Sisi che aveva deposto il presidente Morsi, alleato di Erdogan. Proprio il giorno precedente l’attacco all’aeroporto Ataturk, Erdogan aveva riallacciato con Gerusalemme e con la Russia, abbassandosi a chiedere scusa allo Zar. Umiliazione che l’opposizione turca gli ha subito rinfacciato. Ora Erdogan cerca di correre ai ripari, ma potrebbe essere tardi: la serpe che ha fatto strisciare in Siria attraverso il territorio turco, dandogli appoggio logistico e armi, come testimoniato dallo scoop del giornalista Can Dundar – condannato a cinque anni di carcere per “rivelazione di segreti di Stato” – ora gli si è rivoltata contro.
di Roberta Zunini, il Fatto Quotidiano 30/6/2016