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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

C’è un senatore che non riesce a dimettersi

Oggi potrebbe arrivare il sì tanto atteso. Giuseppe Vacciano lo aspetta da un anno e mezzo, dal 22 dicembre 2014, giorno in cui ha presentato le dimissioni da senatore, dopo aver lasciato i 5 Stelle. Dimettersi dall’Aula, però, non è così semplice. Non basta una lettera, serve il voto dell’Aula. Che finora le sue dimissioni le ha sempre respinte. Nonostante lui chiedesse a più riprese «di poter tornare a fare con soddisfazione il suo lavoro di impiegato della Banca d’Italia» è rimasto per 1 anno e 6 mesi «ostaggio» del Parlamento. Oggi è in calendario, per la terza volta, il voto sulle sue dimissioni. Per lui si tratta di «un gesto di coerenza». Ha lasciato i 5 Stelle nei giorni (novembre 2014) in cui veniva lanciato il direttorio: «Una mutazione irreversibile del Movimento dell’uno vale uno, che non prevedeva sovrastrutture». E ha deciso di lasciare pure il seggio: «Hanno votato il simbolo, non me. Voglio restituire agli elettori un rappresentante di quel simbolo, non restare attaccato alla poltrona».
Dove lo ha però tenuto attaccato l’Aula. Che a febbraio 2015 ha respinto le dimissioni. Il primo no è prassi: «Per dare il tempo per una riflessione approfondita ed essere sicuri che il parlamentare non abbia subito pressioni, che non ci ripensi». Ma lui era, ed è, certo. «Ogni mese ho scritto al presidente Grasso e, poi, anche a tutti i capigruppo, per sollecitarli». E lo ha ripetuto ai colleghi: «Molti mi han chiesto se ero convinto: sì, sennò non romperei le scatole così». A settembre 2015 un nuovo voto: un altro no. «Senza motivazioni, lo scrutinio è segreto. Non avevo cambiato idea, volevo andare via». Che i colleghi preferiscano un senatore nel gruppo Misto a un subentro nei 5 Stelle? «Non so, io ho continuato a fare un’opposizione rigorosa». Così si aspetta che, a questo giro, il voto sia sì: «Sono passati nove mesi dall’ultima volta, spero che l’abbiano capito». Si appella ai colleghi e ricorda che «l’articolo 67 della Costituzione tutela le scelte dei parlamentari, anche di andar via». È l’articolo che stabilisce che per i parlamentari non c’è vincolo di mandato. In quasi tutte le democrazie è così. In Italia può capitare però di restare vincolati al seggio, anche quando il mandato lo si vuole rimettere.