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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

Si dimette Mariarosaria Rossi, tesoriera di Forza Italia. Al suo posto arriva il senatore Alfredo Messina, vicepresidente di Mediolanum

Rivoluzione di velluto ma rivoluzione è. La potente tesoriera di Forza Italia, Mariarosaria Rossi, lascia. Getta la spugna dopo essere stata sul banco degli imputati per settimane. In verità le sue dimissioni erano già state messe sul tavolo più volte ma erano state rifiutate. Ora non più. A darne notizia una nota dello stesso Cavaliere: «La senatrice Mariarosaria Rossi ha svolto negli ultimi due anni con grande competenza, correttezza e lealtà un complesso e delicato incarico di commissario straordinario del partito. Prendo atto con rammarico delle sue dimissioni al termine dell’esercizio contabile e le sono davvero grato per l’ottimo lavoro svolto che ha consentito a Forza Italia di riordinare i conti e ottimizzare i costi». In effetti nel 2014 Forza Italia segnava 12 milioni di disavanzo; dopo la cura Rossi s’è arrivati a meno 3 milioni nel 2015. Meno 70%. Tuttavia le quotazioni della senatrice sono calate con la malattia del Cavaliere e gli scontenti nel partito (tra questi anche il capogruppo Paolo Romani, ndr) si sono fatti sentire. La nota prosegue: «La senatrice Rossi continuerà a svolgere, ovviamente, incarichi di rilievo nell’ambito del nostro movimento grazie alle sue competenze e al suo impegno politico. Dopo ampie consultazioni ho ritenuto di affidare il compito di commissario straordinario di Fi al senatore Alfredo Messina a cui vanno i miei migliori auguri di buon lavoro». Messina, senatore, è uomo molto vicino alle aziende di Berlusconi.
Dal canto suo, Mariarosaria Rossi si fa da parte e accetta il nuovo incarico di tesoriere del gruppo del Senato dichiarando in una nota: «Voglio innanzitutto ringraziare il presidente Berlusconi ed il capogruppo Romani dell’affetto, della fiducia e della stima dimostratemi offrendomi l’incarico di tesoriere del gruppo Forza Italia al Senato. Con spirito di servizio e con l’entusiasmo di sempre accetto questo nuovo impegno per il mio partito al fianco dei colleghi senatori». In realtà proprio con Romani erano state scintille alla vigilia dell’operazione del Cavaliere. Ed è stato quest’ultimo a volere la pax tra i suoi, suggellata con un pranzo Romani-Rossi. Il pranzo della distensione. E Romani, così, ringrazia il senatore Floris, ex tesoriere del gruppo, e apre le porte alla Rossi.
Intanto Berlusconi prosegue la sua riabilitazione: «Sono pronto a ricominciare», giura al telefono dalla sua camera del San Raffaele di Milano. Dall’altra parte della cornetta il presidente di Israele Reuven Rivlin che ribatte veloce: «Sei sempre un ragazzo». Tante le telefonate che arrivano in clinica dall’estero: quella del presidente del gruppo del Ppe, Manfred Weber, per esempio; ma anche quella del primo ministro bulgaro Bojko Borisov. Tutti a sincerarsi delle condizioni di salute dell’ex premier italiano che molti giudicano «in forma e sul pezzo». Lavora ore al giorno, interessandosi di politica interna e internazionale. Particolare attenzione alle elezioni spagnole dove, raccontano, «aveva previsto la vittoria del Partito popolare seppur risicata». Lavoro e riabilitazione con tanto di tre sedute di cyclette al giorno da venti minuti ciascuna. E tra qualche giorno potrebbe anche proseguire le cure ad Arcore.
Francesco Cramer

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A curare i conti di Forza Italia, complicati come tutti quelli dei partiti passati dal vecchio finanziamento pubblico alla dieta forzata, arriva un tecnico dei bilanci. Alfredo Messina, in Senato già da due legislature prima col Pdl poi con Fi, prima che politico è un manager dal curriculum sterminato. A lui va il ruolo delicato di «commissario straordinario del partito», affidatogli da Berlusconi «dopo ampie consultazioni» (così scrive il leader in una nota) in sostituzione di Mariarosaria Rossi. Messina è uomo di stretta fiducia ad Arcore, da decenni ai vertici delle aziende della galassia Fininvest, in particolare di Mediolanum SpA di cui è vicepresidente dal 1995.
Nei profili manageriali della corporate governance del gruppo guidato da Ennio Doris, si legge a proposito del vicepresidente vicario Messina: «Dopo varie esperienze professionali presso importanti società, approda in Olivetti con la funzione di Controller del Gruppo produzione e poi in Alitalia con quella di Direttore Centrale di Gruppo preposto all’amministrazione, alla finanza e al controllo. Dal 1989 all’Iri come Direttore Centrale Pianificazione e Controllo. In Fininvest dal 1990, prima come Direttore Generale e poi, nel periodo febbraio-luglio 1996, Amministratore Delegato della stessa holding. È membro del Consiglio di Amministrazione di Molmed SpA», società di biotecnologie partecipata da Fininvest.
Messina, classe 1935, natali laziali a Colleferro, è stato anche consigliere di Mediaset fino al 2015, anno in cui dichiara al Senato nella propria dichiarazione patrimoniale di non avere più cariche nella società, mentre da aprile 2015 è membro del Consiglio di Amministrazione di Mondadori. Un fedelissimo della vecchia guardia berlusconiana, dunque, quella che fa capo a Confalonieri, Gianni Letta e Doris, tornati a consigliare Berlusconi sulle scelte operative, anche sul partito, dopo lo stop dell’intervento al San Raffaele. Un manager, un uomo-macchina per gestire le grane amministrative (ma non solo) del partito, che si è sempre mosso dietro le quinte. Mai un’intervista, mai una dichiarazione polemica, molto, invece, tessitura di rapporti, anche con In effetti sui giornali Messina ci finisce quando si parla di quello, di dichiarazioni dei redditi dei politici, le periodiche classifiche si «Paperoni» del Parlamento. Il nuovo tesoriere di Forza Italia è uno di loro, con 1,6 milioni di euro di reddito dichiarato nel 2015, tra i più ricchi a Palazzo Madama. Ottimi redditi, tanti incarichi pesanti. A cui si aggiunge ora quello di tesoriere di Forza Italia. Non dei più facili.
Paolo Bracalini