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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

Ci ha pensato Federer a mettere fine al piccolo grande sogno di Willis

Pioveva. Le chiamano showers, gli indigeni, che tradotto significa docce. È un gentile diminutivo che aiuta a non definirle scrosci, acquazzoni o peggio.
La maggior parte dei 30mila non si irrita, né bestemmia, magari fa un giretto al Museo, e infine acquista un ombrello in tela verde e viola, i colori del club, così da poter dimostrare che, a Wimbledon, lui ci è entrato. In una simile vicenda simbolistica mancava una storiellina esemplare, svoltasi grazie all’unico campo asciutto, il Centrale, sotto quel benefico tetto che, mi disse una decina di anni fa il Chairman, il Presidente, Buzzer Hadingham, «Non costruiremo mai, we are british». Avrebbe certo votato Brexit, per poi pentirsi, come fanno in tanti, il povero Buzzer.
La fortuna, comunque, è giunta in tempo a soccorrere quei 15mila che avevano avuto un biglietto per il Centrale. Hanno assistito, gli eletti, ad una sorta di copione irrealizzabile se non in quelle che è doveroso definire “scemeggiate“, e cioè sceneggiate ordite da colleghi un po’ stupidini, oppure superfurbi. Per produrre simili vicende è certo indispensabile, insieme ad una conosciutissima Star, un esordiente, almeno in apparenza votato ad un futuro, immancabile successo. I produttori avevano deciso, chissà a quali prezzi abissali, di servirsi della più grande Star contemporanea, Federer, accopiandolo con un esordiente a cui avevano assegnato un ruolo difficilmente credibile. Il 25enne Marcus Willis era infatti pervenuto miracolosamente al torneo, senza acquistare il biglietto d’entrata. N. 772 del mondo, riscrivo settecentosettantadue, aveva disputato le prequalificazioni superandole soltanto grazie al ritiro di un tipo rimasto in Turchia, per lo smarrimento del biglietto aereo.
Ammesso così alle qualificazioni, era riuscito miracolosamente a battere altri tre tipi, un giapponese e due russi, forse affaticati per la lontananza dei loro domicili. Vista simile incredibile avvenimento, lo scemeggiatore aveva fatto sì che concedesse più di un’intervista alle grandi tv, ed eravamo così venuti a sapere che, raggiunti i 25 anni, al termine di una più che deludente carriera, Willis aveva deciso di abbandonare la professione di presunto tennista, per trovare un impiego di maestro al Warwick Boat Club, dove dove aveva incontrato una fidanzata americana che gli aveva suggerito una personale brexit, sicura di potergli trovare un miglior lavoro in Usa, con incassi superiori alle 258 sterline intascate sin qui, col tennis.
Incerto se accettare, Willis aveva suggerito di attendere il risultato del primo turno contro il lituano Berankis, sorta di nuova vincita al lotto che gli aveva concesso un assegno di 50.000 sterline. Ci mancava giusto la pioggia per far sì che il Centrale divenisse l’unico palcoscenico esistente. Rimaneva da progettare il copione di Federer. Immaginare di farlo perdere era eccessivo anche per lo scemeggiatore della vicenda Willis. Quel che non si poteva forse immaginare era che Roger dimostrasse la sua professionalità e il suo rispetto per Marcus lasciandogli una sola palla break nel primo set, tre games nel secondo, dopo di che l’involontario protagonista sarebbe stato costretto ad affidarsi al fisio, forse per attenuare una contrattura emotiva. Via via che cresceva l’abitudine al gioco dei campioni, e diminuiva l’emozione, Marcus avrebbe trovato modo di andare in testa, 4-3, contro un Federer forse distratto, ma certo lontano da quello che fu. Mentre ci si dilettava con una simile, insolita vicenda, sarebbero iniziate, su campi ai limiti della praticabilità, alcune partite bagnate. Ho appena potuto notare, sul mio schermo tv, una sorta di Fognini in vacanza, forse ancora in viaggio di nozze. Ma non crediate che questa mia opinione sia attendibile, mentre il match viene sospeso.