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 2016  giugno 30 Giovedì calendario

Intanto la Spagna ci ha superato. Il nostro spread è più alto

L’Italia ha eliminato la Spagna dai campionati europei di calcio. Ma a distanza di pochi giorni Madrid si è presa una piccola rivincita. Puramente finanziaria. Il rendimento dei Bonos decennali spagnoli è tornato ad essere più basso rispetto a quello dei rispettivi BTp italiani. Non accadeva da luglio scorso. Ieri i titoli spagnoli hanno chiuso a un tasso dell’1,26% contro l’1,3% fissato dai bond governativi italiani. Lo spread Italia-Germania è ora a 141 punti contro i 138 del confronto tra Madrid e Berlino.
Fino alla scorsa settimana (prima delle elezioni parlamentari spagnole di domenica) l’Italia aveva un vantaggio di 16 punti base sulla Spagna con i BTp che “pagavano” l’1,48% e i Bonos l’1,64%. Nel giro di tre giorni c’è stato l’avvicinamento e il sorpasso spagnolo. È evidente che gli investitori hanno gradito il responso del voto in Spagna. Podemos, il partito che incarna il movimento anti-austerity (quello più inviso agli investitori a cui piace la stabilità) ha incassato il 21% dei voti ma a conti fatti è risultato il terzo partito, alle spalle del partito socialista Psoe e del Partito popolare (Pp) che ha conquistato il 33% delle preferenze, confermandosi primo. I sondaggi davano Podemos al secondo posto in un possibile testa a testa per il primato, soprattutto considerando la scia emotiva che avrebbe potuto suscitare il referendum del Brexit, arrivato 48 ore prima della consultazione popolare spagnola. Le elezioni hanno quindi rafforzato la posizione del premier Mariano Rajoy e questo spiega perché nelle ultime sedute i Bonos sono stati più acquistati rispetto ai BTp.
Va anche segnalato che i BTp, pur avendo subito il sorpasso spagnolo, sono tornati ai livelli pre-Brexit in una giornata di forti acquisti generalizzati sul comparto obbligazionario governativo dell’area euro in cui si annoverano due ingressi nella sezione guinness dei primati. Il rendimento del Bund a 10 anni ha terminato a -0,123%, il livello in chiusura più basso di sempre (a livello intraday il minimo storico è però -0,2%). In caduta libera anche il rendimento degli Oat francesi che hanno concluso le contrattazioni a 0,218% (il giorno dopo la Brexit erano a 0,455%). Gli acquisti ieri hanno premiato nuovamente i Gilt britannici che si sono confermati sotto l’1% (0,95%), soglia che hanno abbondonato per la prima volta nella storia lunedì scorso.
La paura Brexit e di un eventuale contagio sulla periferia dell’area euro è stata rimpiazzata dalla convinzione che, proprio in ragione delle possibili e imprevedibili conseguenze della Brexit, non è da escludere nei prossimi mesi (c’è chi ipotizza settembre) che la Bce intensifichi l’attuale piano di espansione monetaria, magari potenziando l’acquisto mensile di titoli oppure portando il tasso sui depositi da -0,4% a -0,5%. A questa misura la Bce potrebbe anche in un certo qual modo essere spinta dagli stessi mercati. Il tasso sui depositi, infatti, delimita la soglia massima di titoli di Stato dell’area euro acquistabili dalla Bce nellambito del quantitative easing. Ciò vuol dire che se un titolo di Stato ha un rendimento ancor più basso rispetto al tasso sui depositi non può essere acquistato dalla Bce. Bene, se osserviamo il trend dei rendimenti dei titoli del debito pubblico dei Paesi dell’area euro emerge che molti titoli sono finiti fuori dall’orbita del quantitative easing. I Bund tedeschi presentano rendimenti al di là del tasso sui depositi fino alla scadenza a 7 anni, i titoli olandesi fino a 5 anni, con i bond governativi di Finlandia e Austria vicinissimi. Mentre i titoli di Belgio e Francia al momento sono esclusi fino alla scadenza a 3 anni. Quanto ai titoli italiani sono negativi (ma superiori al limite del tasso sui depositi) fino a 2 anni. E non è da escludere nei prossimi giorni un’escursione sottozero anche del titolo a 3 anni che ieri ha chiuso a quota 0,04%.
Oggi intanto il Tesoro torna sul mercato primario con un’asta di BTp a 5 e 10 anni e CcTeu per un controvalore massimo di 6,75 miliardi. È prevista una domanda robusta a riprova del fatto che, anche grazie allo scudo della Bce, la Brexit è stata già dimenticata dal mercato dei titoli di Stato europei.