Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 30 Giovedì calendario

Il Fondo Atlante è pronto ad altri salvataggi bancari

Piano in due tappe per affrontare l’emergenza del sistema bancario. La prima mossa, dopo giorni di indiscrezioni, l’ha annunciata a Bruxelles ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi: «Il Fondo Atlante ha dato risposte molto importanti ed è in condizioni di essere ulteriormente ricapitalizzato», ha detto aprendo la strada ad una prima manovra di intervento che non esclude una seconda mossa una volta chiuso il braccio di ferro con Bruxelles.
Atlante, che ha 65 azionisti tra i quali la Cassa depositi e prestiti, ha affrontato le crisi delle banche di Verona e Vicenza, provvedendo alla ricapitalizzazione con 2,4 miliardi e può essere utilizzato per altre situazioni simili senza il via libera della Ue in quanto le risorse provengono dal settore privato. Quante risorse aggiuntive serviranno? La dotazione inziale del fondo era di 4,3 miliardi, più della metà sono stati impiegati e servono altri capitali per l’intervento sulle sofferenze: il calcolo che si fa in ambienti vicini al governo è che si dovrebbe procedere ad una ricapitalizzazione pari a 4-5 miliardi. Incerta è tuttavia l’entità della cifra che la Cdp, pivot dell’operazione, sarà chiamata a versare. «Molta prudenza perché si tratta di risparmio postale», ha detto ieri il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. È invece assodato che ad Atlante verranno aggiunti i 500 milioni della Sga, cioè le risorse in pancia alla vecchia bad bank del Banco di Napoli.
In parallelo il governo intende continuare il dialogo con Bruxelles per ottenere, all’interno delle regole, una sospensione o moratoria della direttiva sul bail in (che renderebbe comunque necessario un intervento degli investitori) e dell’articolo 108 del Trattato che vieta gli aiuti pubblici e che aprirebbe la strada a salvataggi veri i propri. Il modello negoziale, si dice, sarà lo stesso adottato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan due anni fa per ottenere flessibilità sul deficit in cambio di riforme: alla fine del percorso l’obiettivo è quello di avere uno strumento che, in caso di necessità, consenta la ricapitalizzazione delle banche. «Rispettiamo le regole ma ci sono spazi», ha dichiarato ieri il sottosoegretario all’Economia Baretta.
Tuttavia il tempo stringe e il “niet” di ieri della Merkel sullo scudo salvabanche ha pesato sull’andamento dei titoli in Borsa: in forte calo Bper (-5,45%), Ubi (-5,23%), Bpm (-3,38%), Banco Popolare (-3,24%) e Mps (-2,87%), che ha aggiornato i nuovi minimi storici a 0,3887 euro. Dunque qualcosa bisogna fare nell’immediato ma l’ipotesi di rafforzamento di Atlante non è così facile da realizzare nel breve. Le banche già azioniste, infatti, non hanno alcuna intenzione di aumentare la loro dotazione e lo hanno già fatto sapere. Mentre per attirare nuovi investitori bisognerà aspettare le prime operazioni di acquisto di sofferenze a prezzi che danno un rendimento da singola B, come annunciato in fase di costituzione. Comunque già venerdì se ne dovrebbe sapere di più visto che Alessandro Penati, il gestore della Quaestio Sgr, sarà al Tesoro per parlare della evoluzione del fondo Atlante.