Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 30 Giovedì calendario

QUERELATE, QUERELATE... TANTO VINCO IO – Milena Gabanelli non è stata gentile, con Panorama, è stata anche di più

QUERELATE, QUERELATE... TANTO VINCO IO – Milena Gabanelli non è stata gentile, con Panorama, è stata anche di più. Si è rivelata estremamente disponibile, ha risposto a tutte le domande; quando le abbiamo chiesto un’integrazione alle stesse, si è prestata senza obiezioni. E lo ha fatto nonostante le difficoltà, oggettive e soggettive, derivanti da una settimana frenetica che la vedevano al centro della discussione dei nuovi palinsesti Rai. Insomma, una signora. Eppure l’intervista risulta più legnosetta del dovuto. Reticente e difensiva. Limiti dell’intervistatore, probabilmente, ma anche, forse, dovuti all’unica condizione posta dalla signora Gabanelli: le domande dovevano essere inviate per iscritto, e nella stessa modalità sarebbero pervenute le risposte. Come quasi sempre succede con Barack Obama, o succedeva con Charles De Gaulle, o insomma con gli statisti doverosamente attenti alle virgole nel nome non dell’audience, ma della Nazione. Il contrario, per capirci, del metodo Report, dove le domande (non tutte, ci mancherebbe pure) vengono formulate addirittura con incursioni improvvise, microfoni nascosti, telecamere celate. Non avremmo mai adottato il metodo Report, un dato che non ci affascina carpire. Ma sarebbe carino, la prossima volta, se la signora Gabanelli ci concedesse un’intervista faccia a faccia, con un ventesimo della vivace modalità che ella riserva agli altri, mentre la respinge per sé. La nuova direzione Rai ha contrastato l’uscita del suo Report? Nemmeno per sogno, caso mai il contrario. Qualche giornale l’aveva sostenuto. Mi trovi un giorno dove qualche giornale non racconti l’opposto di quello che è successo. Con Daria Bignardi, nuovo direttore di Rai3, è tutto a posto? L’unica cosa sulla quale ho questionato è stata lo spostamento di Report al lunedì. Ma rispetto il suo diritto a fare scelte di palinsesto diverse. La nuova struttura dirigente messa in Rai da Matteo Renzi le piace? L’ha scelta Antonio Campo Dall’Orto, non Renzi. Campo Dall’Orto lo ha scelto Renzi. Presumo che Campo Dall’Orto ragioni con la sua testa. Comunque le valutazioni si faranno sulla nuova programmazione autunnale. Ne riparliamo tra sei mesi. Michele Santoro, Gad Lerner... Sembrano tornare i bei tempi. Quando grandi professionisti stanno in campo, sono sempre bei tempi. «Mai fatto un servizio per piacere alla destra o alla sinistra. Preferisco che pensino che sono una bastarda». Parole sue, conferma? Confermo di non aver mai fatto un servizio per compiacere qualcuno. Una volta un politico mi chiamò per chiedermi di cancellare da un’intervista una sua risposta, risposi no. Lui mi disse: «Bastarda» e riattaccò. Correva l’anno 2000. Il suo nome? Un ministro, stop. Lei è una giornalista «per male»? Spero di no, per qualcuno certamente sì. Può dirci per chi ha votato? Posso dirle che a votare ci vado sempre. Metto tutte due le mani sul fuoco che ha votato Movimento 5 stelle . Le metta dove crede. Beppe Grillo nel 2013 la propose per il Quirinale. Ripeterebbe il «no, grazie» anche oggi? Anche oggi. Renzi le piace un po’? le piace mica tanto? lo considera un pericolo per la Nazione? Ci sono cose che mi piacciono, altre meno, altre ancora no. Questo è esser chiari. E dove vede il cuore del pericolo? Nei criteri di reclutamento della classe dirigente. Ha sostenuto che i più antipatici di tutti sono gli uomini di sinistra perché sono stupidi. Ho detto così? Quando? 2014, intervista a Gian Antonio Stella, Corriere della Sera. Mi dispiace, ho sbagliato. La stupidità è straordinariamente trasversale. Parteciperà ai comitati del «No» al referendum istituzionale di ottobre? Non partecipo a comitati. Voterà Sì o No? Non glielo dico. E perché? Che male ci sarebbe a dirlo? Nessun male, ma non glielo dico. Lei è consapevole che alcuni giornalisti sono uomini pubblici più dei politici? E che raccontarsi con franchezza è un gesto di lealtà? Sono due mestieri diversi. Il politico si identifica con un partito; il giornalista, al contrario dovrebbe prendere le distanze dai partiti, usando franchezza e lealtà nel raccontare i fatti. Stefano Lorenzetto ha detto di lei: «Lo stile giornalistico della signora è questo: tendere trappole». Il signor Lorenzetto è libero di pensare ciò che crede. Vittorio Feltri, a proposito di un episodio che lo aveva riguardato: «Non mi ha permesso di replicare, anzi ha artificiosamente selezionato brandelli delle mie risposte, lasciandole in sospeso con un sapiente montaggio in modo da far pensare ai telespettatori che io non sapessi come difendermi. Una scorrettezza inaccettabile». Credo si riferisse all’episodio per cui aveva fatto causa a me e all’autore del servizio. Quella causa Feltri l’ha persa. Non diverso è il giudizio dell’Eni, che l’ha querelata. Mi ha fatto causa per danni per 25 milioni e io ho fatto causa per lite temeraria. Poco dopo, Eni ha ritirato la causa e di conseguenza io la mia. Non diverso il giudizio di Francesco Amadori, prodottore di carne di pollo. Non ho ricevuto citazioni da Amadori. Identico quello delle Coop. Nemmeno da Coop. Finmeccanica è stata assolta. Ma le assoluzioni che non le piacciono lei le fa passare sotto silenzio. Report non ha seguito tutte le vicende giudiziarie di Finmeccanica, e non mi risulta che in quelle che noi abbiamo trattato ci siano state assoluzioni, semmai patteggiamenti. Come linea di condotta, quando veniamo informati che i protagonisti di storie giudiziarie vengono assolti, ne diamo conto nelle rubriche dedicate agli aggiornamenti o direttamente sul nostro sito, facendo il richiamo nella puntata in questione. Ma Report non concede il diritto di replica lasciando intatta la risposta, o accordandosi con l’interessato su eventuali tagli, o meglio ancora, intervistandolo in diretta. Report, come tutti i programmi d’inchiesta del mondo, è un format registrato proprio per avere il tempo di verificare ciò che viene detto. Gli interlocutori ricevono con largo anticipo la lista delle domande... C’è chi parla di «trappole»... ... e purtroppo spesso declinano. Ma quando l’intervista viene concessa, i tagli vengono concordati. Negli altri casi, se l’interlocutore divaga troppo, si mantiene la parte essenziale, esattamente come avviene nella carta stampata. Che non mi risulta vada in diretta. Stando alle sue inchieste, l’Italia è un unico e gigantesco girone di ladri e malfattori. Un programma d’inchiesta di solito si occupa di quel che non funziona, ma se ci segue avrà notato che cerchiamo anche di essere propositivi. Pensi, abbiamo pure una rubrica dedicata alle buone notizie. In quasi 40 anni di lavoro non può non arrivare un inciampo. Ma non risulta una sua lettera di scuse a qualcuno. Di «inciampi» ne ho fatti più d’uno, con tanto di scuse pubbliche in trasmissione. Non si sono notate eccessivamente. Non le avrà notate lei, ma i diretti interessati sì. Quante querele a tutt’oggi? Tante, non me le ricordo tutte; la maggior parte cause civili. Delle quali, in piedi? Una quarantina. Richieste di risarcimento per quanti milioni? Qualche anno fa eravamo a 250, ma il grosso si è chiuso a nostro favore. La richiesta più pesante? La H3g (la società proprietaria della compagnia telefonica Tre, ndr) per 137 milioni. Risolta due anni fa con la condanna di H3g a pagare le spese. La Rai a un certo punto tentò di scaricare la propria responsabilità. In quanto tempo fece marcia indietro? All’epoca di Mauro Masi direttore generale, ci tenne sulle spine per qualche mese. E preciso che nei primi dieci anni di Report non avevamo nessuna tutela legale, abbiamo rischiato in proprio. Pensa davvero che i giornalisti siano intimiditi dalla politica? Ma se pare lo zimbello universale. Certamente non tutti sono intimiditi, ma di giornalisti realmente indipendenti ne vedo pochi. Non trova che l’informazione di questi anni si sia nutrita, piuttosto, alla greppia della corporazione giudiziaria? Che lì si siano costruite carriere e pigrizie giornalistiche notevoli? Forse. Però basta aprire un quotidiano, o guardare un tg, per vedere che di solito le prime otto pagine e i primi 15 minuti sono tutti dedicati alla politica. Qui sicuramente l’informazione si nutre di non-notizie. Non hai mai fatto un’inchiesta sul circuito mediatico-giudiziario. O sbaglio? Finora no. Ha fatto un appello per il voto al referendum sulle trivellazioni. Perché? Sa bene che la Costituzione, imponendo il quorum, prevede che l’astensione sia parte attiva del processo referendario. Ha fatto passare come strettamente civile una sua preferenza politica. Non è vero. Certo che è vero. Ho fatto un appello al voto anche la scorsa settimana. Lo faccio e ne scrivo da anni. Credo che, per chi fa il nostro mestiere, sia un impegno civile invitare i cittadini a fare lo sforzo di andare a un seggio per dimostrare che «ci sono». Anche con una scheda bianca, se è il caso. Non trova preoccupante il fatto che le persone se ne freghino così tanto, salvo poi lamentarsi di tutto? Nel caso del referendum c’era molta confusione, e io ho espressamente detto: «Informatevi e poi fate una scelta». Che cosa c’è di disdicevole in questo? Nulla. Salvo il fatto che l’astensione può essere una scelta informatissima e civilissima. Concordo. Ha imparato cos’è il Coreco? Organo regionale con funzione di controllo sugli atti di Comuni, Province ed enti locali: appena letto su Wikipedia. Fu una domanda all’esame di giornalismo cui notoriamente non avevo saputo rispondere. E chi era Mario Pannunzio? Il fondatore del Mondo. Altra domanda cui seguì scena muta all’esame. Fui giustamente bocciata, però i miei allievi del Corso di videogiornali asmo furono tutti promossi.