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 2015  aprile 30 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

La Camera ha approvato il primo articolo della nuova legge elettorale (l’Italicum) e confermato la fiducia al governo con una maggioranza molto larga: 352 voti favorevoli, 207 contrari, un astenuto. Renzi ha ringraziato con un tweet: «La strada è ancora lunga ma questa è la volta buona». La Camera è convocata nuovamente oggi per approvare gli articoli 2 e 4 della legge, su cui il governo ha nuovamente posto la fiducia, facendo così cadere tutti gli emendamenti. Sull’articolo 3, già approvato nella stessa formulazione da Montecitorio e Palazzo Madama, non ci sarà bisogno di un nuovo voto. Il governo dovrà poi affrontare il voto finale sulla conversione in legge del ddl, voto che sarà segreto e su cui non sarà ammessa la fiducia. A questo appuntamento decisivo si arriverà probabilmente la prossima settimana.

352 è una maggioranza larga? Se metto insieme i voti teorici che sostengono il governo Renzi arrivo a 396.
Mancano 44 voti. Otto sono assenti giustificati, 36 sono dissidenti del Pd che hanno preferito lasciare l’aula per non esprimersi contro il governo. Si sa già che costoro, al momento della conversione, voteranno contro. Nonostante questo, l’Italicum non sembra in pericolo: dovrebbero passare senza problemi sia le due fiducie di oggi che il voto conclusivo della prossima settimana. Il problema, come dicono in questi casi quelli che se ne intendono, è politico.  

Che significa?
Significa che Renzi ha spaccato il Partito democratico non solo imponendo alla minoranza interna una legge che la minoranza non condivide, ma bloccando qualunque emendamento e qualunque discussione col voto di fiducia. Come mai mettere un voto di fiducia sulla legge elettorale è un’inammissibile forzatura? Perché quella elettorale dovrebbe per definizione essere una legge condivisa dal maggior numero di forze politiche. La legge elettorale riguarda tutti, ed è per questo che la via maestra sarebbe quella di elaborarla ed approvarla per via parlamentare, cioè per iniziativa degli stessi deputati e senatori. È stravagante invece che la legge elettorale sia un prodotto del governo, cioè il prodotto di un’istituzione che è per definizione di parte. Aggiunga a questo che nessun governo degli ultimi anni ha adoperato l’arma della fiducia con la frequenza con cui l’ha adoperata Renzi. Le opposizioni esagerano, ma non hanno tutti i torti a gridare: «Il Parlamento è esautorato! Renzi è il nuovo Mussolini! Intervenga Mattarella!».  

Che c’entra Mussolini?
Mussolini volle la legge Acerbo (1923) con la quale si stabiliva che al partito più votato sarebbero andati i 2/3 dei seggi, purché questo partito superasse il 25% dei consensi. Si è calcolato che anche il Pd – sicuro vincitore (almeno al momento) – delle elezioni in stile Italicum, avrebbe la maggioranza in Parlamento con un 25% reale di consensi. Ma, per arrivare a questo 25%, si mette in conto anche la grande astensione a cui ci hanno abituato le ultime tornate, e questo rende non corretto il paragone con la Acerbo. Inoltre, il partito vincitore non incasserà i due terzi, ma il 55% dei seggi (340 su 630). Basteranno una ventina di deputati perciò per mettere in difficoltà il premier. Non proprio un sistema dittatoriale.  

A lei l’Italicum piace.
Chi se ne intende, ammonisce che le leggi elettorali vanno giudicate solo dopo averle viste in funzione. Chi le costruisce sul proprio interesse e basta (che è l’accusa rivolta adesso a Renzi dai berlusconiani, che però al primo giro l’avevano approvata), può andare incontro a parecchie delusioni, perché poi gli elettori hanno una loro saggezza nell’adoperare lo strumento che gli si mette a disposizione. In ogni caso, ieri ha fatto sensazione il peso dei dissidenti: Bersani, Fassina, Rosy Bindi, Epifani, Roberto Speranza, che è stato capogruppo fino a pochi giorni fa.  

Ci sarà una scissione? Perché il rifiuto di votare la fiducia al governo un tempo sarebbe costato molto caro ai dissidenti.
Nessuna sanzione e nessuna scissione. Bersani ha detto che questa non è più la ditta a cui era iscritto lui, e ieri ha ripetuto che bisogna tornare al Pd. Interrogati direttamente, però, quasi tutti sostengono che la battaglia va condotta dentro il partito e non fuori. C’è però un punto: l’Italicum entrerà in funzione solo l’anno prossimo, quando, probabilmente, sarà approvata la riforma del Senato (anche se Renzi, per placare i suoi oppositori, ha offerto una revisione della riforma del Senato che potrebbe allungare i tempi di approvazione di questa legge costituzionale). Che succederà se si andrà al voto nel 2016 e Renzi, nella formazione delle liste, escluderà la maggior parte di quelli che adesso tentano di rendergli la vita difficile? È a quel punto, forse, che il Pd si spaccherà, dando vita a una formazione di sinistra, alleata o magari concorrente di Sel, il partito di Vendola che ieri ha votato con il lutto al braccio.     (leggi)

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