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 2015  aprile 30 Giovedì calendario

Migranti, Juncker: «È stato un errore lasciar sola l’Italia e smantellare Mare Nostrum». Il 13 maggio le proposte della Commissione Ue: dalle quote legali alla revisione degli accordi di Dublino, passando per le miglia marine

«Risposte immediate, ma insufficienti». Si riassume in una frase di Jean-Claude Juncker il giudizio della Commissione, e della maggioranza abbondante degli eurodeputati, sul vertice straordinario sull’immigrazione svoltosi a Bruxelles una settimana fa. Il Parlamento è deluso, anche se approva la trasformazione di fatto della missione di vigilanza Triton in una nuova «Mare Nostrum». Allo stesso tempo, però, invita a guardare oltre l’emergenza, a «fissare quote vincolanti per la ripartizione dei richiedenti asilo fra tutti i paesi» e invoca finanziamenti per i programmi di reinsediamento. Questione di dignità, si sottolinea. Oltretutto, chiosa lo stesso Juncker, «è stato un errore lasciar sola l’Italia e smantellare Mare Nostrum».
«Più accessi legali»
Nello spazio di una mattinata, nelle tre ore di dibattito in aula a Strasburgo sul dramma delle migrazioni nel Mediterraneo, la soddisfazione disseminata dai leader europei giovedì scorso è svanita come un cubetto di ghiaccio al sole. «Si parla troppo di sicurezza e poco di accoglienza – ha avvertito il capogruppo socialista, Gianni Pittella -. Noi siamo più avanti dell’egoismo degli Stati». Il problema è proprio questo, e la Commissione cercherà di risolverlo con le proposte dell’Agenda per l’Immigrazione in arrivo il 13 maggio. Juncker annuncia idee che faranno rizzare parecchi capelli: «Occorre agire sull’immigrazione regolare e aprire le porte per evitare che degli sfortunati entrino dalla finestra: l’accesso legale fa parte della soluzione a medio termine. Qui bisogna agire». 
Nel suo documento, la Commissione proverà a impostare uno schema di azione globale. La direzione di Dimitri Avramopoulos lavora sulle quote con tre chiavi. L’approccio di breve termine ruota intorno all’utilizzo strutturato dei meccanismi esistenti di redistribuzione dei migranti su base volontaria, per i quali esistono già dei fondi comunitari: la «relocation», in questo caso, potrebbe riguardare da subito alcune nazionalità, i siriani ad esempio. Guardando al medio e lungo periodo, si ragiona sulla revisione della direttiva per la protezione temporanea, nella quale si potrebbero introdurre gli schemi di ripartizione legati a criteri come popolazione e Pil. 
Le ciabatte dei superstiti
Un terzo passo di complemento, spiegano fonti a conoscenza del dossier, potrebbe consistere nella revisione degli accordi detti «di Dublino», anche qui con la ripartizione non volontaria. «È possibile – rileva una fonte diplomatica – se ci sarà davvero la volontà politica». La decisione, chiesta da Strasburgo, dipende nuovamente dalle ventotto capitali.
Non è così per l’effettiva possibilità che la missione Triton attiva nel Mediterraneo possa ampliare il suo campo d’azione da 30 a 50 miglia marittime, in modo da replicare l’opera compiuta sino all’autunno da «mare Nostrum». Qui la politica serve solo da cornice. Il «search and rescue» lo impone la legge del Mare, salva chi può e deve. Se l’Italia, capofila della missione, ritiene che lo spettro della vigilanza debba essere ampliato, deve chiederlo a Frontex. La delibera finale può essere presa dal direttore esecutivo board. Il rischio è il «fattore di attrazione». Ma a Roma e Bruxelles non lo vedono. 
I deputati, come i cittadini, attendono che i governi facciano il loro lavoro. Con voci diverse. Il leghista Salvini capovolge i giochi e accusa la sinistra di essere «razzista», i grillini hanno ammesso che la posizione di Juncker è digeribile, Renato Soru (Pd) ha parlato con in mano le ciabatte di due immigrati, i popolari sono compatti per Mare Nostrum e le quote. Tutto richiede verifiche: il vertice europeo, le accuse, le belle idee. Perché le menzogne, davanti ai morti, sono peggio del silenzio.