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 2015  aprile 30 Giovedì calendario

Bufera sulle truppe francesi. In Africa il soldati c’erano andati per proteggere i bambini e invece pare che li abbiano stuprati. La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta sulla base di un rapporto del palazzo di Vetro finora segreto

Dovevano proteggere i bambini e invece li avrebbero stuprati. È bufera sulle truppe francesi in missione sotto le bandiere delle Nazioni Unite nel Centrafrica dilaniato dalla guerra civile tra milizie. La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta sulla base di un rapporto del palazzo di Vetro finora rimasto segreto. Il caso rischia di colpire anche il presidente francese François Hollande e la sua politica interventista in Africa. Gli abusi risalirebbero al 2013 e 2014 quando la missione Minusca, da poco rinnovata per altri 12 mesi, veniva lanciata nella capitale Bangui: i caschi blu francesi incaricati di proteggere bambini, alcuni di solo nove anni, in un centro per sfollati presso l’aeroporto M’Poko, si sarebbero resi colpevoli di «stupri e sodomia» su ragazzini affamati e senza casa, costretti a subite le molestie in cambio di cibo e denaro. In totale sono 1.000 i soldati inviati da Parigi nell’ex colonia per disarmare le milizie musulmane Seleka e quelle cristiane anti-Balaka. L’operazione è finora costata 3 morti e 120 feriti a Parigi. Un’inchiesta interna era stata ordinata all’epoca dall’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati con sede a Ginevra: funzionari Unhcr e Unicef avrebbero interrogato i bambini tra maggio e giugno dell’anno scorso ottenendone la descrizione di alcuni militari responsabili. Intitolato «Sexual Abuses on Children by International Armed Forces», lo scottante dossier è stato passato al britannico Guardian da Paula Donovan della ong Aids Free World. A sua volta la magistratura francese avrebbe ottenuto il materiale da un veterano dell’Unhcr, lo svedese Anders Kompass: secondo il quotidiano britannico, sarebbe stato sospeso dall’incarico per aver denunciato i caschi blu alle autorità. E pensare che il presidente Hollande si è più volte vantato dell’intervento francese ricordando il ruolo del Paese come «portatore di speranza». «È ciò che facciamo in tutte le nostre azioni, diffondere la nostra luce, incluso quando interveniamo per fermare le guerre, fermare i massacri, che si verificano anche nel momento in cui parlo». Questo riferimento era stato fatto dal capo dell’Eliseo l’anno scorso proprio rispetto alla missione francese nella Repubblica Centrafricana, arrivando a dire che i cittadini d’oltralpe dovevano essere fieri delle loro truppe. Ma pare che, ancora una volta, il leader socialista si sbagliasse.