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 2015  aprile 30 Giovedì calendario

Soccorsi 2.0. Il Nepal si affida a droni, gps e web. Solo la tecnologia può salvare vite

Mentre la Farnesina annuncia che sono solo tre gli italiani ancora dispersi in Nepal, dopo i sette ricontattati ieri, nel Paese colpito dal sisma esplode la rabbia per l’inefficienza dei soccorsi. Ma anche se di mezzo non ci fosse il governo di uno dei Paesi più poveri del mondo, dove si stima che il disastro costerà un quinto del Pil, questo terremoto passerà probabilmente alla storia anche come un punto di svolta nelle tecniche di soccorso. La dimostrazione di come quella che potremmo definire la protezione civile 2.0, dai droni ai gps e al web, abbia superato i sistemi tradizionali.
L’ultimo bilancio ufficiale è di 5057 morti e 8235 feriti: ma la Caritas parla di almeno 6000, e sono comunque inferiori alla previsione di 10.000 cadaveri che ha fatto il primo ministro Sushil Koirala. Come in tutte le congiunture del genere, tra le migliaia di vittime fa notizia qualche caso di salvataggi miracolosi. Il neonato di quattro mesi trovato vivo sotto le macerie della sua abitazione crollata a Bhaktapur, ad esempio. O il 28enne Rishi Khanal, tirato fuori dalle macerie a Katmandu dopo essere stato bloccato per 82 ore, grazie a 10 ore di scavo congiunto tra una squadra di soccorso francese e la polizia locale. «Abbiamo iniziato a scavare un varco attraverso il calcestruzzo seguendo le istruzioni del team francese e dopo abbiamo tagliato la trave che bloccava la sua gamba», ha spiegato un funzionario. Ma assieme a lui sotto le macerie c’era un’altra persona, che in quelle 10 ore ha fatto in tempo a morire. E la stessa polizia ha dovuto distrarsi dalle operazioni di soccorso per caricare la folla che si era ammassata nella stazione delle corriere, con la speranza di fuggire. Almeno 100.000 persone hanno lasciato la città, ammassandosi in tendopoli dalle condizioni precarie, mentre tafferugli scoppiano dappertutto.
Il governo ha decretato tre giorni di lutto nazionale, ma ha anche confessato la propria impotenza, «per mancanza di equipaggiamento e specialisti». Tutto il congestionabile è congestionato: dall’aeroporto agli ospedali e agli obitori. Arrivano però gli aiuti internazionali: in prima linea Stati Uniti, Israele, Cina, India e Pakistan. Il Programma Alimentare Mondiale ha stanziato 116,5 milioni di dollari di aiuti d’urgenza, destinati a sostenere 1,4 milioni di persone per tre mesi. Ma la cosa che sta più calamitando l’attenzione è la tecnologia dei droni messa in campo dai canadesi di Global Medic: una ong di Toronto che si è basata sull’esperienza di Haiti. In effetti anche americani e russi hanno annunciato di voler utilizzare droni di salvataggio, ma sono stati per primi i tre apparecchi canadesi di marca Aeryon Labs, del valore tra 60.000 e 200.000 dollari l’uno, a iniziare a pattugliare le zone montagnose. La telecamera termica di cui sono dotati permette di individuare le persone anche di notte attraverso la temperatura dei loro corpi, inoltre i droni segnalano i punti da cui i soccorsi possono passare, e all’occorrenza possono anche iniziare a soccorrere i sopravvissuti ancora isolati, recapitando piccoli carichi di medicinali e generi di conforto. Nel contempo scattano fotografie a milioni, per permettere di mappare il terreno e verificare il modo in cui il sisma lo ha modificato in tempo reale.
Alla mappatura stanno lavorando anche U-S. Geological Survey, University of Iowa e Nasa, utilizzando Gps, satelliti e dati open source. Sul fronte di Internet Facebook oltre a attivare una funzione che permette alle persone di dare notizie sulla propria salute attraverso il social network ha lanciato una campagna per facilitare le donazioni, mentre Microsoft donava un milione di dollari e tagliava il costo delle chiamate in Nepal attraverso Skype, una misura già adottata da Viber. Ricerche di persone facilitate anche da Facebook attraverso Person finder: uno strumento gratuito di crowdsourcing già sperimentato a Haiti nel 2010, cui si può accedere anche via sms. Mentre On Hour Tanslation si è messo gratuitamente a disposizione per permettere ai soccorritori stranieri di comunicare con i locali. RECORD CANADESE I canadesi di Global Medic, una ong di Toronto, dopo la prima parziale esperienza fatta ad Haiti, sta impiegando tre droni in Nepal. Precedendo americani e russi, che hanno annunciato analoghi programmi di droni per il salvataggio, è stata la canadese Aeryon Labs a realizzare i primi velivoli senza pilota, del valore tra 60.000 e 200.000 dollari l’uno. Quelli usati da medici di Toronto. COME FUNZIONA La telecamera termica di cui sono dotati permette di individuare le persone anche di notte attraverso la temperatura dei corpi; inoltre i droni segnalano i punti da cui le squadre di soccorso umane possono passare, e all’occorrenza possono anche iniziare a prestare aiuto ai sopravvissuti ancora isolati, recapitando piccoli carichi di medicinali e generi di conforto.