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 2015  aprile 30 Giovedì calendario

Non solo le donne guadagnano meno degli uomini, ma è ulteriormente cresciuta la percentuale di donne che lasciano il lavoro quando diventano madri. Finora in Italia hanno dimostrato di funzionare solo soluzioni imposte, come nel caso delle quote di genere in consigli di amministrazione e collegi sindacali, varate da chi si è preso a cuore il problema

Linda Laura Sabbadini, che per l’Istat da anni sforna numeri e analisi sulle dinamiche sociali del nostro Paese, ha definito quello italiano un «breadwinner modernizzato». Ovvero un modello patriarcale aggiustato, dove «l’uomo lavora e, se può, aiuta in casa; mentre la donna, in primis, si fa carico della famiglia e, poi, lavora». È in questo modello ben lontano dalla simmetria necessaria tra uomo e donna – come Sabbadini ha sottolineato anche martedì in Parlamento – che affondano le radici della differenza di stipendi definita ieri dal Pontefice «uno scandalo». Una situazione che peggiora. Non solo le donne guadagnano meno degli uomini, ma è ulteriormente cresciuta la percentuale di donne che lasciano il lavoro quando diventano madri. Così come è aumentato il numero di madri che dichiarano di aver problemi nel «tenere insieme» la vita personale con il lavoro. Le cause stanno, oltre che negli strumenti che mancano alla conciliazione (la flessibilità, gli asili, etc), soprattutto nella nostra cultura e nei suoi stereotipi: per cui «donna è mamma» e «solo la donna» è adatta ai compiti di cura. Ma sono da ricercare anche nell’idea sempre più diffusa che la famiglia – qualunque tipo di famiglia si intenda – sia un peso e non un valore della collettività. Non è casuale che anche la carriera degli uomini trovi ostacoli (che si traducono, per esempio, in minori scatti e, dunque, in minor stipendio) quando prendono il congedo di paternità. Da più parti sono segnalate possibili soluzioni. Finora, però, in Italia hanno dimostrato di funzionare solo soluzioni imposte, come nel caso delle quote di genere in consigli di amministrazione e collegi sindacali, varate da chi si è preso a cuore il problema. Il punto, forse, è proprio credere che la disparità sia un problema serio e investirci.