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 2015  aprile 30 Giovedì calendario

Mediaset, più potere a Pier Silvio. Il figlio di Berlusconi sarà nominato oggi amministratore delegato al posto di Adreani

Quella di ieri mattina a Cologno Monzese è stata un’assemblea che ha sancito l’esordio, a sorpresa, di quattro consiglieri indipendenti in rappresentanza dei fondi, eletti nella lista presentata da Assogestioni.
Ma l’appuntamento in casa Mediaset non ha solo messo nero su bianco questo ingresso (è la prima volta che in Cda entrano rappresentanti non in lista Fininvest) ed è stata l’occasione non solo per fare il punto sui rumors riguardanti il gruppo di Cologno e le mosse strategiche per il futuro. L’assemblea di ieri – che ha approvato il bilancio con risultato netto consolidato di 23,7 milioni e dividendo da 2 centesimi per azione – è stata anche il primo passo di una svolta che arriverà a compimento nella giornata di oggi. Nel pomeriggio, infatti, alle 15.30 si terrà la prima riunione del Consiglio d’amministrazione convocato dal confermato presidente Fedele Confalonieri. E qui l’azionista di maggioranza proporrà al nuovo Consiglio la nomina di Pier Silvio Berlusconi nel ruolo di amministratore delegato unico della società.
Vicepresidente e consigliere già in possesso di alcune deleghe nel precedente Cda, Pier Silvio Berlusconi dovrebbe dunque assumere su di sé tutte le deleghe subentrando, di fatto, a Giuliano Adreani, finora amministratore delegato e con la delega sulla pubblicità (delega pesante visto che gli 1,982 miliardi di euro di ricavi pubblicitari nel 2014 rappresentano il 79,8% del fatturato Italia del Gruppo Mediaset). Giuliano Adreani, che a maggio 2014 aveva cessato il suo rapporto dirigenziale con il Gruppo rimanendo però con il suo incarico esecutivo e le deleghe sulla pubblicità, resterà presidente della concessionaria Publitalia (che ha come amministratore delegato Stefano Sala) e avrà “altri importanti incarichi” che saranno assegnati dal Cda.
Certo è che con la nomina prevista per oggi – la proposta dell’azionista di maggioranza Fininvest contempla per Pier Silvio Berlusconi anche il mantenimento della carica di vicepresidente – arriva in un momento particolarmente importante (e delicato) per il gruppo televisivo italiano. In questo quadro infatti dovrà essere il secondogenito di casa Berlusconi a gestire tutta la partita sulle possibili alleanze strategiche, in cui i destini del Biscione di Cologno si intrecciano con quelli di Vivendi, Telecom o Sky.
«Il controllo di Mediaset non è in discussione», ha dichiarato ieri Pier Silvio Berlusconi, per chiarezza «nei confronti del mercato». Precisazione importante (in un giorno in cui il titolo, in altalena, ha poi chiuso in calo del 3,1%) anche dopo il summit avvenuto nei giorni scorsi al quale avrebbero partecipato da una parte lui e Silvio Berlusconi e dall’altra Rupert Murdoch insieme con il primogenito Lachlan, co-chairman di News Corp e di 21St Century Fox. Saranno proprio loro – le seconde generazioni – a cercare di trovare una pax operativa, in un momento particolarmente delicato visto che Sky e Premium si stanno preparando alla presentazione delle rispettive offerte per la stagione 2015-2016. Mediaset per il prossimo triennio si è aggiudicata i diritti in esclusiva per la Champions League. Diritti non in vendita ha confermato il futuro ad: «Saranno un’esclusiva assoluta».
Di certo, quello della pay tv Premium è uno dei dossier più caldi. Vivendi con la sua liquidità dopo la dismissione di alcuni asset, è considerato uno dei possibili investitori. Del resto però l’incontro di lunedì ha riportato in auge il rumors su un possibile interesse di Sky. «Siamo al centro dei giochi, ma noi non siamo venditori. Semmai siamo aperti a partnership di minoranza», ha precisato l’attuale vicepresidente del Gruppo. È chiaro «che una unione Sky-Premium avrebbe senso dal punto di vista degli abbonati. Ma noi non siamo venditori e con Sky è difficile tenere questa posizione», ha aggiunto, seguito dalle parole di un Confalonieri ancora più diretto: «In minoranza Murdoch non lo vedo neanche giocare a scopa».
Quanto a Vivendi, ha detto Pier Silvio Berlusconi, «ci sono buone possibilità di lavorare assieme, ma comunque il nostro controllo di Mediaset non è in discussione», mentre su Telecom, quanto a un possibile ingresso del gruppo nell’azionariato, nell’ambito di un possibile coinvolgimento anche di Vivendi (prossimo azionista Telecom) «oggi questo tema non esiste».
La partita è comunque aperta su tutti i fronti. Ed è in arrivo «un’offerta pay di contenuti pregiati» multipiattaforma, anche su satellite grazie a un decoder unico. si dovrebbe partire nel 2016. Un modo, questo, per rispondere anche all’offensiva degli over the top contro cui il presidente Confalonieri ha usato toni molto duri in assemblea: «Google, Facebook e Amazon non pagano tasse in Italia: i Paesi europei stanno reagendo e questa è una sveglia anche per il nostro governo».
Buone notizie sembrano invece arrivare dal fronte pubblicitario. La raccolta del gruppo in Italia è risultata in calo dell’1,6% nel primo trimestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2014 con «un marzo positivo e un dato – ha detto Adreani – in miglioramento rispetto al bimestre gennaio-febbraio e migliore del mercato. Tra l’altro ci avviciniamo a mesi che l’anno scorso ci hanno visto sotto pressione per eventi sportivi (Mondiali, ndr.) che quest’anno non sono previsti».