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 2015  aprile 30 Giovedì calendario

NEI FURTI GLI STRANIERI SONO PRIMI


È molto più facile che un italiano venga ucciso da un italiano che da uno straniero: 87 su 100 dei morti di casa nostra sono vittime di un nostro connazionale. Tra gli stranieri assassinati in Italia, invece, la percentuale di quelli ammazzati da uno straniero è del 71 per cento. Insomma: gli italiani uccidono gli italiani, gli stranieri gli stranieri. Idem per gli stupri. C’è però un’area in cui i due mondi si incontrano e si scontrano, e non sono i fatti di sangue ma di soldi: «I furti con destrezza, i furti e le rapine in pubblica via, i furti e rapine in abitazione, i furti d’automobile».
È il dato più sorprendente fornito a Panorama dal sociologo Marzio Barbagli, professore emerito dell’Università di Bologna, autore di saggi su temi caldissimi come immigrazione e criminalità o immigrazione e reati. Ma anche del Rapporto sulla criminalità e la sicurezza in Italia, curato da Barbagli e Asher Colombo per la fondazione Icsa e per il Viminale, che dà degli immigrati criminali una visione nuova. Analizzando la serie storica dei reati, Barbagli dimostra come «gli omicidi, tentati e consumati, come le lesioni dolose e le violenze sessuali, sono reati per cui l’omogamia, ossia l’appartenenza alla stessa nazionalità, è più marcata».
A parte i reati economici, dalle rapine ai furti, c’è solo un settore dove italiani e immigrati si scontrano ma spesso addirittura collaborano: la droga. Nel 2003 la quota di stranieri sul totale dei denunciati era del 27,7 per cento. Nel 2013 c’è stato il picco: 34,6 su 100 non erano italiani e di questi ben il 90 per cento era clandestino. E nello stesso anno gli stranieri hanno commesso il 47 per cento delle rapine in abitazione, il 54 per cento dei furti e il 63 per cento dei borseggi.
Barbagli studia questi dati dal 1983. E s’è fatto idee molto chiare anche su etnie e relative attività criminali: «Su sette tipi di reato, oltre la metà dei denunciati è fatta di romeni, marocchini e albanesi. Perché proprio loro? Sono le comunità più numerose e strutturate: nel 2009 rappresentavano il 42 per cento della popolazione straniera in Italia». Tra il 2007 e il 2009, per esempio, la Romania da noi si aggiudicava il record di furti con destrezza, rapine in abitazione, furti d’auto, omicidi volontari e omicidi tentati.
Ai marocchini andava invece la palma per scippi e rapine nella pubblica via. Gli albanesi vantavano però una loro specialità: la tratta e l’assassinio delle donne. «Tra le straniere è molto rilevante la quota delle prostitute uccise: la media tra le italiane è dello 0,83 per cento, tra le straniere supera l’11. Con punte del 16 tra le africane (Maghreb escluso) e del 36 per cento, appunto, tra le albanesi».
Per le donne straniere, insomma, non vale quanto Barbagli sostiene con convinzione: «Malgrado il senso di diffusa insicurezza» dice «per quanto riguarda gli omicidi viviamo un’epoca felice». In che senso? «Vantiamo il più basso tasso dall’unità d’Italia: 0,85 morti ammazzati per 100 mila abitanti nel 2013. Nel 1864 furono 12». (Laura Maragnani)