
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Almeno dal 1970 i potenti di tutto il mondo - compresi 800 italiani, che forse sono solo dei prestanome - aprono società all’estero per ragioni non chiare, a meno che non si pensi che tutti - e sottolineo tutti, senza eccezione - non siano imputabili di evasione fiscale o di riciclaggio di denaro guadagnato in modo criminale. Da ieri mattina si parla di questa gigantesca operazione, messa in piedi con la collaborazione di 100 testate sparse in 80 paesi del mondo (per l’Italia, l’Espresso), 378 giornalisti e soprattutto l’Icij, una sigla strana che è l’acronimo di «International Consortium of investigative journalism», cioè «Consorzio Internazionale di Giornalismo Investigativo». Quello che ci vuole in un mondo globalizzato, dove le operazioni difficili da spiegare sono spalmate sul pianeta. Il giornale scelto come capofila dal Consorzio è il quotidiano di Monaco Süddeutsche Zeitung. Il luogo dell’indagine è Panama.
• Che è successo a Panama?
A Panama esiste uno studio specializzato nel creare, per i suoi clienti, società estere, cioè scatole vuote che sono chiamate a far qualcosa. Questo studio si chiama Mossack Fonseca, nomi dei due soci. Il socio Mossack (Jürgen) è il figlio di un nazista delle Waffen SS scappato a Panama alla fine della guerra e informatore della Cia sugli affari cubani. Il socio Fonseca è un normale diplomato della London School of Economics che ieri si è sbracciato ad accusare gli hacker per il guaio che gli è capitato. Le società che dal 1970 a oggi i due hanno creato per i loro clienti sono - al momento - 214 mila, tutte basate a Panama. I documenti finora segreti consegnati alle 100 testate sono 11,5 milioni per un totale - tra email, Pdf e file - di 2,6 terabyte di memoria. Periodo coperto: dal 1970 alla primavera 2016.
• Prima di passare ai nomi, domando: se uno non vuole evadere le tasse o riciclare denaro sporco, perché deve costituirsi una società all’estero?
Non so rispondere. Dei protagonisti sportivi (per esempio, Messi) ci occupiamo qui sotto, ma c’è la risposta del pilota Jarno Trulli, a suo modo esemplare, in cui dice tra l’altro: «Io ho dichiarato questa mia società con cui faccio sviluppo immobiliare e nient’altro». In base a questo, sarebbe tutto a posto. E però: come mai, avendo di sicuro una banca sotto casa e un commercialista all’angolo della via, hai sentito il bisogno di finire a Panama nello studio, oltre tutto costosissimo (è uno dei quattro più importanti al mondo), della ditta Mossack-Fonseca? Ecco la domanda a cui vorrei che Trulli rispondesse, nello stesso momento in cui gli dico «bravo» e lo assolvo da tutto.
• Stessa domanda da rivolgere, evidentemente, anche agli altri. Chi sono questi altri?
I due nomi più importanti, fino a questo momento, sono Montezemolo e Putin. Attenzione, smentiscono tutti, Putin ha addirittura fatto sapere che si tratta di un affare ordito da Obama contro di lui. Effettivamente, il nome di Putin, nelle carte, non c’è.
• E allora?
Ci sono però tanti suoi amici, troppo ricchi per essere davvero così ricchi. Già ieri i giornali hanno parlato del violoncellista Sergej Roldugin, grande amico del presidente russo e titolare a Panama, in tutto o in parte, di società piene di soldi, un’agenzia pubblicitaria televisiva, una fabbrica di veicoli militari, una banca domiciliata a Cipro, ecc. Putin se la cava facilmente, i giornali russi in genere non fanno parola dell’affare, la televisione zitta, dai cosiddetti «ambienti» arriva il giudizio sul complotto di Obama. Vita facile, si suppone, anche per i capi cinesi coinvolti. Altri politici avranno vita meno facile: il premier islandese Sigmundur Gunnlaugsson, che ha piazzato a Panama una sua eredità, manovrando nel frattempo in modo da vendere i suoi beni alla moglie per un dollaro, dovrà rispondere oggi in parlamento, mentre Reykiavik scende in piazza e 16 mila cittadini hanno firmato una petizione contro di lui. Sigmundur, intervistato dalla tv, ha interrotto poi la trasmissione, cioè è scappato. Procedura di impeachment anche per Poroshenko, il leader ucraino nemico di Putin e imprenditore diabetico di biscotti, difeso però dalla magistratura col solito argomento che «non ci sono reati». Ma in questo caso, specie per un politico, si può accettare l’argomento che «non ci sono reati» solo se mi sai spiegare perché sei finito a Panama.
• E Montezemolo?
Dalle carte risulterebbe che Montezemolo avrebbe ricevuto nel 2007 una procura dalla Lenville Overseas di Panama per gestire un conto svizzero. Amministrazione fiduciaria affidata a un’altra società, detta Futura Service. Tutte le società risultano collocate presso lo studio Mossack Fonseca. Ieri, dopo due giorni, l’attuale presidente Alitalia ha smentito con questa dichiarazione secca: «Né io né la mia famiglia abbiamo conti all’estero o società offshore». Elegante modo di dire la verità nascondendola. I Montezemolo padre e figlio (Luca e Matteo) curano, per esempio, i loro affari attraverso Charme Investments, fondo di private equity collocato in Lussemburgo. Che non possiedono direttamente, ma attraverso la Charme Capital SGR (51% Luca, 49% Matteo). Che prima si chiamava Montezemolo & Partners e lo scorso novembre ha cambiato nome.
(leggi)