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 2016  aprile 05 Martedì calendario

Consigli da Claudio Scajola, che con i magistrati ha avuto a che fare parecchie volte

Come ci si sente davanti ai pm che ti interrogano o ti ascoltano perché a conoscenza dei fatti? «Nudi, impotenti, subalterni, senza difese, già condannati». Anche se si è un uomo o una donna potente, addirittura un ministro della Repubblica? Claudio Scajola sorride amaro. Fa una pausa come a volere ripercorrere con la memoria tutte le volte che si è seduto su una sedia in una stanza di una procura. «Una sedia piena di chiodi sulla quale non si può mai stare seduti comodi».
Ora, è chiaro che stiamo parlando di questioni e vicende giuridiche molto diverse tra loro. Quella che ha visto ieri il ministro Maria Elena Boschi davanti ai magistrati di Potenza per l’emendamento sblocca-Tempa Rossa la riguarda solo come persona informata dei fatti.
Claudio Scajola invece (ex ministro dell’Interno e dello Sviluppo economico, lo stesso di Federica Guidi) ha dovuto rispondere diverse volte alle domande dei pubblici ministeri che gli imputavano reati. «Con un bilancio di assoluzioni», tiene a precisare. Per la cronaca: 13 processi, 12 assoluzioni, compresa quella per il famoso appartamento con affaccio sul Colosseo pagato «a sua insaputa» dalla cricca romana che gravitava attorno a personaggi come Anemone e Balducci.
Scajola, lei ormai è lontano dal potere e considera il suo ex partito, Forza Italia, «evanescente». È cambiato qualcosa da allora?
«A parte che Forza Italia non è il mio ex partito. Certo, un certo distacco c’è stato, ma sono sempre interessato a cosa fa il presidente Berlusconi. Detto questo, posso dirle che non mi sembra sia cambiato molto nel rapporto tra politica e giustizia. I processi si fanno in tv e sui giornali. E gli stessi magistrati a volte formano le loro opinioni da spezzoni di inchieste. Ma in questo caso il ministro Boschi non deve rispondere di nulla».
Che idea si è fatto di questo incontro tra la Boschi e i pm di Potenza?
«Non conosco il ministro Boschi, ma mi pare una donna preparata e tosta. Non credo che abbia paura di affrontare i magistrati. Non credo abbia nulla da nascondere. Posso capire il suo stato d’animo».
Pensa che sia lo stesso che aveva lei davanti ai magistrati? Qual era?
«Di grande tristezza. Ognuno può pensare quello che vuole dei politici e oggi non si ha una grande considerazione di loro, e non sempre a torto. Ma io ho fatto politica pensando di fare il bene del Paese e quando sei messo alla gogna ti chiedi “ma chi me l’ha fatto fare?”. A volte non sai cosa rispondere perché stanno parlando di una persona che non sei tu».
Ora però non si dipinga e non dipinga i politici come angioletti.
«Sto parlando dell’imbarbarimento della lotta politica, del fatto che di fronte a un’accusa e a una difesa viene sempre evidenziata dai media l’accusa, anche quando fa acqua da tutte le parti».
Si riferisce anche all’inchiesta su Tempa Rossa.
«Non conosco i fatti. Parlo delle veline che escono dalle procure, delle informative della polizia giudiziaria: sono notizie e sentenze già emesse. E tutti sono contenti. Sia gli avversari, ovviamente, ma in molti casi anche gli “amici” che pensano: “Bene, perché quella o quello si era montato la testa”. Chissà quanti “amici” di questo tipo avrà la ministra Boschi...».
Ma la ministra Boschi con l’inchiesta non c’entra nulla, mentre lei quando era ministro...
«No, scusi, io mi sono subito dimesso».
Comunque era al massimo delle sue potenzialità politiche. Non era certo in una posizione di debolezza.
«Forse non era un caso che le accuse siano arrivate quando ero al massimo delle mie potenzialità politiche».
E si è trovato davanti ai pm.
«Con lo stato d’animo non di chi si sente in una posizione paritaria. Ti senti subalterno. Mi pare evidente che i ruoli si invertono. Anche se sei un ministro affronti il colloquio in una situazione di soggezione perché non sai da cosa devi difenderti. Non hai più corazza se devi difenderti da una tesi».