Corriere della Sera, 5 aprile 2016
La libertà delle donne non si misura dalla lunghezza della gonna
Che si debba difendere la minigonna per garantire la libertà delle donne mi sembra a dir poco, azzardato. Certo, se si censura la minigonna per adeguarsi alla paura bigotta del corpo femminile, viva la minigonna! Ma quello che mi preoccupa è che l’autonomia femminile si misuri sull’altezza delle sottane.
Tempo fa una bambina di una scuola elementare mi ha chiesto candidamente: perché in televisione gli uomini sono tutti vestiti e le donne mezze nude? Non hanno caldo quegli uomini e freddo quelle donne, eppure stanno nella stessa stanza! Una logica ingenua ma calzante, che mostra quanto sia irrazionale e poco libera la scelta dell’abito. Con questo non voglio affermare che le donne debbano andare vestite con gonne lunghe e velo in testa. Ma vorrei ricordare che il vestito dovrebbe convenire prima di tutto alla persona che lo indossa. Certe nudità ostentate sono il rovescio perfetto della copertura totale del corpo femminile. Tutte e due le scelte partono dall’idea che il corpo della donna debba adeguarsi all’occhio maschile, preoccupandosi che possa turbarlo o meno. Nelle società più repressive si pretende che eviti ogni tentazione, in quelle che si presumono emancipate, si chiede al contrario che renda pubblica la sua funzione di tentatrice. Tutti e due comunque partono dal presupposto che il corpo femminile parli una lingua che non contiene intelligenza, autonomia, personalità e volontà propria, ma accetti un codice convenzionale che allude, simboleggia, sottintende un richiamo sessuale. Lo stesso codice della pubblicità che propone un corpo ammiccante per vendere un’automobile, una birra chiamata «La bionda», o una arancia chiamata «Rosaria», eccetera. Il vero linguaggio della seduzione è fatto d’altro, è complesso e va in profondità. Può anche passare per i colori, la moda, l’esposizione di parti del corpo, ma fuori dagli stereotipi e dai modelli preconfezionati. Le ragazze di oggi, quando vogliono stare a proprio agio, usano pantaloni e camicie comode. Quando invece capiscono che devono seguire la norma della seduzione, ricorrono all’ammicco provocatorio, cadendo spesso nella trappola del consumo che espone, richiama, allude, promette e nega. Il che rivela prima di tutto una profonda sfiducia, da parte delle donne stesse, nell’espressione più complessa della persona, fatta di voce, sguardo, intelligenza, pensiero, parola.