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 2016  aprile 05 Martedì calendario

Cuba Gooding Jr. e il lato oscuro di O.J. Simpson. Da domani su Fox Crime

È un successo sul network FX della Fox la serie «American Crime Story». L’audience è andata alle stelle con le nuove puntate dedicate al caso O.J. Simpson, che continua a porre interrogativi sull’assoluzione del giocatore di football accusato (e poi assolto) dell’omicidio dell’ex moglie Nicole Brown avvenuto nel 1994. In Italia arriva da domani 6 aprile ogni mercoledì su Fox Crime (canale 116 di Sky). Nel cast anche John Travolta nel ruolo di uno dei due avvocati (Robert Shapiro). Il protagonista è Cuba Gooding Jr., premio Oscar per la sua parte in Jerry Maguire al fianco di Tom Cruise.
Ha accettato subito il ruolo?
«Immediatamente. Mi interessava moltissimo affrontare questo caso giudiziario. Nella nostra serie non si esprimono giudizi morali, ma viene analizzato lo spaccato sociale in cui è maturato il processo, i retroscena, il lavoro degli avvocati e, ovviamente, la complessa figura del protagonista».
È d’accordo sul fatto che la serie narri il caso collegandolo soprattutto al sociale?
«Sì. È necessario, a mio parere, che sia il pubblico a trarre le conseguenze, a stabilire correlazioni con il tessuto sociale. Nella mia carriera ho sempre scelto una varietà di ruoli e non potevo lasciarmi sfuggire questo. Non ho mai fatto dichiarazioni diciamo etiche su O.J., volutamente. Ma spero che la mia prova renda anche tutte le nevrosi e i problemi di un uomo che sulla propria immagine e fama aveva costruito anche la sua arroganza».
Quale è stata la difficoltà maggiore nella preparazione e nella resa del suo impegno?
«Accostarmi al reale, a una vita che mi è lontanissima nella sua sostanza, nei suoi traumi. Ho ricordato alcune parole del giovane attore scomparso Heath Ledger sul suo Joker in Batman e sulla complessità di affrontare gli aspetti più dark delle natura umana. Inoltre, mi affascinava l’idea di sviscerare i problemi che i più noti sportivi vivono quando termina la loro carriera».
Questa serie affronta anche il tema del razzismo?
«Si è parlato molto di razzismo nel caso O.J. Simpson e gli avvocati che lo difendevano hanno lavorato sul tema perché un’eventuale condanna avrebbe sollevato critiche sul come i neri vengono giudicati, al di là della loro innocenza o colpevolezza. La polizia, basta ricordare il caso di Rodney King, è sempre prevaricatrice sugli afroamericani e gli avvocati di O.J. hanno tenuto ben presenti le istanze di tale dibattito».
Che cosa l’ha più colpita nello studio del carattere dell’uomo O.J.?
«Il suo continuo bisogno di affrontare la vita come un campione, nel bene e nel male. Era indiscutibilmente carismatico e io mi sono rivisto, attingendo a molti archivi, tutte le fasi della sua vita, del processo. Non volevo che il pubblico sapesse come la penso su O.J., ma volevo che analizzasse le cause dei suoi gesti».
Perché, a suo parere, il caso O.J. Simpson continua ad affascinare la platea?
«Il successo, con tutti i suoi veleni, la solitudine che esso genera in ogni campo, la brutalità di alcuni esseri umani, le loro frustrazioni, le sopraffazioni sulle donne usate come immagini anche di potere da chi le conquista ed esibisce e molto altro sono i contenuti della serie: sono gli elementi alla base di molta vita americana, come anche la corruzione della polizia».